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Tabella di marcia per porre fine alla dipendenza energetica dalla Russia


Il 6 maggio la Commissione europea ha adottato la tabella di marcia per porre fine all’importazione di energia dalla Russia entro il 2027.

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Questa nuova iniziativa, annunciata dalle linee guida politiche di Ursula von der Leyen, si basa sulla risposta dell’Ue alle conseguenze dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia con l’adozione del piano RePowerEu del maggio 2022. La tabella di marcia integra inoltre gli obiettivi strategici dell’Ue, come stabilito nella bussola della competitività, nel Patto per l’industria pulita e nel Piano d’azione per un’energia accessibile, riducendo le importazioni di combustibili fossili da fornitori che creano preoccupazioni per la sicurezza economica e accelerandone l’abbandono. Come precisato dalla Commissione, questa tabella di marcia mira a garantire l’indipendenza dell’Ue dall’energia russa eliminando gradualmente le importazioni di gas, energia nucleare e petrolio in modo ordinato, sicuro e ben preparato, in linea con l’obiettivo di neutralità climatica dell’Ue.

Nella Comunicazione che presenta la tabella di marcia, la Commissione illustra i risultati ottenuti con le misure del RepowerEu, evidenziando comunque che, nonostante tutto, lo scorso anno le importazioni di gas dalla Russia hanno ripreso a risalire del 4%. Le misure adottate finora hanno comunque permesso di ridurre i volumi di gas importato dalla Russia da 150 miliardi di m³ nel 2021 a 52 miliardi di m³ nel 2024, con una diminuzione della quota russa nelle importazioni di gas dal 45% al 19%. Le proiezioni indicano un ulteriore calo al 13 % nel 2025 con la fine del transito del gas russo attraverso l’Ucraina. Queste importazioni sono state sostituite da forniture provenienti da fonti più affidabili, energia prodotta internamente, e sono state rese possibili grazie alla riduzione dei consumi. Inoltre, tutte le importazioni di carbone russo sono state vietate dalle sanzioni; quelle di petrolio sono diminuite dal 27% dell’inizio del 2022 al 3% attuale. Per quanto riguarda il nucleare, la Commissione riporta che gli Stati membri che utilizzano ancora reattori Vver di progettazione russa hanno compiuto progressi nella sostituzione del combustibile nucleare russo con forniture da altri produttori.

La tabella di marcia adottata si articola in nove azioni suddivise sui tre diversi vettori energetici di cui l’Ue è ancora dipendente dalle importazioni dalla Russia: gas (via gasdotto e come gas liquefatto – Lng), energia nucleare (uranio arricchito e altro materiale nucleare), petrolio.

Le azioni prevedono il varo di specifiche nuove proposte legislative europee programmate per il prossimo mese, che includeranno misure di trasparenza e tracciabilità per evitare aggiramenti delle misure già adottate, misure di proibizione di sottoscrivere nuovi contratti di importazione e disposizioni per chiudere i contratti esistenti di fornitura a lungo termine. Tra  le azioni è previsto che gli Stati membri elaborino piani nazionali settoriali entro la fine del 2025 con il coordinamento della Commissione, con l’obiettivo di eliminare ogni dipendenza dalle importazioni energetiche dalla Russia entro il 2027. Tutte le misure saranno accompagnate da sforzi continui per accelerare la transizione energetica e diversificare l’approvvigionamento energetico, anche attraverso l’aggregazione della domanda di gas e un migliore utilizzo delle infrastrutture, al fine di scongiurare rischi per la sicurezza dell’approvvigionamento e la stabilità del mercato.

Queste misure espressamente intendono privare gli introiti economici che la Russia investe nella guerra. Come evidenziato dal Commissario all’energia Dan Jørgensen in conferenza stampa, la spesa energetica europea verso la Russia lo scorso anno ammontava ancora a 23 miliardi di euro, pari a 1,8 miliardi di euro al mese.

