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Fisco, Giancarlo Giorgetti: l’obiettivo è la riduzione della pressione anche per il ceto medio




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ULTIMORA news 7 maggio ore 14


Nel 2024 la riduzione della pressione fiscale è stata dell’1,3% rispetto all’anno precedente. L’intento del governo «più volte dichiarato e anche dimostrato nelle ultime due leggi di bilancio è di addivenire ad un progressivo abbattimento della pressione fiscale anche per i redditi medi». Lo ha ribadito il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, rispondendo ad un’interrogazione nel corso del question time alla Camera. Questo, ha aggiunto, «presuppone un orizzonte temporale pluriennale ma il cui percorso è già stato avviato».

Rispetto ai numeri dell’ultimo rapporto Ocse, citato nel corso dell’interrogazione da Luigi Marattin (Misto), il ministro ha affermato che il rapporto «deve essere contestato in relazione ai provvedimenti che ha assunto questo governo con le due precedenti manovre che vanno esattamente nella direzione auspicata» e per cui i cittadini «hanno beneficiato di una riduzione della pressione fiscale pari a 18 miliardi grazie a questi provvedimenti». Nondimeno l’esercizio di valutazione dell’Ocse si basa su dati che «non considerano la soluzione rispetto all’effetto soglia sui redditi fino a 35 mila euro che sono stati risolti grazie alla nuova legge di Bilancio», che interessa, ha proseguito Giorgetti, anche i «redditi fiscali lordi tra i 35 e 44 mila euro». 

La digital tax italiana

In Italia è prevista un’imposta sui servizi digitali pari al 3% per le attività di impresa che operano sul territorio nazionale con ricavi superiori a 750 milioni di euro, in linea con la digital taxation package Ue, che lo scorso anno ha generato «introiti per 455 milioni di euro» riporta il titolare del Mef. Un meccanismo simile esiste in Francia e in Spagna, mentre gli altri Paesi europei «non condividono l’idea di colpire questa base imponibile». 

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Adesso «siamo orientati al lavorare soprattutto in sede internazionale», in particolare la discussione sul «famoso pillar 2 Ocse approvato dai principali Paesi, che prevedeva una global minimum tax, che purtroppo ha subito uno stop». 

Quel che è certo è che «tutta l’impalcatura della scienza delle finanze è costruita sulla vecchia economia mentre questo fenomeno dell’economia digitale richiede un aggiornamento della distribuzione del carico fiscale sul quale noi siamo orientati al lavorare soprattutto in sede internazionale», ha evidenziato Giorgetti. 

Problema frodi su fideiussioni è serio

Il problema delle frodi emerse nell’ambito del rilascio di fideiussioni in materia di opere pubbliche «c’è, è serio, dobbiamo capire se con questa entità si possa interpretare la competenza fino a coprire anche questa tematica».

Giorgetti ha fatto riferimento all’istituenda «cabina di regia per il coordinamento strategico e la definizione di politiche e direttive efficaci in materia di valorizzazione e sviluppo del mercato dei capitali» e un possibile «ruolo di proattivo coordinamento, anche se la disposizione istitutiva della Cabina, il cui iter è prossimo alla conclusione, non attribuisce alcuna competenza in materia di repressione delle frodi in questione».

Presto ddl sui Lep

In materia di autonomia, «il disegno di legge delega sui Livelli Essenziali delle Prestazioni (Lep) sarà approvato a breve dal Consiglio dei ministri. Il disegno di legge contiene non già la definizione dei Lep, ma i principi e i criteri direttivi generali e specifici che i decreti legislativi attuativi dovranno seguire per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale nelle materie o negli ambiti di materie».

Solo poi i decreti legislativi successivi «si potrà procedere alla quantificazione delle risorse necessarie. Tale quantificazione non può prescindere dalla concreta definizione dei Lep. Il disegno di legge conterrà, quindi, una specifica disciplina degli aspetti finanziari e prevederà, in conformità al dettato della legge di contabilità, che i decreti legislativi dai quali deriveranno nuovi o maggiori oneri saranno adottati solo contestualmente o successivamente all’entrata in vigore dei provvedimenti legislativi recanti le occorrenti risorse finanziarie». Il titolare del Mef sottolinea che «la determinazione dei Lep dovrà essere coerente con gli obiettivi programmati di finanza pubblica e degli equilibri di bilancio, prevedendo, ove necessario, in relazione alle risorse disponibili, un percorso graduale di raggiungimento dei medesimi, anche attraverso la fissazione di obiettivi di servizio intermedi. Per quanto concerne i meccanismi perequativi, si evidenza che i medesimi non potranno che essere quelli previsti dagli articoli 117 e 119 della Costituzione».

Anche sui testi unici in materia tributaria, «il governo sta ultimando i lavori finalizzati al completamento dei testi unici ancora in via di definizione i quali, nelle prossime settimane, saranno portati all’attenzione del Consiglio dei Ministri per il prosieguo dell’iter nel pieno rispetto dei termini legislativamente previsti».

No a uso automatico dei risparmi per il Rearm

«Non ci sarà nessun uso automatico del risparmio dei privati cittadini per finanziare il piano di riarmo europeo» ha assicurato Giorgetti.

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La Commissione europea ritiene che tramite la realizzazione di una «autentica ed efficiente unione dei risparmi e degli investimenti, che consenta l’efficiente allocazione anche su base transfrontaliera dei capitali disponibili, sarebbe possibile mobilitare risorse private verso forme di investimento che supportino gli obiettivi strategici della Ue, tra i quali il rafforzamento dei sistemi di difesa». Tale canalizzazione però – ha precisato Giorgetti – avverrebbe su base volontaria mediante la possibilità di usufruire di una più vasta gamma di opzioni di impiego in seguito a consapevoli ed informate scelte di investimento dei singoli risparmiatori e quindi escludendo qualsiasi automatismo paventato dagli interroganti».

Per quanto riguarda l’impatto del piano Rearm sul bilancio pubblico italiano, «appare prematura qualsiasi valutazione perché ogni ipotesi di utilizzo di risorse nazionali supplementari, ovvero di richieste di attivazione della clausola nazionale, sono per quanto riguarda l’Italia in attesa delle decisioni assunte eventualmente al vertice Nato di giugno». Ad oggi, il governo italiano ha «esclusivamente confermato la volontà di rispettare l’obiettivo di livello della spesa per la difesa al 2% concordato al livello Nato». (riproduzione riservata)



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