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GAL Valle d’Aosta e UniVdA collaborano per promuovere lo sviluppo locale


Martedì 20 maggio 2025, il GAL Valle d’Aosta e l’Università della Valle d’Aosta hanno firmato una convenzione finalizzata a rafforzare la collaborazione tra i due enti attraverso attività congiunte su temi di interesse comune legati allo sviluppo del territorio. La collaborazione coinvolge in particolare il centro universitario Green, Groupe de recherche en education à l’environnement et à la nature, impegnato nella promozione dell’educazione ambientale e dello sviluppo sostenibile, ambiti coerenti con le azioni previste dalla strategia di sviluppo locale del Gal.

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La prima iniziativa congiunta è stata il Rural Lab, laboratorio per lo sviluppo rurale partecipativo, rivolta ai giovani sotto i trentacinque anni, residenti in Valle d’Aosta e no, interessati ai temi della rigenerazione territoriale e dello sviluppo locale, che intendono impegnarsi nella redazione di progetti finanziabili con fondi europei.
L’evento è stato organizzato nelle giornate di giovedì 12 e venerdì 13 giugno 2025, e si è aperto con Andrea Di Bernardo, ricercatrice del Politecnico di Torino che ha presentato la Snai, Strategia nazionale aree interne, che ha introdotto il concetto di Area interna, vale a dire i territori più distanti dai servizi essenziali: «la Snai fu lanciata come sperimento nazionale, quindi come prima politica “place based”, vale a dire basata sui luoghi, nel 2014 con un obiettivo molto ambizioso – ha raccontato – in primis il potenziamento dei servizi essenziali alla cittadinanza, quindi salute, sanità, trasporti e istruzione, perché essenziali alle persone proprio per condurre una vita degna di essere vissuta, anche con l’obiettivo di contrastare le dinamiche di spopolamento che tanto stanno affliggendo gran parte del territorio italiano. La Snai promuove una “governance multilivello”, con la collaborazione tra i diversi livelli, da quello centrale con i Ministeri, le Regioni e il livello locale con le Amministrazioni locali e quindi le comunità e gli attori locali. Nella prima programmazione della Snai 2014-2020 sono state identificate 72 Aree interne, e nella seconda programmazione, quella corrente, la 2021-2027, altre 56, oltre a confermare diverse della prima. In Valle d’Aosta sono state identificate nel primo ciclo l’Area interna Gran Paradis e la bassa Valle ed adesso col nuovo ciclo anche la Mont Cervin».

I partecipanti del Rural Lab

Mauro Lucianaz, sindaco di Arvier e presidente della Unité des Communes valdôtaines Grand Paradis, ha sottolineato le difficoltà a operare con gli strumenti di programmazione: «l’Unité Gran Paradis è composta da tredici Comuni per circa 16mila abitanti e io sono diventato presidente dell’Unité nel 2015, dopo una prima esperienza da sindaco dal 2010 al 2015. Il ruolo da sindaco è diverso da quello di presidente dell’Unité – ha precisato – e nel momento in cui siamo stati catapultati in questo lavoro di definizione della strategia delle Aree interne, quello che ci era spiegato più di tutto era l’importanza della co-progettazione, aspetti che avevamo già attuato su dei singoli progetti che di solito nascevano dalle esigenze specifiche individuali messe insieme per soddisfare richieste delle singole amministrazioni a quelle di un’area. Lì sono iniziate le prime difficoltà nel riuscire ad attuare effettivamente una strategia condivisa col territorio, perché l’importanza della partecipazione è fondamentale per la riuscita del progetto».
Lucianaz ha raccontato dei numerosi incontri svolti in questi dieci anni per la definizione dei vari progetti e le difficoltà amministrative nel realizzarli: «inizialmente c’era una carenza di di competenze che però ora si sono assolutamente sviluppate nel tempo – ha aggiunto – lavorare sulle strategie dell’Area interna era una prima volta per chiunque, e sarebbe stato così per qualunque territorio. Un ostacolo è stata la limitata partecipazione della cittadinanza, anche se noi ce l’abbiamo messa tutta, ma non è stata una grandissima partecipazione, legata alla difficoltà nell’adottare un nuovo modello culturale e organizzativo. Per attuare dei cambiamenti ci vuole del tempo e probabilmente non siamo stati sufficientemente bravi noi inizialmente a far passare questo messaggio».