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L’argomento viene ripreso dalla presidente von der Leyen nel discorso tenutosi al Parlamento europeo in pari data, sul supporto all’Ucraina per una pace giusta e sostenibile: all’inizio della guerra, spendevamo 12 miliardi di euro al mese in combustibili fossili russi, oggi siamo scesi a 1,8 miliardi di euro al mese. Quindi, il nostro principale interesse per la sicurezza è quello di smettere di finanziare il fondo di guerra di Putin.

Festa dell’Europa a 75 anni e anniversario degli 80 anni dalla fine della II guerra mondiale

Il 9 maggio, in occasione della festa dell’Europa fissata nell’anniversario della dichiarazione di Schuman che quest’anno compie 75 anni,  i leader delle istituzioni dell’Ue – presidente del Parlamento europeo, presidente del Consiglio europeo e presidente della Commissione europea – hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui hanno ribadito  il profondo impegno a favore di un progetto europeo che unisca i nostri popoli e dell’allargamento in quanto migliore investimento geopolitico dell’Unione europea. A tal fine stiamo moltiplicando i nostri sforzi per garantire una prosperità economica costante, una maggiore competitività economica e un progresso sociale per i cittadini europei. Stiamo adottando misure senza precedenti per rafforzare la nostra sicurezza e difesa e la nostra autonomia strategica. Siamo determinati a difendere un ordine internazionale basato sulle regole, a rafforzare il multilateralismo e ad agire come partner globale affidabile.

Questi temi sono stati ripresi ancora nella dichiarazione congiunta con il presidente del Lussemburgo Luc Frieden, presso la casa di Schuman. Indirizzandosi in particolare all’ostilità della Russia e alla prospettiva di una pace giusta, i leader annunciano l’istituzione a Leopoli di un tribunale speciale per il crimine di aggressione: non si tratta solo di un provvedimento legale, ma di un messaggio potente al mondo: la Russia sarà ritenuta responsabile del crimine di aggressione, perché la giustizia è il fondamento di una pace duratura.

E in merito all’inclusione dell’Ucraina nell’Ue e in generale all’allargamento dell’Ue, hanno così proseguito: oggi, dieci Paesi, che ospitano oltre 150 milioni di persone, attendono di aderire volontariamente all’Unione europea. Perché si rivolgono a noi? Non solo per la prosperità, ma per la pace. Non solo per il commercio, ma per la fiducia. Per valori condivisi. Perché l’Europa è più di un mercato. L’Europa è una promessa. L’Europa è un luogo dove le persone possono vivere pienamente, amare liberamente e condurre una vita sana e dignitosa. L’Europa è più di un’Unione. È la nostra casa comune.

Nel suo specifico discorso, il presidente Costa ha messo ancora in evidenza l’idea di Unione come progetto di pace: l’ambizione della Dichiarazione Schuman andava oltre i confini dell’Europa: la sua prima frase è chiara: “La pace mondiale non può essere salvaguardata senza compiere sforzi creativi, proporzionati ai pericoli che la minacciano”. L’Unione Europea di oggi deve continuare a compiere questi sforzi creativi: pertanto, la commemorazione storica di oggi deve essere un invito all’azione.

Il precedente 7 maggio, il discorso celebrativo sugli ottant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale, Costa ha approfondito così lo stesso argomento: dalle ceneri della guerra nacque una visione audace. Una visione non solo di ricostruire l’Europa, ma di trasformarla radicalmente. Quella visione divenne l’Unione Europea, uno dei progetti di pace di maggior successo nella storia dell’umanità. Ex nemici divennero alleati. Confini un tempo tracciati col sangue divennero ponti. Ma la memoria da sola non basta. La memoria deve diventare missione. Se la storia ci insegna qualcosa, è che la pace non deve mai essere data per scontata. La pace non è mai permanente.  L’indomani, 8 maggio, Costa in visita a Firenze ha tenuto un ancora un discorso su pace e sicurezza all’Istituto universitario europeo.

