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“Tecnologia e green, l’edilizia attrae giovani. Emergenza abitativa tra le sfide più grandi”


Bergamo. Primo presidente donna nella storia di Ance Bergamo, Vanessa Pesenti nel 2017 ha infranto il cosiddetto soffitto di cristallo: per due mandati e otto anni complessivi, ha guidato l’associazione dei costruttori bergamaschi, ruolo di un certo peso se si pensa a come il “magütt” di casa nostra è dipinto nell’immaginario collettivo.

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“Un’esperienza meravigliosa, che mi ha arricchito profondamente a livello umano e professionale – ammette a due giorni dalla scadenza naturale, con avvicendamento fissato per giovedì 22 maggio – Se ancora oggi si parla di disparità di genere significa che il tema è attuale, ma devo dire che mi sono sempre sentita accolta e considerata in tutte le situazioni in cui mi sono trovata a rappresentare l’associazione. Non so se magari il territorio bergamasco è più aperto di quanto si possa pensare, ma non ho mai avuto difficoltà maggiori in quanto donna. Se otto anni fa i miei associati mi hanno scelta per guidarli, oltretutto molto giovane, significa che avevano stima e credevano in me. È stata una bella sfida, portata avanti col forte sostegno di un consiglio generale molto unito e coeso, capace nelle diversità di trovare conclusioni condivise anche quando si trattava di prendere decisioni impopolari”.

Pesenti, come si sente a pochi giorni dalla fine di questa esperienza? 

Lascio il ruolo con grande orgoglio ed emozione, con serenità e soddisfazione per quanto fatto. Quello della presidenza è un percorso con un inizio e una fine, è giusto così. C’è anche un po’ di dispiacere, ma un dispiacere positivo per aver lasciato un’associazione in salute, stabile, solida, autorevole, dinamica. Un’associazione più grande, arrivata a circa 1.200 imprese associate, più forte dal punto di vista della comunicazione, della formazione, della consulenza. Siamo diventati una voce autorevole, c’è stata un’apertura chiara al territorio. L’edilizia bergamasca è conosciuta in tutta Italia per quantità e qualità, mi auguro di aver contribuito un po’ al progresso delle imprese associate, la nostra attenzione è sempre stata nei loro confronti.

A livello nazionale non è stato un 2024 troppo positivo, che si è anzi chiuso con un rallentamento. Il territorio bergamasco come si è comportato? 

In Italia il settore ha subito un rallentamento, con un’inversione di tendenza e una flessione degli investimenti nell’ordine del -5,3%: non sono migliori nemmeno le previsioni per il 2025. Bergamo, invece, seppur con qualche segnale di frenata sta dimostrando una straordinaria capacità di resilienza: la massa salari ha registrato un aumento del 9,5% tra l’ottobre 2023 e il settembre 2024, superando i 110 milioni di euro. Dall’ottobre scorso a marzo, invece, si rilevano valori sostanzialmente in linea con l’anno precedente, ma commentando questo dato va considerato l’impatto del recente rinnovo contrattuale che ha previsto un rialzo delle retribuzioni. Su questo tema mi piace sottolineare come dall’inizio del mio mandato la massa salari sia cresciuta del 52,5%, grazie agli effetti del post pandemia, tra bonus e Pnrr.

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Misure che hanno dato un impulso ben preciso al settore.

L’impatto del Pnrr sulle opere pubbliche è stato molto rilevante: tra il 2022 e il 2023 sono state lanciate tantissime gare, per un valore di circa 800 milioni di euro. L’importo è poi sceso nel 2024, mentre quest’anno i bandi sono marginali. Il 2025, però, è l’anno dei cantieri, delle imprese che stanno realizzando i progetti. Entro marzo 2026, che praticamente è dopodomani, vanno chiusi tutti i lavori. Dal canto nostro abbiamo lavorato molto con le istituzioni del territorio, dalla Provincia ai Comuni fino alla Prefettura, che ci ha inserito nella cabina di regia sul Pnrr per vigilare sull’andamento dei cantieri. Un dialogo proficuo e attivo che considero uno dei successi del mio mandato, perché Ance Bergamo è diventata davvero un punto di riferimento anche per loro, così come un partner importante nella fase di costruzione dei Pgt. Ci siamo anche posti come interlocutore privilegiato per quei Comuni, soprattutto di piccole dimensioni e di montagna, che hanno fatto fatica in una prima fase a ricevere i fondi Pnrr coi quali pagare le imprese: ci siamo attivati a livello regionale e nazionale per accelerare quelle elargizioni. Oggi tutti sul territorio ci riconoscono un ruolo di primo piano e ci considerano una voce autorevole sui temi di nostra competenza.

Vi siete anche fatti promotori di tutta una lunga serie di interventi basati sul concetto di rigenerazione urbana, dando un indirizzo preciso alle vostre imprese. 

