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‘Ndrangheta in Valle d’Aosta, deserto l’evento sui rischi infiltrazioni


L’incontro, un cosiddetto webinar (seminario via web) che potevi seguire pure dal divano senza scomodarti, è stato voluto dall’Osservatorio permanente della legalità istituito dal Consiglio regionale e organizzato con la Camera di commercio. Titolo: «Il rischio di infiltrazioni mafiose nel settore turistico e edile. Quali segnali di alert, quali strumenti di prevenzione e contrasto». Si rivolgeva agli addetti ai lavori, i titolari delle imprese dei due settori, una platea potenziale di quasi 6 mila persone perché in Valle d’Aosta ci sono 1.700 tra alberghi bar e ristoranti, 1.800 negozi e 2.200 imprese edili. Risultato: hanno partecipato in 11 (undici) su 6 mila.

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Se l’incontro voleva far luce sui segnali più inquietanti di un territorio aperto ai rischi di infiltrazioni mafiose, e tra questi l’indifferenza è sempre in cima alla lista, l’obiettivo è stato raggiunto in pieno.

Gli imprenditori della «Petite Patrie» hanno perso un’occasione per ascoltare testimonianze dirette e assai inquietanti di chi, nel loro stesso ruolo e in luoghi che sembrano fotocopia di tante località turistiche valdostane, si sono visti arrivare la ’ndrangheta sull’uscio senza neppure accorgersene.

Le realtà simili alla Valle d’Aosta

Nicola Spadavecchia della Filcams Verona, città con 17 interdittive antimafia, ha portato l’esempio del lago di Garda, area in cui la mancanza di manodopera nei locali turistici (identica a quella valdostana) ha portato gli esercenti a rivolgersi lontano senza farsi troppe domande su chi fossero i neo assunti «e si sono trovati in casa la criminalità organizzata».

Ma su tutti è spiccato l’intervento di Matteo Gozzoli, il sindaco di Cesenatico, 25 mila abitanti che diventano 100 mila ad agosto, 250 alberghi, un paesone dove il turismo muove montagne di soldi come a Cervinia, Courmayeur, Champoluc, Cogne, Gressoney e così via. «Tutto è cominciato nella primavera 2018. Mi segnalarono che 5-6 bar e ristoranti nella via centrale avevano cambiato gestione in un lampo, erano stati rilevati da un’azienda guidata da un quarantenne milanese di origini calabresi. Era una Srl con un capitale sociale di 600 mila euro, in apparenza un’azienda più che rispettabile. Poi arrivarono i primi segnali inquietanti».

«La polizia locale – ha proseguito il sindaco di Cesenatico -, durante banalissimi controlli su suolo pubblico e raccolta differenziata fu minacciata pesantemente da questi soggetti».

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L’amara sorpresa

A quel punto io scrissi una lettera alla prefettura, raccontando semplicemente i fatti. Iniziarono delle indagini ma io non seppi più nulla fino a un giorno di novembre 2022, quando un giornalista mi disse che c’erano stati 30 arresti della Dda e centinaia di milioni di euro sequestrati alla ’ndrangheta. Dietro a quell’azienda c’era la cosca dei Mancuso-Piromalli. Fu come un asteroide caduto in giardino». Dinamiche alle quali la Valle d’Aosta non è estranea. Nei cassetti del Nucleo investigativo dei carabinieri di Aosta ci sono atti di indagine sul tentativo di acquisto di una discoteca di Cervinia (finita all’asta) da parte di una società considerata molto vicina a una cosca calabrese.

Ancora Gozzoli: «A Cesenatico le cosche avevano in mano l’80 per cento della pasticceria. E paradossalmente fu la violenza a tradirli. Se non avessero minacciato gli agenti non ci saremmo accorti di nulla. Avevano iniziato a non pagare fornitori, ad attuare il caporalato e a minacciare anche i funzionari pubblici e non tutti denunciavano».

L’appello ai valdostani

E poi, rivolto ai valdostani, Gozzoli ha aggiunto: «Se non c’è violenza, l’infiltrazione della criminalità passa inosservata e l’economia di un territorio cambia radicalmente. Il turismo va messo sotto la lente proprio perché è molto soggetto agli alti e bassi, ai cambi di società, alla scomparsa delle gestioni famigliari: hai un hotel, sei anziano e vuoi andare in pensione, i figli non ne vogliono sapere dell’albergo, arriva uno che ti offre un sacco di soldi e tu vendi senza farti tante domande. Sono tutti aspetti che espongono un territorio alla mafia. Da noi non c’era stato nessun campanello d’allarme, eppure è successo. E per impedire ciò ci vuole una rete di cittadini attenti, perché migliaia di attività non possono essere tutte controllate dalle forze dell’ordine. Ma c’è un problema di cultura: le nostre comunità sono coinvolte da questi temi? Non mi pare ci sia un grande interesse». E nel dire ciò, non sapeva neppure di parlare a una platea di 11 persone.



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