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Agrivoltaico e Pnrr a Macfrut 2025 – Bioenergie


Il via libera definitivo e formale per i primi duecento progetti agrivoltaici che sono stati inseriti in graduatoria per i fondi stanziati con Pnrr (Sviluppo Agrivoltaico, Investimento 1.1, Missione 2, Componente 2) dovrebbe arrivare nelle prossime settimane.

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Durante l’ultima edizione di Macfrut, Nicoletta Muzio, specialista Affari Regolatori del Gestore dei Servizi Energetici (Gse), ha spiegato che il Gse ha concluso le istruttorie di primo livello su circa trecento progetti e che il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase) “sta completando i controlli di secondo livello”. In particolare ci sono interlocuzioni in corso con le Associazioni Temporanee di Impresa (Ati) che includono un’impresa agricola, che partecipavano tramite aste competitive. Un decreto di concessione cumulativo è quindi atteso per, appunto, duecento progetti.

 

Durante l’ultima edizione della fiera riminese, al Salone dell’Agrivoltaico (powered by Key) si sono susseguiti convegni promossi da diverse associazioni. Gli approfondimenti sono stati movimentati da dibattiti accesi, segno che l’agrivoltaico è un tema non ancora completamente digerito. In particolare, durante il convegno “Per un’efficace implementazione dell’agrivoltaico: temi e prospettive” sono stati chiariti molti aspetti che riguardano, in particolare, l’agrivoltaico avanzato sperimentale, quello appunto finanziabile tramite fondi del Pnrr.

 

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Per chi non fosse aggiornato, sinteticamente, i sistemi agrivoltaici in Italia possono essere di diversi tipi. Le linee guida stilate del Crea spiegano infatti che questi sistemi “possono essere caratterizzati da diverse configurazioni spaziali, più o meno dense, e gradi di integrazione e innovazione differenti, al fine di massimizzare le sinergie produttive tra i due sottosistemi: il fotovoltaico e il colturale.

 

L’agrivoltaico infatti prevede che l’attività agricola continui a essere portata avanti, congiuntamente alla produzione di energia elettrica. Un agrivoltaico standard quindi è realizzato in modo da adottare scelte tecnologiche che consentano l’integrazione delle due attività. Pur essendo agrivoltaico, quello standard però non può ambire a finanziamenti da Pnrr. Solo progetti di sistemi agrivoltaici avanzati e sperimentali possono provare a presentarsi per ottenere finanziamenti. L’avanzato adotta soluzioni innovative, con moduli elevati da terra, per ottimizzare le prestazioni del sistema, sia in termini energetici che agronomici ed è dotato di sistema di monitoraggio per verificare la continuità dell’attività agricola e l’impatto sulle colture (risparmio idrico, produttività). L’agrivoltaico avanzato e sperimentale, l’unico come si diceva che può ottenere fondi Pnrr, aggiunge a tutto ciò ulteriori monitoraggi che possano verificare che il sistema agrivoltaico aiuti a recuperare fertilità del suolo, microclima, resilienza ai cambiamenti climatici (Requisito E).

 

I fondi Pnrr non sono esauriti, anzi, proprio a fine marzo 2025, con Decreto Direttoriale, il Mase ha riaperto i termini per la presentazione delle domande per accedere agli incentivi previsti dal cosiddetto Decreto Agrivoltaico. C’è ora tempo fino al 30 giugno 2025 per partecipare. Al 28 settembre 2025 saranno rese note le nuove graduatorie. Da notare che non possono accedere a questa riapertura i titolari di progetti risultati in posizione utile nelle graduatorie pubblicate a fine 2024.

 

A proposito di graduatorie, Nicoletta Muzio ha ricordato quali sono stati i risultati del precedente bando con i dati di partecipazione: a fronte di 643 richieste, di cui 347 tramite Registri, sono stati ammessi 540 progetti (270 per i Registri e 270 per le Aste). Per quasi 1 miliardo e 100 milioni a disposizione da Pnrr, ci sono ancora 323 milioni e 417.741 non impegnati e che quindi sono stati rimessi in gioco.

 

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Agrivoltaico: progetti e risorse finanziarie

(Fonte foto: Dalla relazione del Gestore dei Servizi Energetici)

 

Nicoletta Muzio ha anche risposto a una delle domande che più spesso il Gse riceve dalle aziende in graduatoria, ovvero come rispondere alle banche che, per finanziare i progetti, vogliono avere la certezza che quel progetto riceverà certamente quanto promesso da Pnrr? Le aziende in graduatoria infatti non hanno ancora, formalmente, ricevuto il provvedimento di concessione. “Ricordo – ha detto Nicoletta Muzio – che l’articolo 7 del Decreto Agrivoltaico (22 dicembre 2023 n. 436) prevede esplicitamente che l’inserimento in posizione utile nelle graduatorie costituisce impegno al riconoscimento della tariffa spettante e del contributo in conto capitale”. In altre parole le aziende in graduatoria dovrebbero far notare l’articolo 7 al momento del confronto con gli istituti di credito, per l’erogazione di finanziamenti.

