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Come la Spagna è diventata il paese Ocse che cresce di più


Articolo tratto dal numero di maggio 2025 di Forbes Italia. Abbonati!

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Per l’Economist, la Spagna è stata il ‘paese dell’anno’ del 2024. Lo scorso anno ha registrato il più alto tasso di crescita delle economie dell’Ocse, compresa quella statunitense, con un +3,2% del Pil, quattro volte la media Ue. Ha raggiunto questi risultati grazie a diversi fattori: una legislazione favorevole alla flessibilità lavorativa, ingenti investimenti diretti esteri, l’integrazione della manodopera straniera, i fondi del Next Generation Eu e un afflusso turistico senza precedenti.

In primis, fin dal governo del popolare Rajoy, la Spagna ha incrementato la flessibilità nel mercato del lavoro e snellito la burocrazia. Inoltre, nel gennaio 2023, il primo ministro Pedro Sanchez ha promulgato una legge ad hoc per lo sviluppo delle startup, prevedendo notevoli sgravi fiscali e sussidi. In conseguenza di queste politiche, tra il 2018 e il 2023 Madrid ha attratto circa 34 miliardi di euro di investimenti diretti esteri. Cifra ben maggiore, per esempio, rispetto ai 14 miliardi dell’Italia.

Gli investimenti stranieri

La Spagna è il quarto paese a livello globale per investimenti greenfield, investimenti esteri che consistono nella costruzione da zero di nuovi impianti, il primo a pari merito con gli Stati Uniti nel settore delle energie rinnovabili e il quarto in IA e data center. Una posizione di equidistanza – per quanto possibile – del governo nei confronti di Cina e Stati Uniti ha inciso positivamente. Nel settore delle energie rinnovabili l’azienda cinese Hygreen Energy investirà 2 miliardi di euro; Envision Energy ha in progetto la costruzione del primo parco industriale per l’idrogeno verde d’Europa per un 1 miliardo di euro. Secondo il ministro dell’Economia spagnolo, Carlos Cuerpo, la Cina “è un partner economico chiave”.

Per via degli investimenti di Pechino, il paese si è astenuto nella votazione per l’aumento dei dazi sulle auto elettriche cinesi. Un accordo importante è anche quello da 400 milioni di euro tra la casa automobilistica cinese Chery e la spagnola Ebro-Ev Motors, che prevede di rilevare un’ex fabbrica Nissan per costruire auto elettriche. Inoltre Stellantis e il colosso delle batterie elettriche cinese Catl costruiranno una giga factory a Saragozza, investendo oltre 4 miliardi di euro, anche grazie ad aiuti governativi da 357,8 milioni. Per quanto riguarda i data center, Amazon Web Services ne costruirà tre a Saragozza, con una spesa di 15,7 miliardi di dollari in dieci anni, e darà lavoro a oltre 17mila persone dell’indotto.

Migrazione e turismo

La crescita spagnola è stata possibile, secondo il governo in carica, anche grazie alle politiche migratorie. Madrid, infatti, ha pianificato di regolarizzare 300mila migranti l’anno per i prossimi tre anni per sopperire alla mancanza di manodopera, stimata in circa 250mila lavoratori l’anno, a causa dell’invecchiamento medio della popolazione e del calo della natalità. Nel 2024, dei 468mila nuovi posti di lavoro creati, solo 59mila sono andati a spagnoli. Questo perché i nuovi posti sono spesso a tempo determinato e poco qualificati. Gli immigrati regolari oggi rappresentano il 13% della forza lavoro e, per la Banca di Spagna, il 20% della crescita del Pil. Lo stesso Sanchez ha affermato che il paese “deve scegliere se essere un paese aperto e prospero o chiuso e povero”. La scelta di aprirsi finora ha pagato.

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Il turismo è da sempre uno dei punti di forza dell’economia spagnola. Nel 2024 si sono superati i 90 milioni di visitatori (solo la Francia ha fatto meglio), che hanno speso circa 126 miliardi di euro. La crescita è avvenuta malgrado una situazione politica alquanto incerta. Il Partito popolare, vincitore dalle elezioni del luglio 2023, non è riuscito a trovare una maggioranza di governo. Il re ha affidato allora l’incarico al premier uscente, Pedro Sanchez, che per la terza volta è stato capace di formare un governo grazie all’accordo con i vari partiti indipendentisti e nazionalisti. L’appoggio dei due principali partiti catalani, fondamentale per la nascita del nuovo esecutivo Sanchez, è seguito all’amnistia generalizzata per circa 400 persone tra poliziotti e manifestanti per i reati commessi tra il 2012 e il 2023.

Le ombre sulla crescita

Molte luci, ma anche diverse ombre sulla crescita spagnola. La maggioranza Sanchez resta molto fragile e formata da partiti molto eterogenei, con obiettivi politici spesso divergenti tra loro. Ne fanno parte, per esempio, la coalizione di sinistra Sumar e i partiti nazionalisti. Altro aspetto negativo, nascosto dai dati positivi sul Pil, è che il reddito reale degli spagnoli non è cresciuto di pari passo. Al netto dell’inflazione, anzi, è ancora inferiore ai livelli del 2019, mentre la disoccupazione, seppur in calo dall’11,8% al 10,6%, è alta nelle fasce più giovani della popolazione. Gli investimenti diretti privati, poi, latitano e sono quasi esclusivamente appannaggio di aziende estere. Una situazione standard nei paesi in via di sviluppo, ma non nella quarta economia dell’Eurozona.

Una conseguenza negativa della mole di turisti, poi, è l’aumento vertiginoso dei prezzi degli affitti. Nelle grandi città, come Madrid e Barcellona, sono cresciuti anche dell’80% e si calcola che i cittadini spendano oltre il 40% del loro stipendio per affittare, dato più che raddoppiato rispetto a dieci anni fa. Il peso delle esportazioni, inoltre, è del 38% del Pil, più di Italia e Francia. I dazi al 20% introdotti da Trump sulle importazioni Ue potrebbero colpire duramente Madrid. Per questo Sanchez ha subito dichiarato di avere pronto un fondo da oltre 14 miliardi di euro per aiutare le aziende e i settori dell’economia spagnola messi più a rischio dalle tariffe.

Il governo di Madrid, quindi, non dovrà solo rispondere alle pressioni provenienti dai dazi statunitensi, ma anche mantenere una posizione di equilibrio con la Cina, ma senza irritare i partner europei. Allo stesso tempo, in politica interna, il fragile bilanciamento della maggioranza Sanchez non può prescindere da politiche di reale sostegno ai cittadini e all’economia reale. Franz Liszt sostenne che “la politica era l’arte del compromesso”. Per Sanchez non potrà essere altrimenti.

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