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Il Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva un nuovo decreto legislativo che aggiorna e corregge alcune disposizioni già previste nel testo varato lo scorso marzo per rafforzare le politiche a favore della popolazione anziana.

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Il provvedimento – presentato dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni insieme al Ministro della Salute Orazio Schillaci e alla Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Calderone – interviene sul decreto legislativo n. 29 del 15 marzo 2024, in attuazione della legge delega n. 33 del 2023.

Il decreto si propone di affinare alcuni aspetti tecnici e organizzativi del sistema di assistenza, rispondendo anche alle osservazioni avanzate dalla Conferenza Unificata e dalle Commissioni parlamentari.

Nuovo correttivo al decreto anziani: le novità dopo il via libera del Consiglio dei Ministri

Il nuovo intervento normativo consolida il percorso di riforma avviato per rispondere in maniera più adeguata alle esigenze di una popolazione sempre più longeva, promuovendo l’integrazione tra sanità, assistenza sociale e comunità locali.

Si tratta di un tassello importante nella costruzione di un sistema di welfare più inclusivo e coordinato.

Il decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri introduce tre interventi sostanziali per migliorare l’applicazione delle politiche rivolte agli anziani. Di seguito una panoramica approfondita di ciascuna modifica.

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Correzione e aggiornamento dei riferimenti normativi

Una delle novità riguarda la revisione di due articoli del decreto originario – il 6 e il 25 – con l’obiettivo di correggere termini considerati impropri o non pienamente coerenti con lo spirito della norma.

L’articolo 6, che tratta del ruolo delle scuole nelle politiche per gli anziani, viene ritoccato per chiarire meglio il tipo di iniziative che gli istituti scolastici possono promuovere in questo ambito. L’intento è valorizzare il dialogo intergenerazionale, favorendo progetti didattici che mettano in relazione studenti e anziani, ma senza ambiguità terminologiche che possano generare interpretazioni errate.

Anche l’articolo 25, incentrato sulla collaborazione con il Terzo settore e le organizzazioni di volontariato, è stato modificato per rendere più preciso il linguaggio usato. Si tratta di un intervento tecnico ma rilevante, perché le associazioni coinvolte svolgono un ruolo chiave nel supporto sociale e assistenziale alle persone anziane, spesso supplendo alle carenze dei servizi pubblici. Un linguaggio più accurato consente di inquadrare meglio responsabilità, compiti e ambiti di intervento di questi soggetti.

Proroga per il regolamento attuativo sulla valutazione dei bisogni

Un altro punto fondamentale è la proroga, di sei mesi, della scadenza per l’adozione del regolamento che disciplinerà l’accesso ai servizi dedicati agli anziani. La nuova data limite è fissata al 19 marzo 2025.

Questo regolamento è cruciale perché definirà:

  • i criteri con cui le persone potranno accedere al Punto Unico di Accesso (PUA), ovvero lo sportello che accoglie le richieste di assistenza e indirizza l’utente verso i servizi più adeguati;

  • la composizione e le modalità operative delle Unità di Valutazione Multidimensionale (UVM), team multidisciplinari incaricati di esaminare in maniera integrata i bisogni sanitari, sociali e assistenziali degli anziani;

  • le caratteristiche della Valutazione Multidimensionale Unificata (VMU), uno strumento standardizzato a livello nazionale che consentirà di garantire pari trattamento a prescindere dal territorio.

Questi elementi sono fondamentali per costruire un sistema equo, che riconosca la complessità delle situazioni individuali e coordini al meglio i vari attori coinvolti nell’assistenza.

Sperimentazione su scala nazionale del modello VMU

Il decreto introduce anche una fase sperimentale, prevista per tutto il 2026, finalizzata a testare il funzionamento della Valutazione Multidimensionale Unificata in contesti territoriali diversi.

Dal 1° gennaio 2026, una provincia per ogni regione italiana sarà selezionata per applicare in via provvisoria e su base campionaria il nuovo modello di valutazione. L’obiettivo è raccogliere dati concreti, analizzare eventuali criticità e apportare miglioramenti prima dell’introduzione definitiva su tutto il territorio nazionale.

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Le modalità di svolgimento della sperimentazione saranno stabilite attraverso un decreto del Ministero della Salute, che dovrà garantire omogeneità metodologica ma anche adattabilità alle specificità locali.

 



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