Dichiarazione sulle violazioni del diritto internazionale a Gaza da parte di Israele

Il 7 maggio, con dichiarazione congiunta dell’Alta rappresentate per l’Unione per gli affari esteri Kaja Kallas, con i Commissari Dubravka Šuica e Hadja Lahbib denunciano la situazione umanitaria a Gaza determinata dal blocco agli aiuti imposto da Israele che si sta protraendo da oltre due mesi.

La dichiarazione ribadisce per l’Ue l’appello urgente a Israele affinché revochi immediatamente il blocco su Gaza […] In quanto potenza occupante, Israele è obbligato, in base al diritto internazionale, a garantire che gli aiuti umanitari raggiungano la popolazione bisognosa. Il nostro messaggio è chiaro: gli aiuti umanitari non devono mai essere politicizzati o militarizzati. L’uso degli aiuti come strumento di guerra è vietato dal diritto internazionale umanitario. Gli aiuti devono raggiungere i civili bisognosi. L’Ue esorta […] a garantire il pieno rispetto del diritto internazionale umanitario e dei principi fondamentali dell’azione umanitaria – umanità, imparzialità, neutralità e indipendenza – discutendo in modo costruttivo con le Nazioni Unite e le Ong designate.

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Sessione plenaria del Parlamento europeo

Dal 5 all’8 maggio si è tenuta la sessione plenaria del Parlamento europeo, in cui sono stati adottati importanti atti, tra cui la risoluzione per un rinnovato bilancio a lungo termine per l’Unione in un mondo che cambia. In un atto riccamente articolato, il Parlamento ha espresso i propri indirizzi per il prossimo quadro finanziario pluriennale 2028-2034, chiedendo aumento di risorse per rispondere alle nuove sfide, maggiori flessibilità e criteri per un utilizzo efficace, condizionalità rafforzate per il rispetto del Stato di diritto da parte degli Stati membri, più forte complementarità dei bilanci nazionali, integrazione trasversale degli obiettivi strategici dell’Unione al fine di garantire che tutti i settori, i programmi di spesa perseguano obiettivi in materia di clima e biodiversità, promuovano e tutelino i diritti e le pari opportunità per tutti, compresa la parità di genere, sostengano la competitività e rafforzino la preparazione dell’Unione alle minacce, inclusione di due strumenti speciali – uno dedicato a garantire la solidarietà in caso di calamità naturali e uno per la risposta alle crisi di carattere generale.

Tra le altre risoluzioni, si segnalano in particolare la risoluzione sulla strategia per la resilienza idrica già prevista nel programma della presidenza von der Leyen, risoluzione sulle politiche di coesione, risoluzione sul controllo degli investimenti esteri nell’Unione.

Altre novità

La Commissione ha pubblicato il 7 maggio il bollettino mensile delle procedure d’infrazione in cui risulta la messa in mora nei confronti dell’Italia in relazione al mancato rispetto della direttiva sulle emissioni industriali, la direttiva sui diritti degli azionisti di società quotate,  sull’attuazione corretta del telepedaggio su tutto il territorio nazionale.

Con comunicato stampa in data 8 maggio, la Commissione ha diffuso i dati del sondaggio dell’Eurobarometro, da cui emerge come dato di sintesi che l’87% degli europei concorda sul fatto che la cultura e gli scambi culturali dovrebbero avere un posto molto più importante nell’Ue, per fare in modo che i cittadini si sentano anche più europei. La Commissione indica che i risultati di questo sondaggio contribuiranno a preparare la bussola per la cultura per l’Europa, quale prossimo quadro strategico della Commissione per la politica culturale dell’Ue da adottare nel 2025.

di Luigi Di Marco

Consulta la rassegna dal 5 all’11 maggio

 

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Copertina: Luigi Di Marco



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