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Mercoledì 14 Maggio 2025
Un’indagine dell’Ordine degli infermieri rivela che il 60% degli operatori lecchesi cambierebbe provincia se l’incentivo restasse esclusivo per Como e Sondrio. Opi: «Serve un intervento urgente per evitare l’esodo».
L’emigrazione dei professionisti della salute, in particolare degli infermieri, verso la Svizzera, è un fenomeno sempre più in espansione. Per questo l’Ordine delle professioni infermieristiche (Opi) di Lecco ha fatto un’indagine sull’introduzione di un’indennità di confine per le province di Como, Sondrio e Varese che, però, terrebbe fuori proprio la provincia di Lecco che come le tre sopracitate soffre di “emigrazione sanitaria”. Infatti diversi comuni del nostro territorio provinciale rientrano nelle zone di frontiera e che i cittadini di tali comuni hanno l’Asst di Lecco come riferimento per gli aspetti inerenti alla loro salute.
Per questo l’Opi ha avviato un’indagine tra i propri iscritti, pubblicato sul sito www.opilecco.it e i cui risultati sono stati mandati all’assessore Bertolaso e al direttore generale Welfare di Regione Lombardia Mario Melazzini, per valutare gli effetti di questa iniziativa sulla sanità locale. Il 10 aprile scorso è stato inviato in posta elettronica agli infermieri iscritti all’albo di Lecco un link per un questionario online, con scadenza 18 aprile 2025. Al questionario hanno risposto 398 infermieri, ovvero un campione significativo rispetto al totale degli iscritti, che ammonta a 2.115 unità. I risultati sono quelli attesi: il 61,5% dei rispondenti lavora attualmente in una struttura pubblica nella provincia di Lecco, il 19,7% in una struttura privata o convenzionata e il 7,3% in libera professione. E l’8,3% dei rispondenti ha inviato la candidatura o avviato le pratiche per lavorare in Svizzera.
«Questo dato – spiega Fabio Fedeli presidente Opi Lecco – suggerisce che un numero rilevante di infermieri della provincia di Lecco manifesti interesse nel lavorare come frontaliere. Un aspetto ancor più preoccupante riguarda il 60% del campione, che considererebbe il trasferimento in un’altra provincia lavorativa qualora l’indennità di confine non venisse corrisposta anche a Lecco, con una preferenza verso Como e Sondrio. E addirittura il 28,5% prenderebbe in esame l’ipotesi di cambiare sia residenza sia sede lavorativa».
Ma alla domanda «Nel caso venisse riconosciuta un’indennità di confine per il personale sanitario delle strutture pubbliche nelle province di Como e Sondrio, prenderesti in considerazione la possibilità di cambiare provincia lavorativa?» la risposta è che «Sì, cambierebbe provincia lavorativa, pur mantenendo residenza nella provincia di Lecco dichiarandosi disposto a viaggiare». Tra l’altro, analizzando le risposte più nel dettaglio, la percentuale maggiore di chi sarebbe disposto a cambiare provincia si riscontra fra coloro che lavorano in una struttura pubblica. Sul totale dei 243 infermieri operanti nel servizio pubblico, il 65,8% cambierebbe provincia lavorativa qualora a Lecco non fosse riconosciuta l’indennità di confine. Tra i 29 liberi professionisti, il 58% (17 persone) considererebbe lavorare nelle province di Como e Sondrio. Nel settore privato, il 51,2% resterebbe nel proprio posto di lavoro, mentre il resto valuterebbe un trasferimento in un’altra provincia. A dimostrazione che il privato italiano è comunque più attrattivo del pubblico. Figuriamoci se si parla di Svizzera…
E su una cosa tutti sono stati concordi: «L’82% di coloro che lavorano fuori provincia – spiega ancora Fedeli – ha dichiarato che l’istituzione dell’indennità di confine potrebbe rappresentare un incentivo a lavorare a Lecco e provincia. Per questo abbiamo chiesto un incontro all’assessore Bertolaso e pubblicato i dati a disposizione di tutti sul nostro sito per le opportune valutazioni».
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