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Peter Thiel, il profeta della fine del lavoro salariato


Peter Thiel è uno degli imprenditori più influenti e controversi della Silicon Valley. Cofondatore di PayPal, primo investitore in Facebook, fondatore di Palantir e ideologo libertario, Thiel ha costruito nel tempo una visione radicale che fonde tecnologia, elitismo e anti-democrazia. Figura centrale della cosiddetta “PayPal Mafia”, è oggi uno degli ispiratori delle strategie politiche e digitali della nuova destra americana.

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Thiel non ha mai scritto un trattato sul lavoro. Tuttavia, l’insieme delle sue scelte imprenditoriali e ideologiche delinea una traiettoria precisa, non nuova nella letteratura sul lavoro (si pensi a Jeremy Rifkin e Ulrich Beck), ma nuovissima come prospettiva. Il lavoro salariato, inteso come forma storica di partecipazione alla produzione e alla cittadinanza, è destinato a estinguersi e fin qui già lo sapevamo. La novità è che insieme al lavoro salariato finirà la democrazia e che tutto sommato questo potere emancipatorio del lavoro è un fastidio da eliminare. 

La copertina del numero di VITA magazine di maggio, a cui hanno contribuito anche gli autori di questo articolo, Simone Cerlini ed Enrico Verga

Se la fine del lavoro è spesso accompagnata dalla proposta di un reddito di esistenza, nella visione di Thiel la posizione è ancora più radicale. Nessun compenso garantito per chi è espulso dal mercato. Le “non élite” possono anche essere sterminate come gli zombie nei survival game. Eppure questa visione è un’utopia libertaria (la liberazione dell’umanità decisa dai pochi, come da manuale) perché scongiura il rischio di un dualismo tra la casta dei creatori liberi e dei consumatori schiavi. Al contrario, la sua idea è quella di una società interamente composta da imprenditori, visionari, innovatori. Il lavoro nel nuovo mondo non scompare, cambia forma: non più esecuzione, ma invenzione; non più servizio, ma assunzione di rischio. La prima obiezione è che questa “utopia” non può essere di massa, ma d’altra parte crisi climatica e incubo nucleare potrebbero anche risolvere il problema delle moltitudini. L’ipotesi può essere più o meno accettabile, tuttavia c’è un baco nel sistema. Thiel fa parte della schiera di visionari che vivono di soldi statali: la sua Palantir, l’azienda che ha fondato, è di fatto un fornitore di governi, dagli Stati Uniti sino all’Ucraina in guerra. Al pari di Musk, Bezos o lo stesso Gates, ha fatto quattrini da appalti pubblici, che poi, in modo più o meno manifesto, si sono convertiti in idee imprenditoriali geniali per le folle e gli investitori privati. Se la sua ricchezza discende dallo Stato, in ultima analisi da scelte politiche, come può farsi portavoce di un disegno “di piena inoccupazione”, quando sono gli stessi cittadini che lavorano, con le loro tasse, che gli hanno garantito la ricchezza?

In Zero to One (2014), Thiel scrive: «All happy companies are different: each one earns a monopoly by solving a unique problem. All failed companies are the same: they failed to escape competition». La sua teoria dell’innovazione è fondata sull’unicità, sull’asimmetria, sulla capacità di creare mercati interamente nuovi, dove l’azienda domina e scala rapidamente. La fine del lavoro salariato parte dalla fine della concorrenza come principio guida del capitalismo. In questo schema, il lavoro salariato è un retaggio inutile. L’impresa vincente è quella ad alta intensità di capitale e bassa intensità di lavoro. Scalabile, autonoma dall’intervento di forza lavoro umana, quest’ultima nient’altro che un costo da minimizzare. Il lavoro, se è, è lavoro imprenditoriale. Non a caso, la Thiel Fellowship, lanciata nel 2010, offre 100mila dollari a giovani under 20 disposti a lasciare l’università per fondare una propria azienda. È una dichiarazione di guerra all’idea di “formarsi per lavorare”. L’alternativa non è quale impiego, ma inventarselo. Meglio ancora: inventare un bisogno, o un desiderio. La creazione di valore, nella prospettiva thieliana, coincide con l’individuazione di nuove soluzioni ai bisogni, oppure con la creazione di nuovi desideri.

In The Education of a Libertarian (2009), Thiel dichiarava: «I no longer believe that freedom and democracy are compatible». La libertà è per pochi. E va garantita a chi è in grado di farne uso. Il lavoro salariato non è più contemplato perché assimilato alla schiavitù, all’assenza di libertà. Le élite devono agire per liberare l’uomo da una esistenza dove si ha un padrone, dove si risponde ad altri, dove si è subordinati nelle gerarchie. Non solo lo sta dicendo, lo sta facendo. Palantir offre software di intelligence e sorveglianza: ha la sua mission nel ridurre la dipendenza dal lavoro umano nei processi decisionali anche più delicati. Il modello è l’automazione integrale. Non a caso, Thiel è stato indicato tra coloro che hanno concepito il Doge (Department of Government Efficiency), il progetto della destra trumpiana per ridurre i costi dello Stato oggi coordinato da Elon Musk. In termini concreti: ridurre i costi federali significa tagliare lavoro pubblico, rimpiazzare persone con sistemi.

Il lavoro salariato è inefficiente e pericoloso. Per sopravvivenza e inerzia le persone decidono di vendere la propria libertà alle imprese. Peter Thiel annuncia la fine del lavoro dipendente con una strategia di potere. Le sue imprese, i suoi investimenti, le sue idee convergono verso un mondo in cui la produzione è automatizzata e la libertà è un bene riservato a chi sa usarla per costruire qualcosa che prima non esisteva. Come ci ricorda Marco Leonardi citando il suo maestro Daron Acemoglu, la tecnologia non è buona o cattiva in sé, ma la direzione che prende è funzione degli obiettivi che alla tecnologia danno gli uomini. Se gli uomini vogliono orientare la tecnologia a sostituire il lavoro salariato con le macchine, allora questo accadrà. Se solo qualche anno fa queste idee sembravano follie distopiche di fanatici dell’ulta destra, oggi queste persone comandano la nazione più potente al mondo e hanno centinaia di miliardi da investire nel loro progetto. 

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Foto La Presse: Peter Thiel, cofondatore di PayPal e Palantir

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