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Confindustria Veneto Est: la produzione è in lento recupero, ma dazi e energia frenano l’economia


Il settore manifatturiero nel Veneto orientale sta vivendo una fase di lenta stabilizzazione dopo un periodo di debolezza. È quanto emerge dall’indagine “La Congiuntura dell’Industria del Veneto Orientale”, condotta da Confindustria Veneto Est e Fondazione Nord Est su un campione di 772 aziende tra Padova, Treviso, Venezia e Rovigo.

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Nel primo trimestre 2025, la produzione ha registrato una flessione contenuta del -0,3% su base annua (-1,0% nel metalmeccanico), un miglioramento rispetto al -1,2% del 2024. Le previsioni per aprile-settembre indicano stabilità produttiva per il 61,3% delle aziende. Il fatturato avanza lentamente grazie all’export (+1,1%), trainato dall’UE (+3,4%), mentre l’extra UE cala (-2,3%) e il mercato interno ristagna (+0,1%). Gli ordinativi sono in negativo per il nono trimestre consecutivo (-0,1%), limitando la produzione. L’occupazione, però, rimane positiva con un +0,5%.

«I segnali positivi che emergono, in particolare la sostanziale stabilità della produzione, e il lento ma costante recupero degli ordini», spiega Paola Carron, presidente di Confindustria Veneto Est, «dimostrano ancora una volta la capacità di tenuta e adattamento delle nostre imprese. E quella di fronteggiare – almeno per ora – un contesto globale gravato da fardelli cronici e nuovi rischi. Ma per quanto potremo ancora farlo?».

A preoccupare sono i prezzi delle materie prime che sono aumentati per il 36,3% delle imprese. La riduzione dei tassi Bce si traduce in un costo del denaro stabile per il 69,2% delle aziende, ma l’incertezza frena la domanda di credito e la liquidità è tesa per il 14,8%. Il clima di fiducia è poi appesantito da incertezza, dazi, decisioni di Trump, domanda tedesca limitata, prezzi energetici e materie prime elevati, che comprimono i margini. Le previsioni vedono un sostanziale equilibrio tra ottimisti (19,8%) e pessimisti (19%), con il 61,3% che opta per la stabilità. Gli ordini domestici sono attesi in calo dal 25,4% delle aziende, quelli esteri dal 24,9%. Il 37,3% prevede nuove assunzioni. Gli investimenti sono stabili per il 61,1%, ma in contrazione per il 26,4%, anche perché Transizione 5.0 non è risultata pienamente congeniale.

Carron invoca quindi un «cambio di marcia» e un Piano industriale straordinario per l’Italia e per l’Europa, almeno triennale, per aumentare competitività, produttività e innovazione. Tra le richieste urgenti: più risorse per Industria 4.0 potenziata e semplificata; una riduzione strutturale del prezzo dell’energia, disaccoppiando gas e rinnovabili e riducendo gli oneri di sistema per le PMI; potenziamento dell’Ires premiale o ripristino dell’Ace usando risorse del Pnrr non utilizzate e Fondi di Coesione.

Riguardo ai dazi annunciati da Trump, Carron avverte: «I dazi, anche se solo annunciati, condizionano la fiducia degli imprenditori, con inevitabili ricadute negative. Qualora ci fossero dazi al 50% da luglio, sarebbero a rischio 7 miliardi di euro di export in Veneto. Il nostro appello è quello di trovare al più presto un accordo con gli Stati Uniti a livello europeo e, parallelamente, di stringere collaborazioni per aprirsi a nuovi mercati». —

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