La legge di Bilancio 2025 ha introdotto un nuovo contributo destinato ai lavoratori che si trasferiscono per motivi di lavoro, offrendo un sostegno concreto al pagamento dell’affitto. Questa misura riguarda i dipendenti assunti con contratto a tempo indeterminato durante il 2025, con condizioni precise legate alla residenza, al reddito e alla registrazione del contratto di locazione. L’iniziativa si inserisce nel contesto delle novità sul welfare aziendale e mira a favorire la stabilità dei rapporti di lavoro e la gestione dei costi abitativi.
Come funziona il contributo aziendale per il canone di affitto
La nuova misura prevede che il datore di lavoro possa erogare un contributo annuo fino a 5.000 euro esentasse per un massimo di due anni. Questo importo copre il pagamento del canone di affitto oltre a spese accessorie legate all’immobile, come quelle condominiali o per la manutenzione di impianti . Il contributo deve essere elargito entro i primi 24 mesi dalla data di assunzione del lavoratore.
Possono beneficiare i dipendenti assunti nel 2025 con un contratto a tempo indeterminato, a patto che rispettino alcuni criteri. Prima di tutto, il reddito da lavoro dipendente o pensione percepito nel 2024 non deve essere superiore a 35.000 euro. Inoltre, il dipendente deve aver trasferito la propria residenza in un Comune distante almeno 100 km da quello di provenienza e coincidente con la sede di lavoro. È necessario che il lavoratore sia titolare di un contratto di locazione regolarmente registrato e che abbia sostenuto direttamente le spese relative all’affitto.
Tempistiche per il trasferimento della residenza
Uno degli aspetti più delicati riguarda il momento esatto in cui deve avvenire il trasferimento della residenza. L’Agenzia delle Entrate, nella circolare n. 4 del 2025, chiarisce che tale trasferimento deve essere effettuato entro la scadenza per il conguaglio fiscale relativo al primo anno di contributo, ovvero entro il 28 febbraio 2026. Se il rapporto di lavoro viene meno prima di quella data, il trasferimento deve essere stato completato entro la cessazione del contratto.
La distanza tra l’abitazione precedente e quella attuale deve essere misurata seguendo una via di comunicazione reale, come una strada o una ferrovia, e non in linea d’aria. Questo dettaglio è fondamentale per verificare la conformità al requisito di almeno 100 km tra le due residenze. Pertanto, non basta un semplice cambio di indirizzo ma occorre certificare il reale spostamento secondo i criteri indicati.
Durata e modalità di erogazione del contributo
L’agevolazione decorre dalla data di assunzione del lavoratore. Si prende come esempio un dipendente assunto il primo ottobre 2025. In questo caso, potrà ricevere un contributo esentasse fino a 5.000 euro per il periodo che va dal primo ottobre 2025 al 30 settembre 2026 e un altro contributo fino a 5.000 euro dal primo ottobre 2026 al 30 settembre 2027.
È importante sottolineare che il contributo non è cumulabile tra gli anni: se nel primo anno viene erogata una somma inferiore al tetto massimo, la parte residua non può essere spostata all’anno successivo. Per esempio, se nel primo anno l’azienda versa solo 3.000 euro, non potrà erogare 7.000 euro l’anno successivo; la franchigia resta infatti ferma a 5.000 euro annui, mentre l’eccedenza viene tassata.
Documentazione necessaria per il beneficio
Per garantire la legittimità e la corretta applicazione del contributo, il datore di lavoro deve conservare alcuni documenti chiave. Serve una copia del contratto di locazione regolarmente registrato, la documentazione comprovante le spese sostenute per affitto e manutenzioni e un’autodichiarazione del lavoratore che attesti la residenza anagrafica nei sei mesi che precedono l’assunzione.
Questi documenti permettono all’azienda di dimostrare il rispetto dei requisiti richiesti in caso di controlli fiscali. Senza una corretta archiviazione, l’esenzione fiscale potrebbe essere revocata o contestata, con conseguenze per entrambe le parti.
Compatibilità con altri benefit e limiti fiscali
Il contributo per il canone di affitto si somma al contributo aziendale per l’abitazione principale che rimane valido dal 2025 al 2027. Quest’ultimo può godere di esenzione fiscale fino a 1.000 euro annui o 2.000 euro nel caso di dipendenti con figli a carico. In pratica, un dipendente che trasloca per lavoro nel 2025 può accedere fino a 14.000 euro esenti da imposte in due anni, sommando le due forme di sostegno.
Attenzione però a non incorrere in incongruenze con altre agevolazioni fiscali. Il contributo aziendale non può essere combinato con alcune detrazioni per l’immobile in affitto. Non si possono quindi sommare la detrazione prevista per i canoni di locazione , quella per ristrutturazioni edilizie e l’ecobonus se il contributo copre parzialmente o totalmente tali spese.
Contributo affitto nel welfare aziendale e mercato del lavoro
Questa misura rappresenta uno strumento concreto per le aziende che intendono attrarre e trattenere lavoratori, specie in territori caratterizzati da alta mobilità. Offre la possibilità di intervenire direttamente sul costo dell’abitazione, uno degli elementi che pesa maggiormente nella vita dei dipendenti.
Nel contesto del welfare aziendale, il contributo per il canone di affitto si inserisce come leva che può migliorare le condizioni abitative e incentivare la stabilità del rapporto di lavoro. Le imprese devono però assicurarsi di rispettare tutti i requisiti normativi e fare attenzione alla documentazione, per evitare rischi fiscali. Il sostegno fiscale consente alle aziende di operare una scelta vantaggiosa per dipendenti e bilancio, incentivando così una maggiore produttività e stabilità nel lungo periodo.
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