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Decreto infrastrutture 2025: restyling tra promesse, poteri e polemiche


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Il nuovo testo targato Salvini disegna un puzzle normativo dove il futuro si gioca tra grandi opere, subappalti e voli calmierati: ecco tutte le novità.

Il Decreto Infrastrutture 2025 sotto l’occhio vigile della Ragioneria generale dello Stato, è un documento che più che una norma sembra una mappa di cantiere: sedici articoli che toccano settori strategici: dalle autostrade ai voli aerei e puntano a ridefinire costi, ruoli e procedure. Matteo Salvini, alla guida del Ministero delle Infrastrutture, non nasconde l’ambizione: mettere ordine tra le maglie della burocrazia e imprimere una svolta operativa. Ma dietro la promessa di efficienza si nascondono interrogativi tutt’altro che tecnici.

Ponte sullo Stretto: cuore simbolico e politico del decreto

Non è un dettaglio che il primo capitolo del decreto riguardi il Ponte sullo Stretto di Messina. L’opera, da sempre cavallo di battaglia della Lega, ottiene una corsia preferenziale anche nelle procedure. La società Stretto di Messina S.p.A. entra ufficialmente tra le stazioni appaltanti Anac, con poteri diretti di gara. Ma la vera novità riguarda la flessibilità sui costi: si potrà ritoccare il valore dei contratti fino al +50%, agganciandosi ai margini Ue.

E le garanzie per i lavori miliardari? alleggerite. Il parametro di indennizzo in caso di stop scende dal 20% al 3%. Un incentivo? o una rischiosa liberalità concessa alle grandi imprese?

Subappalti, la stretta del Codice non piace a tutti

Capitolo appalti: qui si gioca una partita delicata. Il decreto tenta di correggere il tiro sulla norma anti-subappalto del 2024, che impediva alle imprese principali di “vantarsi” dei lavori svolti dai subappaltatori per ottenere qualificazioni Soa. L’intento, dichiarato, era valorizzare chi lavora davvero.

Ma l’Ance ha fatto muro: penalizzare le imprese generali significa anche ridurre la possibilità di coinvolgere le Pmi. Il decreto punta quindi a un chiarimento applicativo, linee guida o regole transitorie, per evitare che il nuovo sistema si trasformi in un campo minato burocratico.

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Pnrr e alta velocità, autostrade e concessioni: si cambia musica

Anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza trova spazio. La novità riguarda la linea Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria: una quota fino al 2% del costo del primo lotto (massimo 60 milioni di euro) potrà finanziare interventi urbani e ambientali locali, senza nuovi fondi. Un piccolo gesto di attenzione ai territori attraversati, ma anche una mossa utile a smorzare opposizioni e allargare il consenso.

Nel settore autostradale, il decreto prevede un cambio di regia. L’Autorità di Regolazione dei Trasporti (Art) assume il pieno controllo sulla definizione dei pedaggi, superando l’attuale modello a doppio binario con approvazione ministeriale. Un sistema più trasparente, si dice, che riduce la discrezionalità.

Anche sulle gare per le concessioni in scadenza arriva una novità: il Mit potrà anticipare i bandi predisponendo una lista “provvisoria” degli interventi di manutenzione, senza attendere l’intero piano finanziario. La promessa: bandi più rapidi, meno lungaggini. La realtà? tutta da verificare.

Voli troppo cari, sì al tetto, ma solo per pochi

Infine, l’eterna questione del caro-voli verso le isole. Il decreto rivede il meccanismo introdotto nel 2023: il tetto alle tariffe resta, ma solo per categorie considerate “vulnerabili”, come residenti, studenti e pendolari. Il resto dei passeggeri, turisti inclusi, continuerà a volare al prezzo che il mercato detta.

Il richiamo è al principio europeo del servizio pubblico, ma il timore è che la misura finisca per creare una doppia velocità nei cieli italiani: voli economici per pochi, rincari per tutti gli altri.

Il Decreto Infrastrutture 2025 si presenta come una scatola degli attrezzi normativa: strumenti nuovi, regole ritoccate, qualche apertura alla modernizzazione. Ma manca ancora una visione coerente e soprattutto un collaudo. Tra ambizioni infrastrutturali e deroghe mascherate da semplificazioni, il rischio è che il decreto diventi l’ennesima riforma incompleta.

Nel frattempo, tra un ponte che non c’è, subappalti contesi e voli “calmierati” a metà, l’Italia delle infrastrutture resta in attesa, in bilico tra pragmatismo e propaganda. Immagine in copertina da: “StrettoWeb“.



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