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solo il 7% riesce a rimanere sul mercato


  • Le startup italiane che riescono a costruire un’azienda stabile nel tempo sono in percentuale molto bassa, secondo recenti dati solamente il 7% ottiene risultati nel lungo periodo.
  • Il trend non riguarda unicamente l’Italia, ma l’intera Europa: nel continente l’equilibrio tra aperture e cessazioni è molto fragile.
  • La Commissione europea ha evidenziato la necessità di superare alcuni ostacoli alla competitività: serve maggiore semplificazione dell’aspetto burocratico, puntare sull’attrazione di talenti e miglioramenti del sistema finanziario. 

Le startup sono tutte le nuove imprese che si affacciano sul mercato, talvolta con la spinta di idee originali e progetti che pongono al centro servizi e prodotti innovativi. Per le caratteristiche intrinseche di queste realtà, è molto difficile che si stabilizzino nel tempo: elevata burocrazia, scarsità di risorse e mercati mutevoli sono i principali ostacoli per le nuove attività in Italia, ma anche in Europa.

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Da qui, una ricerca recente individua una percentuale di successo solamente del 7%, contro un 93% di imprese che non danno i risultati sperati. La situazione non è positiva per l’Italia, ma neanche per l’Europa, per cui nonostante numerosi finanziamenti e iniziative mirate, molto spesso le startup falliscono sul principio.

Le startup faticano a decollare in Italia

Nel bel paese le startup non hanno vita facile e faticano a rimanere sul mercato. Secondo uno studio delle Università di Roma Tor Vergata, de L’Aquila e di Sydney, riportato dal Corriere della Sera, solamente il 7% delle startup riesce a rimanere in piedi dopo il periodo di avvio, una percentuale decisamente più bassa rispetto alla media UE (dove il tasso di apertura è del 10% e di chiusura del 9%).

Questo dato porta con sé ulteriori conseguenze, come la scarsa creazione di posti di lavoro da parte delle nuove attività. Le startup infatti non solo innovano il paese in cui operano, ma agiscono anche come fulcri di creazione del lavoro. E se queste non decollano, diminuiscono anche le nuove opportunità.

Come segnalava già Assolombarda1 gli scorsi anni, il tasso di mortalità delle startup innovativa era già in crescita nel 2023, tenendo presente che le più frequenti cessazioni si registravano nel nord-ovest del paese. Questo è strettamente collegato all’elevata competitività di questi territori, che rende più difficoltoso per le nuove realtà rimanere sul mercato.

Anche se esistono dei casi di successo, anche molto noti, in Italia, moltissime startup non riescono a superare la fase iniziale o incontrano difficoltà dopo qualche anno dall’avviamento. Tra le criticità strutturali più rilevanti si trova l’elevata burocrazia, che spesso impedisce alle nuove realtà di svilupparsi nei tempi previsti.

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Mentre in alcuni paesi europei o extra UE avviare una nuova impresa risulta piuttosto semplice e veloce, in Italia non mancano i cavilli burocratici, attese e gli obblighi stringenti da rispettare, che oltre a comportare spesso delle perdite di tempo non funzionali, si traducono anche in costi ingenti per consulenti ed esperti fiscali.

Un altro fattore da considerare è la mancanza di risorse: molto spesso infatti i sostegni disponibili sono pochi, gli investitori si rivolgono altrove o rientrare dei costi risulta essere particolarmente impegnativo nel paese. Senza contare che spesso le nuove realtà si rivolgono ad una clientela nazionale, limitando le proprie possibilità di espansione altrimenti proficue verso l’estero.

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Natalità e mortalità delle imprese italiane nel 2025

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Alcuni dati Infocamere2 rilevano l’andamento della natalità e della mortalità delle imprese in Italia nel 2025, evidenziando 5.864.865 imprese registrate, con 5.044.698 attive. Aumentano le attività segnate al Registro delle Imprese, ma anche le cessazioni rimangono alte.

Confrontando lo stesso periodo dell’anno 2024, si rileva una differenza tra il numero di registrazioni e cessazioni delle imprese di -10.951 attività per il 2024 e di -3.061 attività nel 2025. Pur confermandosi un trend in miglioramento, la differenza è ancora critica.

In questa rilevazione si parla di imprese in generale, senza distinzione tra aziende già avviate a startup. Ma come è facile intuire, per le startup condurre e sostenere il proprio progetto oggi può risultare più difficile rispetto agli anni passati. Complice non solo l’elevata inflazione, ma anche l’imprevedibilità dell’andamento dell’economia e la crisi della globalizzazione.

Settori in cui si registrano le chiusure in Italia

Andando a guardare ai settori maggiormente colpiti dalle chiusure delle attività, Movimprese individua una rapida discesa per il commercio (7.627 imprese in meno), per l’agricoltura, dove si contano 5.809 imprese in meno e nella manifattura, con -2.747 realtà nel paese rispetto a dicembre 2024.

A livello di organizzazione, a chiudere più spesso sono le imprese individuali, le società di persone e le cooperative.

Dall’altro lato della medaglia si riscontrano dei miglioramenti per i servizi professionali, scientifici e tecnici, con 2.795 imprese in più nel 2025 rispetto alla fine dello scorso anno. A livello organizzativo, sono le società di capitali a ottenere i migliori risultati, con 13.358 aziende in più.

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Startup in Europa: dati e iniziative

Guardando all’Europa, esistono diverse iniziative volte a favorire la nascita e la crescita delle startup. Pensiamo ad esempio agli incubatori, centri nevralgici per lo sviluppo delle nuove imprese, situati anche in Italia. A livello europeo sono nati anche programmi specifici come Startup Europa3, iniziativa portata avanti dall’Unione europea.

Il progetto ha l’obiettivo di collegare le nuove imprese a realtà universitarie, enti territoriali, acceleratori ed enti aziendali nell’ottica dell’innovazione soprattutto tecnologica.

Purtroppo nel continente europeo c’è un delicato equilibrio tra cessazioni di attività e nuove nascite di imprese, che è stato reso precario dal periodo di crisi economica post-pandemia. Ma proprio puntare sulle startup è oggi indispensabile per rimanere competitivi anche sul quadro internazionale, sempre più complesso e rischioso.

Questa volontà si è tradotta alla fine del 2024 nell’arrivo di un commissario europeo alle startup e all’innovazione, con la nomina di Ekaterina Zaharieva. I prossimi obiettivi saranno: garantire un ecosistema più vicino alle startup e mettere al centro gli investimenti per innovare.



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