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Dal Future Day otto storie di giovani per ispirare il cambiamento


Quand’è che abbiamo smesso di pensare che il futuro fosse una cosa bella?”. Con questa domanda si è aperto il 14 maggio, alle Procuratie Vecchie di Venezia, il Future Day 2025, l’evento del Festival dello Sviluppo Sostenibile nel quale l’ASviS ha lanciato il progetto Ecosistema Futuro. Una giornata che ha dato voce a istituzioni, imprese e soprattutto giovani, con l’obiettivo di ripensare insieme un futuro sostenibile, inclusivo e supportato dall’innovazione. A moderare l’incontro il giornalista Riccardo Luna, che ha evidenziato come la riflessione sul domani vada ripensata in chiave intergenerazionale: “Quand’è che abbiamo smesso di ascoltare i giovani? Oggi parte da qui un progetto aperto e inclusivo”.

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A seguire il saluto di Alexia Boro di The Human Safety Net, che ha raccontato l’evoluzione delle Procuratie Vecchie, l’edificio diventato la casa del movimento: un palazzo del ‘600, in piazza San Marco, trasformato in un luogo aperto alla comunità. “Il cambiamento parte da noi, e ognuno può essere un pezzetto di questo cambiamento”, ha detto, ricordando che The Human Safety Net supporta famiglie con bambini piccoli e rifugiati in 25 Paesi.

Carlo Carraro, rettore emerito dell’Università Ca’ Foscari, ha sottolineato il legame tra la città di Venezia e l’idea di domani: “Sarebbe bello diventasse la più antica città del futuro”, ha affermato, sottolineando il ruolo dell’università come partner di Ecosistema Futuro: “Crediamo che aderire all’iniziativa sia il modo corretto di leggere il lavoro di ricerca, in modo interdisciplinare, integrando competenze diverse”.

Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS, ha presentato il senso dell’iniziativa, a partire da un concetto chiave: “Il nostro futuro dipende dalla nostra capacità di immaginarlo. Avevamo quest’idea che oggi diventa realtà grazie all’impegno di persone e imprese”. Il progetto, ha spiegato, si muove lungo tre direttrici: ricerca, formazione, supporto alle politiche pubbliche. Ecosistema Futuro, che già coinvolge una trentina di prestigiose realtà accademiche e centri di ricerca, affonda le sue radici nell’articolo 9 della Costituzione italiana, che riconosce gli interessi delle “future generazioni” tra i principi fondamentali della nostra Repubblica, e trova ispirazione nel Patto sul Futuro (qui la traduzione in italiano), approvato dall’Onu nel settembre 2024.

Una sintonia sottolineata da Guy Ryder, vicesegretario generale dell’Onu per le Politiche, intervenuto con un videomessaggio: “Accolgo con tutto il cuore questa iniziativa, particolarmente significativa in quanto trae ispirazione dal Patto sul futuro, uno degli accordi internazionali più ampi degli ultimi anni. Per la prima volta nella storia delle Nazioni Unite gli Stati membri hanno adottato anche una dichiarazione sulle generazioni future. Continueremo a sostenere una visione a lungo termine a livello globale, ad esempio con l’iniziativa Onu 2.0”. Anche Sophie Howe, già Commissaria per le Future generazioni in Galles, ha sottolineato l’importanza di un approccio lungimirante nelle scelte pubbliche: “Tutto è connesso. L’emergenza climatica colpisce la nostra salute. La salute è collegata alle nostre comunità. Serve un lavoro intersettoriale in una vasta gamma di politiche. Per questo noi della School of international futures siamo entusiasti di seguire lo sviluppo di Ecosistema Futuro”.

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Il confronto si è poi spostato sulle prospettive dell’innovazione con gli interventi dei quattro partner strategici di Ecosistema Futuro.

Leonardo Salcerini, amministratore delegato di Toyota Material Handling Italia, ha raccontato l’impegno dell’azienda nella visione giapponese di “Società 5.0”, a cui Toyota contribuisce con progetti come la “Woven city”, città a impatto zero dove le tecnologie sono al servizio degli ambienti urbani, e iniziative sulla mobilità sostenibile con l’idrogeno.

Rossella Fasola, public affairs director di Randstad, ha evidenziato il ruolo della ricerca in un mondo del lavoro trasformato dall’intelligenza artificiale: “Bisogna usare la tecnologia come completamento, ragionate sempre”, ha detto aggiungendo che “dal 2019 abbiamo iniziato a studiare attraverso il nostro ente di ricerca le competenze del futuro”.

Antonio Viscomi, vicepresidente di Entopan, ha richiamato le radici etiche dell’innovazione: “L’economia nasce per l’uomo. Entopan, che negli anni si è trasformata in un think tank dell’innovazione armonica, sta cercando di realizzare questo percorso”, ha affermato, aggiungendo chedobbiamo ripensare il modo in cui umani e macchine coesistono”.

Luca Dal Fabbro, presidente di Iren, ha spiegato come la transizione ecologica non sia solo un imperativo etico, ma una convenienza economica: “La Cina lo dimostra. E anche gli Stati Uniti, seppure oggi in ritardo, giocheranno questa partita. Ai giovani manager oggi direi che, in un mondo disruptive, è fondamentale una mente flessibile e olistica”.

