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Farmaci, il taglio dei prezzi deciso da Trump sarà una sveglia per l’Europa? Le richieste delle imprese lombarde


Milano, 19 maggio 2025 – Un settore che conta 260 aziende e 25mila addetti qualificati, per un export da oltre 9,6 miliardi di euro. Ma anche 560 milioni di euro investiti ogni anno in Ricerca e Sviluppo, nell’ambito di un sistema che integra industria, ricerca, territorio e capitale umano. Questa in numeri la farmaceutica lombarda, che con tutta la filiera Life Science contribuisce al 12,6% del Pil regionale.

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A Milano ci sono molti dei grandi nomi dell’industria farmaceutica italiana: Bracco e Zambon, Dompé e Alfasigma, Italfarmaco e Mediolanum Farmaceutici. Inoltre, la piemontese Diasorin ha il principale stabilimento produttivo a Gerenzano, in provincia di Varese, e i maggiori brand internazionali del settore, da Bayer a Pfizer, da Sanofi ad AstraZeneca, hanno le loro sedi italiane nell’area milanese.

È qui che si avvertono le fibrillazioni del nuovo scontro economico innestato dagli Stati Uniti di Donald Trump che, dopo la marcia indietro sui dazi, ha deciso di colpire sul farmaceutico, firmando un decreto per tagliarne i prezzi dal 30 all’80%, secondo il principio della “nazione più favorita”, per cui negli Usa il farmaco costerà come nel Paese del mondo in cui il prezzo è più basso.

“L’amministrazione Usa ha il diritto di seguire le strade che ritiene opportune – commenta Marcello Cattani, ad di Sanofi Italia e presidente di Farmindustria – ma noi crediamo che né i dazi né la devalorizzazione dei farmaci siano la strada maestra per difendere ricerca, innovazione e sicurezza dei Paesi. E soprattutto tutelare i cittadini americani di fronte alla carenza dei farmaci. Queste misure hanno l’effetto immediato di rafforzare la posizione della Cina, Paese che sta galoppando su ricerca, produzione e innovazione industriale grazie a una strategia con obiettivi chiari”.

Cattani, il quale confida tuttavia che anche nel caso dei farmaci possa arrivare una marcia indietro dell’amministrazione Usa come avvenuto coi dazi, esorta piuttosto l’Unione europea a prendere le mosse da questa situazione per tutelare maggiormente la propria industria farmaceutica: “Apriamo gli occhi, quello che sta succedendo negli Usa e in Cina deve essere uno stimolo forte all’Europa, una sveglia affinché si agisca immediatamente sulla proprietà intellettuale come chiediamo da tre anni. Il tempo è scaduto e dobbiamo valorizzare quei settori che danno maggior valore aggiunto al Paese e l’industria farmaceutica è il primo. Non c’è Stato americano che crei valore aggiunto superiore per dipendente rispetto all’industria del farmaco italiana”.

Concetti su cui insiste anche Sergio Dompé, presidente Dompé farmaceutici e vicepresidente di Assolombarda con delega alle Life Science: “Il tema dei dazi rappresenta un’occasione per una riflessione più ampia sul futuro dell’industria farmaceutica italiana ed europea. Le sfide attuali sono l’esito di scelte strategiche maturate negli ultimi decenni, durante i quali Stati Uniti e Cina hanno investito con determinazione in innovazione e sviluppo. L’Europa, invece, ha progressivamente perso competitività: circa 30 anni fa generava circa un terzo dei farmaci innovativi, oggi siamo invece solo al 17%. Come evidenziato nel Rapporto Draghi è urgente un cambio di passo: serve una strategia condivisa, strumenti decisionali più efficaci e un monitoraggio costante dei risultati. La relazione con gli Stati Uniti resta fondamentale, ma va rafforzata attraverso un confronto costruttivo e un equilibrio che assicuri stabilità e visione comune. Solo così l’Europa potrà tornare a giocare un ruolo da protagonista nello scenario globale”.

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Una sfida ancora più cruciale per la Lombardia, che rappresenta un terzo del valore nazionale del settore. “Il farmaceutico rappresenta un asset strategico per la Lombardia – afferma Dompé – non è solo un’eccellenza produttiva, ma un motore di competitività strutturale. In un contesto globale dove salute, resilienza industriale e autonomia strategica sono temi centrali, la filiera farmaceutica lombarda non è solo una risorsa economica: è un’infrastruttura critica per il futuro del Paese”.



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