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Corriere Imprese Nordest, le strategie di sviluppo per le aziende: dai fondi alla Borsa, capitali per crescere


di
Alessandro Zuin

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Le Pmi di fronte alle turbolenze del mercato: l’evento giovedì 22 maggio alle 18 nel centro congressi di Villa Ottoboni a Padova

Davanti a tempi incerti – e quelli che stiamo attraversando indubbiamente lo sono, che li si voglia esaminare dal punto di vista geopolitico oppure da quello delle turbolenze macroeconomiche in atto -, la reazione d’istinto di molti uomini d’impresa è comprensibilmente difensiva: aspetta e guarda (che passi la bufera). Siccome, però, non è affatto detto che la bufera passi in tempi accettabili, ecco che un attendismo eccessivo potrebbe rivelarsi una scelta rischiosa o addirittura controproducente. Perciò, all’interno di una strategia imprenditoriale che punti a competere e a innovare, oggi più che mai c’è bisogno del carburante adatto per sospingere il cammino delle aziende. A maggior ragione se parliamo di Pmi a proprietà familiare, ovvero la spina dorsale del sistema produttivo di questo pezzo d’Italia.

L’evento del 22 maggio

Per questi motivi, Corriere Imprese ha voluto aprire un tavolo di discussione su «Capitali per crescere – dal private equity alla Borsa, le strategie di sviluppo per le Pmi del Nordest». Succederà il prossimo giovedì 22 maggio nel corso di un evento pubblico, organizzato in collaborazione con Cortellazzo&Soatto e Banco BPM a Villa Ottoboni di Padova, che chiamerà a confronto le esperienze di uomini e donne d’impresa, rappresentanti delle istituzioni finanziarie ed economiche – come Consob, con la consigliere e senior economist Daniela Costa, Confindustria VenEst e Camera di Commercio Padova -, docenti, banchieri e consulenti specializzati.




















































Approccio industriale e finanziario

Per cominciare, ci sono capitali e capitali. Possono essere pazienti o esigenti, esprimere un approccio industriale o più strettamente finanziario, essere più adatti a sostenere la fase iniziale di un’idea d’impresa o, invece, a sospingerne l’espansione. «Come ogni frutto ha la sua stagione, così ogni forma di capitale finanziario ha senso se colta nel momento giusto della vita d’impresa», sottolinea il professor Paolo Gubitta, docente di Organizzazione aziendale all’Università di Padova e direttore scientifico di CIF CUOA Business School, il cui intervento aprirà l’incontro del 22 maggio, in dialogo con quello di Chiara Frigerio, docente di Organizzazione aziendale alla Cattolica di Milano e segretario generale del centro di ricerca Cetif.

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La diffidenza verso la quotazione

La tendenza registrata da alcuni anni a questa parte mostra, per esempio, un’accresciuta diffidenza verso lo strumento della quotazione: il 2024, cosa mai accaduta a partire dal 2012, si è chiuso con un saldo negativo tra società che hanno deciso di uscire dai listini (28) e nuovi ingressi in Borsa (22). Il trend si è accentuato nei primi tre mesi del 2025 (8 delisting contro 3 quotazioni). Anche a Nordest si sono contati addii eccellenti, da Carraro Group passando per Nice Footwear, Piovan, Labomar, Jonix, Gibus e Askoll. Mentre la padovana Stevanato ha deciso di saltare il livello nazionale e quotarsi direttamente a Wall Street.

Scoraggiano obblighi di trasparenza e turbolenze dei mercati

Perché sta accadendo? «Possiamo individuare – risponde Gubitta – tre ordini di motivazioni. La prima: stare in Borsa richiede trasparenza e una governance molto strutturata, con una serie di incombenze che, a volte, vengono vissute come eccessive dalle nostre imprese. Una seconda spiegazione attiene al fatto che alcune aziende , impegnate in processi di ristrutturazione o di revisione strategica del business, avvertono il bisogno di affrontare un periodo lontano dalle turbolenze e dalle sollecitazioni dei mercati. Infine, in altri casi ancora, i flussi di transazioni e i prezzi sul mercato borsistico non sono stati giudicati dalle aziende quotate adeguatamente rappresentativi del loro valore intrinseco». Al tavolo dell’evento padovano, porteranno la rispettiva esperienza Masi Agricola, unica società veneta del mondo del vino (l’Amarone anzitutto) che si sia quotata a Milano, e Nice Footwear, che, invece, dopo una breve permanenza, ha preferito delistarsi, aprendo il proprio capitale all’ingresso di Palladio Holding. I rispettivi top manager si confronteranno, tra gli altri, con Giuseppe Puccio, Dg di Banca Akros, e con l’avvocato Giovanni Tagliavini, partner di Cortellazzo&Soatto.

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