Da parte di Alessandro Rota, dirigente dell’Assessorato dell’Agricoltura della Regione autonoma Valle d’Aosta, che svolge il ruolo di autorità di gestione del Piano di sviluppo rurale (Psr) 2014/22 e della sua evoluzione in Complemento di sviluppo rurale (Csr) 2023-2027, ha raccontato come è nato, nel 2000 il programma Leader, acronimo di “Liaisons entre actions de developpement de l’economie rurale” che ha portato poi alla creazione dei Gal (Gruppo d’azione locale): «qui abbiamo un unicum perché ci sono delle competenze ma c’è anche una passione per il proprio territorio – ha sottolineato – che se manca non si muove nessuno progetto e se certi sindaci non hanno la capacità di carpire quali sono le essenze delle strategie, del dialogo con tutti, quella progetto non parte e non si innesta».
Il dirigente regionale ha confermato la carenza di personale specifico e ha apprezzato la partecipazione al Rural Lab di una ventina di giovani studenti: «mi fa particolarmente piacere vedere degli studenti che magari hanno appena fatto la laurea magistrale – ha rimarcato – perché credo che ci sia bisogno di idee giovani.
Le Amministrazioni hanno bisogno di un supporto di idee e anche di una continuità, non si arriva e si sparisce dall’oggi al domani, L’ambito dello sviluppo locale è molto interessante perché al centro c’è il nostro territorio diviso in base alle varie strategie, ma c’è un fattore comune nella caratterizzazione, cioè un territorio che ha delle peculiarità di quota, di pendenza, di chilometri che sembrano pochi, ma in realtà, non si arriva mai in frazioni che non sono segnate su Google Maps e ci si perde»
.
«Gal significa gruppo di azione locale e rende bene l’idea di come sia una forme organizzate del territorio – ha continuato Alessandro Rota – con un ruolo sostanzialmente di agitatori della domanda sociale e promotori dell’innovazione Il Gal non solo deve costruire le strategie, ma lo deve fare anche con capacità innovante, quindi con nuovi modelli, e il passaggio nel tempo è stato quello di stimolare la domanda sociale, cioè la cittadinanza, per poi diventare dei veri e propri manager dello sviluppo, in questo nuovo concetto di forme organizzate che, nel tempo, diventano dei veri e propri gestori delle strategie e della progettualità».

Alessandro Rota parla al Rural LabAlessandro Rota parla al Rural Lab
Alessandro Rota parla al Rural Lab

Marta Anello, coordinatore del GAL Valle d’Aosta, ha ripercorso i progetti finanziati ed ha presentato la strategia per il periodo 2023/27 “Filiere per la comunità: energia per il territorio” che opera su due ambiti di intervento relativi, il primo, ai sistemi locali del cibo, distretti, filiere agricole e agroalimentari, ed il secondo su servizi, beni, spazi collettivi ed inclusivi, così da essere da supporto al sistema della produzione agroalimentare, per lo sviluppo di un turismo sostenibile e di qualità, collegato alle produzioni agroalimentari, con l’offerta, da parte del pubblico di servizi innovativi sia alla popolazione, sia alle imprese.
«I fondi europei rappresentano una grossa complessità e c’è veramente tanto – ha osservato – ci vuole passione ma anche competenze che si possono acquisire e sviluppare e di cui la Valle d’Aosta ne ha fortemente bisogno, quindi ben vengano i giovani che vogliono intraprendere questa strada perché i margini ci sono e sono parecchi su questo tipo di professionalità. Molti Comuni, quando pubblicavamo i nostri bandi, ci chiamavano per chiederci chi poteva far scrivere i progetti e rendicontarli, e spesso poi si rivolgono fuori dai confini regionali perché non ci sono competenze sufficienti a rispondere alla domanda che genera il nostro territorio che è interessato da progetti transfrontalieri, gli Alcotra Italia-Francia e Italia-Svizzera, la strategia delle tre Aree interne e il Gal. Quando si tratta di bandi, qualcuno deve supportare e accompagnare i soggetti che intendono partecipare alla candidatura e alla presentazione di un’idea e questo vale sia per il pubblico ma anche per il privato perché molti progetti, sono stati finanziati ad aziende agricole che, nella loro quotidianità, fanno tutt’altro: vanno nella stalla e nei campi e sicuramente non sono avvezzi e non hanno propriamente né il tempo né le competenze. Quindi questo Rural Lab è nato anche con questo intento per cercare di far emergere quello che effettivamente è un bisogno del nostro del nostro territorio».

L'intervento finale di Marta Anello, coordinatrice del GAL Valle d'AostaL'intervento finale di Marta Anello, coordinatrice del GAL Valle d'Aosta
L’intervento finale di Marta Anello, coordinatrice del GAL Valle d’Aosta

È stato anche presentato l’Atlante digitale del patrimonio architettonico sottoutilizzato della Valle d’Aosta, risultato di una collaborazione tra l’Istituto di architettura montana del Politecnico di Torino, la Fondazione Courmayeur Mont Blanc, il Gal Valle d’Aosta e il Celva, realizzato nell’ambito del progetto Courmayeur climate hub, finanziato dal Pnrr.
L’Atlante è una piattaforma online interattiva che contiene la schedatura di cinquanta manufatti di proprietà pubblica e privata, attualmente in stato di abbandono e sottoutilizzo. L’obiettivo è di coinvolgere attivamente il territorio, promuovendo un approccio partecipativo alla valorizzazione del patrimonio architettonico, al fine di creare una strategia di riqualificazione edilizia capace di incentivare la creazione di nuovi servizi e migliorare la qualità della vita nei territori montani. In questa logica è stato presentato il progetto per gli investimenti non produttivi nelle aree rurali, per valorizzare il patrimonio insediativo ed antropico rurale attraverso interventi co-progettati di recupero di edifici e fabbricati architettonici, per l’attivazione e lo sviluppo di servizi rivolti alla popolazione alle imprese e ai turisti. Il valore massimo del progetto è di 300mila euro ed il contributo a fondo perduto potrà arrivare fino all’80% del progetto, per un massimo di 240mila euro, con un ulteriore 20% di cofinanziamento pubblico: «questo è l’oggetto del laboratorio di venerdì – ha concluso Anello – ci interessa che emergano nuove idee progettuali da parte di giovani, che magari hanno una visione o vivono il territorio anche in maniera diversa, e quindi partendo da questa esperienza dell’Atlante ci si metterà in gioco alla ricerca di un coinvolgimento per individuare delle soluzioni adeguate».

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