Anche la pubblica amministrazione può essere protagonista della trasformazione, come ha confermato Sabrina Bandera, coordinatrice del Servizio ricerca innovazione e strategia della Scuola nazionale di amministrazione (Sna): “Stiamo aiutando i giovani a pensare come immaginare il futuro. Siamo una delle Pa con l’età media più alta in Europa, ma l’arrivo di tanti giovani nei prossimi anni sarà un booster per l’innovazione”.

La parte centrale dell’evento è stata dedicata alle voci di giovani under-30 che costruiscono il futuro già oggi: ricercatori, attivisti, imprenditori e artisti che, in dialogo con Luna, si sono raccontati a partire da foto della loro infanzia, sogni, esperienze personali e professionali. Tanti gli applausi dalla sala, in particolare dai numerosi giovani presenti fra il pubblico.

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Bianca Arrighini, co-fondatrice di Factanza, media company nata nel 2019 e diventata un punto di riferimento per Gen Z e Millennial, ha raccontato la missione di “rendere la complessità accessibile” sui social, per coinvolgere una generazione spesso esclusa dall’informazione tradizionale (qui la presentazione 1 e 2): “I social fanno male? Sono d’accordo, ma è impensabile uscirne, da un lato per raggiungere le persone, dall’altro per la paura di sparire. Bisogna essere consapevoli che ciò che vediamo è filtrato e non tutta l’informazione è attendibile. Noi stiamo cercando anche di portare gli utenti fuori dai social”.

Eugenio Russo, con il progetto Conthackto, ha proposto una nuova visione della scuola: “Un laboratorio di futuro, dove sperimentare, non essere giudicati, né spaventati dall’AI. Una scuola che non misuri solo quanto ricordiamo, ma anche quanto immaginiamo. Cosa non funziona oggi? I programmi e il sistema, che non consentono ai singoli di provare a creare qualcosa”.

Florian Sejko ha spiegato il senso del progetto “Dire, fare, votare”: avvicinare i giovani alla partecipazione, non solo ascoltandoli, ma lavorando per includerli davvero nei processi decisionali. “I nuovi elettori”, ha detto, “non vanno a votare perché sentono le istituzioni lontane, non sono informati sulle situazioni o non sanno come funzionano. Quindi ci siamo detti ‘andiamo nelle scuole, parliamo con chi non vota o non ha voce’”.

Irene Guerriero, ingegnera biomedica dell’Istituto italiano di tecnologia, ha parlato delle sue ricerche sulla progettazione e lo sviluppo di nano-sistemi per il trasporto di farmaci antitumorali: “Mi occupo dell’immensamente piccolo. Sono felice di fare questo lavoro: ho la fortuna di lavorare in un istituto che promuove diversità e inclusione, ma non è così dappertutto. Spesso non si ha contezza di quello che significa fare ricerca. La ricerca è sì rigore, ma anche immaginazione, visione, creatività”.

Claudio Piazzai, co-fondatore di Involve Space, lavora su palloni stratosferici per telecomunicazioni e osservazione ambientale. Negli anni l’azienda è cresciuta ottenendo finanziamenti importanti. “Ogni sfida è un side test: non bisogna prendersi troppo sul serio per rischiare. Non so che azienda guiderò tra dieci anni, ma ho ben chiara la direzione: cercare di contribuire allo sviluppo dell’umanità attraverso la tecnologia.

Chiara Schettino, con l’app Rosso, ha messo a disposizione una piattaforma per rendere più semplice la prenotazione di una donazione di sangue o plasma. Schettino promuove la donazione di sangue attraverso il coinvolgimento di aziende, associazioni e ospedali, singoli donatori: “Stiamo espandendo Rosso anche in altri Paesi. Non è stato facile lavorare su un tema che mi riguarda a livello personale, dato che ho affrontato la malattia quattro anni fa. Ma è anche una storia di resilienza, in fondo dalle stagioni dure nascono le cose più belle. Il futuro che vogliamo? Non solo algoritmi ma anche cura”.

Angelica De Vito, esperta di migrazioni climatiche e consulente diplomatica presso le Nazioni Unite, ha raccontato la sua storia che parte da Scampia: “La mia terra mi ha dato tanto, permettendomi di arrivare dove sono ora, con le spalle forti. La mia famiglia mi ha permesso di studiare e formarmi. Il lavoro sui migranti climatici nasce dieci anni fa da un volere dare voce a chi non l’aveva. Migranti e clima sono due realtà legate da un tema: i diritti umani”.

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Carlotta Sarina, in arte Lotta, musicista e attivista, sensibilizza con la sua musica sull’urgenza di combattere la crisi climatica: “Quando ho smesso di gridare e ho cominciato a cantare, mi hanno ascoltata. Con i miei spettacoli cerco di riaccendere, piazza dopo piazza, gli animi delle persone”. Sul palco di Venezia si è esibita, voce e contrabbasso, in Detonazione, canzone scritta con Alex Braga.

Nel corso del panel i giovani della scuola IIS G. Valle di Padova, coinvolti nel progetto “GIFT. Giovani, Impegno, Futuro, Territorio”, hanno presentato con un video “Eco Reboot”, un videogioco educativo sulla sostenibilità, sviluppato con Fondazione Mondo Digitale.

Nel pomeriggio i lavori sono proseguiti con tavoli di confronto dedicati a raccogliere proposte e suggerimenti per dare concretezza al progetto Ecosistema Futuro.

I materiali dell’evento



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