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SPV, co-investimenti e incentivi fiscali nel crowdfunding Il punto di vista di Marina Micheli – Head of Crowdfunding Division, ACCELERA HUB – StartUp Magazine


L’equity crowdfunding italiano diviene ogni giorno di più un ecosistema maturo. Le startup e le PMI che vi si affacciano non sono più semplici proponenti di idee: sono operatori che devono saper parlare con il capitale esperto, configurare operazioni trasparenti e agire all’interno di una normativa sofisticata.

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In questo contesto, strumenti come gli SPV, i co-investimenti e i regimi fiscali agevolati diventano leve decisive – non solo per raccogliere, ma per posizionarsi in un mercato che chiede credibilità, rigore e visione.

  1. SPV: governance semplificata, compliance garantita, capitale abilitato

Nel contesto dell’equity crowdfunding, lo SPV (Special Purpose Vehicle) è oggi una delle soluzioni più richieste dagli investitori professionali per partecipare in modo ordinato a campagne con una componente retail significativa. Si tratta di una società veicolo – spesso una SRL – che raccoglie i conferimenti dei singoli sottoscrittori e si presenta nella cap table della startup come unico soggetto investitore.

Questo meccanismo permette:

  • una semplificazione radicale della cap table, evitando l’ingresso diretto di decine o centinaia di micro-soci;
  • la possibilità di regolare i diritti e gli obblighi interni dei sottoscrittori attraverso un patto parasociale autonomo;
  • una maggiore facilità per futuri round con investitori istituzionali, che preferiscono target con assetti societari chiari e gestibili.

Le piattaforme ECSP più evolute integrano oggi processi automatizzati di costituzione SPV, con costi contenuti e documentazione standardizzata. La presenza di uno SPV rappresenta un segnale immediato di maturità da parte dell’emittente: è la dimostrazione che la startup – o la PMI – ha scelto di accogliere il capitale con strumenti professionali.

  1. Co-investimenti: validazione e rafforzamento dell’equity story

L’effetto leva derivante dalla partecipazione di un investitore istituzionale all’interno di una campagna crowdfunding è noto. Meno nota – ma sempre più rilevante – è la capacità di questi investitori di co-disegnare la struttura del round, portando visione, network e visibilità.

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Quando un fondo, un club deal o un angel network partecipa a una raccolta, si attivano dinamiche che superano l’aspetto puramente finanziario:

  • l’azienda viene accompagnata in una due diligence reale;
  • il piano industriale viene stressato e raffinato;
  • le clausole contrattuali vengono allineate agli standard di mercato.

Per questo motivo, chi intende aprirsi a co-investitori deve disporre non solo di documenti ben fatti, ma anche di una cultura societaria pronta al confronto e alla negoziazione. Questo vale per le startup early-stage, ma sempre di più anche per le PMI innovative in fase di espansione.

  • Incentivi fiscali 2025: un ecosistema normativo articolato e ad alto impatto
  • Le modifiche introdotte dalle Leggi 162/2024 e 193/2024 hanno profondamente trasformato il sistema delle agevolazioni fiscali, rendendolo più potente ma anche più tecnico. Le agevolazioni vanno distinte con precisione tra:
  • Detrazione IRPEF 30% (art. 29, DL 179/2012): valida per persone fisiche, fino a 1 milione di euro annui, purché l’investimento non generi una partecipazione superiore al 25% del capitale o dei diritti di voto, e l’investitore non sia un fornitore prevalente. Valida sia per startup che PMI innovative, per massimo 5 anni dalla registrazione nella sezione speciale.
  • Detrazione IRPEF 50% (art. 29-bis, DL 179/2012): in regime de minimis, riservata alle sole startup innovative, con validità limitata ai primi 3 anni e soggetta agli stessi vincoli di partecipazione e fornitura. Dal 1° gennaio 2025, sale al 65%, ma solo per investimenti qualificati e compatibili con i nuovi requisiti. Questa misura non è più disponibile per le PMI innovative, come da abrogazione dell’art. 4, comma 9-ter DL 3/2015.
  • Esenzione plusvalenze: attiva solo per chi ha beneficiato della detrazione al 30% (non valida per investimenti de minimis). In caso di exit dopo 3 anni, le plusvalenze non sono tassate. È inoltre attiva l’agevolazione per il reinvestimento di capital gain, ma solo per partecipazioni detenute prima del 26 maggio 2021 e con limiti di non cumulabilità.
  • Credito d’imposta da eccedenza: per detrazioni che eccedono l’imposta lorda dovuta, l’eccedenza si trasforma in credito utilizzabile nel modello F24, a partire dalla dichiarazione dei redditi del periodo successivo.

Oggi, nella maggior parte delle campagne ben strutturate, si affianca alla comunicazione finanziaria anche un modulo fiscale: Q&A, supporto legale, esempi di simulazione con e senza agevolazione, infografiche. La leva fiscale non è un corredo: ma è parte integrante dell’equity story.

  • Startup e PMI nel nuovo quadro normativo: requisiti, permanenza, implicazioni operative
  • Dal 2025, essere una startup innovativa – o restarlo – non è più scontato. La durata dello status è stata ridotta a 3 anni, prorogabile fino a 5 solo in presenza di requisiti puntuali:
  • aumento delle spese R&S,
  • stipula di contratti con PA, incremento del 50% di ricavi o occupazione,
  • investimenti convertibili da parte di soggetti qualificati (tra cui anche campagne di equity crowdfunding).

Inoltre, le startup che non riescono a rispettare i nuovi parametri possono essere trasferite nella sezione speciale delle PMI innovative – purché ne abbiano i requisiti – ma perdono alcune agevolazioni, tra cui l’accesso alla detrazione del 50%.

Per chi raccoglie capitale, tutto questo significa che la forma societaria, i tempi della raccolta, la destinazione dei fondi e il profilo degli investitori devono essere allineati alla strategia di permanenza nello status, o di transizione verso una categoria successiva.

Nel quadro attuale, il crowdfunding è diventato un vero spazio di convergenza tra innovazione, finanza e disciplina normativa. Il capitale – soprattutto quello professionale – osserva oggi non solo la promessa dell’impresa, ma la sua capacità di muoversi con consapevolezza all’interno di un ecosistema regolato, strutturato e competitivo.

SPV, co-investimento e incentivi fiscali sono strumenti concreti, ma anche indicatori di maturità progettuale. Per startup e PMI, conoscerli non significa solo accedervi, ma saperli integrare in una strategia coerente, sostenibile e allineata con i requisiti attuali.

L’orizzonte non è più semplicemente “raccogliere capitale”: è dialogare alla pari con il mercato, anticiparne i codici, offrire ai sottoscrittori – retail o professionali – un’opportunità comprensibile, ben posizionata, tecnicamente affidabile. In questa direzione si misura oggi il vero salto di qualità delle nuove imprese italiane.

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Marina Micheli

Head of Crowdfunding Division di Accelera Hub

Capitale esperto e campagne strutturate: SPV, co-investimenti e incentivi fiscali nel crowdfunding Il punto di vista di Marina Micheli – Head of Crowdfunding Division, ACCELERA HUB



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