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per la Cna la metà dei professionisti richiesti non si trova


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Nel mese di maggio erano attese oltre 6.500 assunzioni nella Marca, con una proiezione di quasi 20.000 entro la fine di luglio. Numeri in crescita rispetto allo stesso periodo del 2024, che confermano una certa vitalità del mercato del lavoro trevigiano. Tuttavia, più della metà delle posizioni richieste risulta di difficile reperimento. Parla chiaro l’analisi condotta da Unioncamere – Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Sistema Informativo Excelsior: è la fotografia di una provincia in cui la domanda di lavoro c’è, ma l’incontro con l’offerta resta difficile. A lanciare l’allarme è CNA Mandamento di Treviso, che invita a leggere i dati come un segnale concreto: «Non siamo di fronte a un’assenza di opportunità, ma a una frattura strutturale tra competenze richieste e mondo reale del lavoro» sottolinea la Presidente Lucia De Bortoli.

Nel dettaglio, il 55,1% delle professionalità necessarie è di difficile reperimento. Il disallineamento è particolarmente marcato per operai specializzati, tecnici, meccanici, artigiani del legno, saldatori, manutentori e profili ad alta qualificazione come ingegneri e professionisti sanitari. Il 60% delle imprese richiede esperienza, mentre solo il 13% delle assunzioni è rivolto a laureati. I giovani sotto i 30 anni rappresentano il 35% delle entrate previste, ma spesso non hanno il profilo giusto oppure vengono attratti da realtà esterne al territorio.

«Viviamo una fase paradossale – osserva De Bortoli –: le aziende cercano, ma non trovano. Una situazione che, in termini economici, si traduce in un ammanco grave per le aziende trevigiane. I giovani ci sono, hanno voglia di lavorare, ma spesso non riescono a trovare un legame vero con il mondo dell’artigianato e delle piccole imprese. È il momento di costruire un vero patto locale per il lavoro, capace di mettere in rete scuola, formazione, istituzioni e imprese. E noi imprenditori dobbiamo fare la nostra parte: capire che, per un giovane, il lavoro non è solo una busta paga, ma significa sentirsi valorizzato, ascoltato, parte di un progetto».

Un elemento da considerare con attenzione è che circa il 20% delle nuove assunzioni previste nella Marca riguarda lavoratori immigrati. Un dato che racconta come il lavoro artigiano sia già oggi uno spazio concreto di integrazione, ma anche quanto sia urgente strutturare percorsi efficaci di inclusione. Non si tratta solo di accogliere, ma di creare le condizioni perché queste persone possano contribuire in modo pieno al tessuto produttivo locale: attraverso la formazione linguistica, il riconoscimento delle competenze, l’orientamento professionale. In un mercato che fatica a trovare operai specializzati, tecnici e manutentori, non valorizzare questa parte di forza lavoro significherebbe perdere un’opportunità cruciale per la tenuta e lo sviluppo dell’economia territoriale.

Un altro dei punti cardine riguarda il welfare: «Nelle nostre aree produttive, dove tante piccole imprese convivono fianco a fianco, troppo spesso non trovando servizi adeguati. Manca tutto quel sistema di servizi che renderebbe il lavoro più vivibile, più umano. È tempo di iniziare a ragionare come un territorio coeso – sottolinea Fabrizio Geromel, Direttore CNA Mandamento di Treviso –. Non possiamo più permetterci di lasciare soli gli imprenditori, i giovani e più in generale le persone che cercano un senso, un progetto. Treviso ha tutte le carte in regola per tornare ad essere una fucina di buon lavoro. Ma serve una svolta culturale».

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