 

Le aziende agricole, durante l’apertura 2024 del bando, hanno dimostrato un certo entusiasmo. I Registri infatti erano riservati a singole aziende agricole (per impianti fino a 1 MW), con un contingente di 300 MW di potenza e sono stati presentati ben 347 progetti. Per chi decidesse di partecipare alla riapertura del bando, i tempi sono strettissimi. Resta infatti la data del 30 giugno 2026 come termine ultimo per l’entrata in esercizio del sistema agrivoltaico e per l’accesso ai finanziamenti. I progetti di sistemi agrivoltaici ritenuti meritevoli potranno godere di un contributo in conto capitale nella misura massima del 40% dei costi ammissibili e di una tariffa incentivante applicata alla produzione di energia elettrica netta immessa in rete.

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Non a caso si parla di “sistema agrivoltaico” e non di impianto agrivoltaico. Per riuscire ad ottenere i finanziamenti e quindi per avere le carte in regola per finire nelle famose graduatorie, la fase di progettazione è fondamentale. Il ruolo dell’agronomo non è infatti secondario ma di primo piano. Il sistema agrivoltaico già in fase di domanda va corredato da progetto agronomico, redatto da professionista abilitato, che dimostri che produzione agricola e produzione energetica possono andare di pari passo, che la produttività agricola non ne sia intaccata e che anzi i due sottoinsiemi del sistema lavorino in sinergia.

 

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(Fonte foto: Dalla relazione del Gestore dei Servizi Energetici)

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A raccontare come vada ragionato il sistema agrivoltaico, dal punto di vista agronomico, ci ha pensato, durante il convegno citato, Luca Crema, consigliere Conaf e coordinatore del Dipartimento di Economia, Estimo ed Ingegneria Rurale. “In fase di progettazione – ha detto Crema – bisogna partire dall’azienda agricola. L’agricoltura non è quindi un contorno ma un elemento essenziale. Noi infatti inseriamo impianti agrivoltaici all’interno di sistemi agricoli già strutturati, non possiamo snaturare l’azienda agricola”.

 

Ecco perché, ha sottolineato a più riprese il consigliere Conaf, è fondamentale coinvolgere gli agronomi da subito, il sistema agrivoltaico va coprogettato. È infatti un sistema che si compone di due parti: una agronomica ed una energetica. “Sono tante le considerazioni. Per prima cosa – ha detto Luca Crema – va tenuto conto del contesto territoriale, la vocazione, la climatologia. Non possiamo stravolgere l’indirizzo colturale dell’azienda. Va fatta un’analisi pedologica e va stabilito se ci sia la possibilità di alternative colturali, anche in considerazione, per esempio, dei fabbisogni idrici e della disponibilità di acqua. L’agrivoltaico è poi compatibile con l’orografia del territorio? È necessario chiederselo. Mi devo porre il problema delle operazioni colturali che devo portare avanti al di sotto dell’impianto fotovoltaico. Sono stabilite delle altezze ma vanno immaginati i macchinari che saranno utilizzati per avere la certezza di poter operare. Non è detto che l’altezza stabilita sia sufficiente, sono valutazioni da fare caso per caso. Non è da sottovalutare anche il fatto che la struttura degli appezzamenti potrebbe essere modificata dall’impianto agrivoltaico e quindi potrebbero essere da rivedere le sistemazioni idrauliche e la viabilità”.

 

Tutto ciò dal punto di vista agronomico, ma il progetto deve reggere anche a una valutazione di sostenibilità economica. “Spesso – ha detto Crema – assistiamo quasi a un accecamento. Si crede che dal momento che arrivano incentivi e si aggiunge la produzione di energia elettrica al quadro economico dell’azienda agricola, allora certamente sarà vantaggioso. Va capito il costo d’investimento, l’analisi va fatta prima. Va valutato il fabbisogno di manodopera, che potrebbe aumentare, e se c’è da rinnovare il parco macchine. Mi devo chiedere quanto sarà la produzione lorda vendibile. Non dimentichiamo poi che per raccogliere i dati che servono al monitoraggio bisogna investire in soluzioni tecnologiche. Vanno applicati insomma i modelli di valutazione economica standard”.

 

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Ultimo punto, ma non meno importante, i fattori Esg, Environmental, Social, Governance, che non possono essere più lasciati indietro, anche perché sono le stesse banche a valutarli continuamente quando si presenta loro un progetto da finanziare. “Sono fattori obbligatoriamente chiesti dalle banche – ha concluso Luca Crema – e vanno valutati guardando al futuro. Bisogna chiedersi se il sistema agrivoltaico sarà in grado di reggere alle modificazioni climatiche e sociali. Le condizioni sono in continua evoluzione e vanno più veloci rispetto ai tempi di ammortamento del sistema. Dobbiamo guardare anche a potenziali rischi idrogeologici e sismici. Si tratta di valutare la sostenibilità, da tutti i punti di vista, nel lungo periodo”.



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