Per noi è sempre stata la chiave per il lavoro del futuro. Nel rispetto della legge sulla riduzione del consumo di suolo, abbiamo messo mano all’esistente, riqualificando alcune zone o cambiandone la destinazione d’uso. Il tema della rigenerazione urbana è una linea tracciata: meno utilizzo del ‘green field’, privilegiando demolizione e ricostruzione o una profonda ristrutturazione. Sono interventi fondamentali anche per risolvere il problema dell’emergenza abitativa che stiamo vivendo in questi anni, sul quale a livello nazionale stiamo portando avanti il progetto di ‘affordable housing’.

Di cosa si tratta?

È differente dall’housing sociale, perché la fascia di popolazione alla quale si rivolge non può accedere a quella misura per questioni di reddito, ma allo stesso tempo non si può permettere le nuove case che, oggettivamente, hanno costi più elevati rispetto al passato. Questo perché i costi di produzione sono lievitati a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime e per gli standard richiesti in termini di efficienza energetica e solidità dal punto di vista sismico. Il piano di affordable housing prevede dunque una serie di misure fiscali, finanziarie e urbanistiche che aiutano le imprese e gli acquirenti che si avvicinano al mercato della casa. Come col Sima bonus, che dava incentivi agli acquirenti per poter acquistare una nuova casa. Una misura importante da riproporre se si vuole incentivare questo tipo di mercato.

Finito il suo percorso in Ance Bergamo, manterrà il suo ruolo di vicepresidente nazionale con delega agli aspetti economici, fiscali e tributari. In questa veste pensa che si possa arrivare a una misura strutturale, lontana dalla logica dei bonus, capace di sostenere le imprese in modo più continuativo?

Un piano strutturale lo chiediamo da sempre, perché è importante che le imprese possano pianificare nel tempo gli interventi evitando gli ingorghi e i boom degli ultimi anni. Di contro dobbiamo però fare i conti con l’Europa che con la direttiva Case Green ha imposto alcuni paletti. Però il tema dell’affordable housing è molto sentito anche a livello comunitario quindi ci auguriamo che la commissione ad hoc che si occupa di questi temi arrivi a soluzioni che possano essere anche di tipo finanziario e fiscale per aiutare i Paesi membri a dare seguito a questi piani.

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Il settore, come tanti altri, attraversa un momento di difficoltà dal punto di vista del reperimento della manodopera. Come vi state muovendo per contrastare il fenomeno? 

È vero, la manodopera, soprattutto quella qualificata, manca. Ci abbiamo lavorato, ma il problema si fa sentire ancora di più in un territorio come il nostro dove la disoccupazione è ai minimi storici. Per far fronte alla carenza di personale ci affidiamo alla nostra Scuola Edile, un’eccellenza del territorio riconosciuta a livello nazionale, ma anche a piani di formazione tecnica con l’Its I Cantieri dell’Arte che sta andando molto bene e a settembre aprirà la sua terza edizione. Abbiamo sostenuto poi un progetto del nostro Gruppo Giovani, “Il futuro è in cantiere”, che ha contribuito ad avvicinare studenti e famiglie al mondo delle costruzioni. C’è, infine, un progetto nazionale sul quale anche noi abbiamo fatto la nostra parte che prevede l’inserimento nelle aziende di 2.000 giovani tunisini formati a livello tecnico e linguistico nel loro Paese già prima di arrivare in Italia. Non sono tantissimi e ci sono delle difficoltà burocratiche, ma le imprese chiedono personale.

Quale può essere, secondo lei, il profilo dell’addetto del futuro? 

È chiaro che il nostro è e rimane un lavoro con una forte impronta manuale. Però ci sono tanti strumenti nuovi che facilitano il nostro mestiere e temi più vicini a quelli che sono oggi gli interessi dei giovani: soluzioni tecnologiche innovative, sostenibilità ambientale. Il tecnico di cantiere di oggi è diverso da quello di una volta: si richiedono competenze differenti.

Quali sono le sfide più dure che lascia in eredità al suo successore? 

Credo che in cima alla lista ci siano la questione del post Pnrr e l’emergenza abitativa. Ci sarà un importante lavoro di stimolo nei confronti delle amministrazioni pubbliche al fine di portare nuovi investimenti sui lavori pubblici, perché c’è il timore di una brusca frenata. Ma è giusto che sia poi chi prenderà il mio posto a definire le priorità, ognuno con il proprio imprinting e le proprie idee: l’associazione cresce anche nelle diversità di chi la guida.

E lei cosa farà ora? 

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Intanto rimarrò alla vicepresidenza nazionale. E poi mi potrò dedicare un po’ di più all’azienda di famiglia con un ruolo più operativo: mi aspettano.

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