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Servizio Civile Agricolo: ci sono i progetti, mancano i giovani – Economia e politica


In un contesto agricolo che fatica a coinvolgere le nuove generazioni, una risposta concreta potrebbe arrivare dal Servizio Civile Agricolo, che dopo essere stato annunciato nel 2024 forse entro la fine dell’anno potrebbe vedere i primi giovani entrare in campagna.

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Si tratta di un’iniziativa sperimentale, voluta dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (Masaf) e dal Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale, che promette di avvicinare i giovani tra i diciotto e i ventotto anni al settore primario attraverso un’esperienza formativa e retribuita.

 

Obiettivo del Servizio Civile Agricolo (Sca) è quello di offrire ai ragazzi l’opportunità di scoprire il valore sociale, economico e ambientale dell’agricoltura, partendo dal basso, con un coinvolgimento diretto nelle comunità locali.

 

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Il progetto si inserisce nel solco del Servizio Civile Universale, ma ne declina i contenuti in chiave agricola e agroalimentare, valorizzando la multifunzionalità delle aziende rurali e ponendo l’accento sull’agricoltura sociale.

 

Non si tratta però di uno strumento per le aziende agricole per reperire manodopera gratuitamente. Anche se il settore fatica a trovare lavoratori, l’Sca ha obiettivi formativi ben precisi, che hanno come scopo quello di arricchire la formazione dei giovani e far fare loro un’esperienza civica.

 

I numeri e le modalità operative

Il programma, approvato con il Decreto 569/2025, prevede il coinvolgimento di circa mille volontari a livello nazionale. I giovani riceveranno un compenso mensile di 519,47 euro per dodici mesi. I progetti, la cui graduatoria di selezione è stata da poco pubblicata, devono essere presentati da enti accreditati al Servizio Civile Universale, con possibilità di coinvolgere soggetti non accreditati (ad esempio aziende agricole) come partner.

 

Un chiarimento importante arriva da Gaia Terzani, referente dell’Ufficio Servizio Civile Inac – Cia. “Le aziende agricole private – ha affermato – non possono direttamente gestire operatori volontari, ma possono essere coinvolte come partner esterni nei progetti. La loro funzione deve essere chiaramente descritta nella progettazione”.

 

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Le attività previste: tra formazione e comunità

Il Servizio Civile Agricolo non ha l’obiettivo di impiegare i giovani nelle aziende agricole come forza lavoro. Come spiega Gaia Terzani, “i ragazzi non lavoreranno mai in azienda, bensì saranno coinvolti in progetti di promozione, supporto ai servizi rurali e diffusione della cultura contadina”.

 

Le attività possono includere:

  • supporto informativo e divulgativo per promuovere l’accesso ai servizi agricoli;
  • partecipazione a sportelli territoriali per facilitare i cittadini e le imprese agricole;
  • promozione di stili alimentari sani, lotta allo spreco alimentare, educazione ambientale;
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  • valorizzazione delle aree interne, coworking rurale, orti sociali, mense e agrinidi.

 

Il programma mira così a rafforzare il welfare di prossimità e a potenziare l’imprenditorialità giovanile in ambito agricolo, promuovendo conoscenze legate anche all’innovazione tecnologica e alla digitalizzazione.

 

Ad esempio Cia – Agricoltori Italiani, tramite il patronato Inac, ha presentato il programma “Facilitazione per l’agricoltura sostenibile”, composto da due progetti approvati per un totale di cinquantasette posizioni distribuite in sedici regioni italiane.

 

Il primo progetto offre quaranta posti e mira a promuovere la diffusione di informazioni e servizi agricoli, con particolare attenzione ai giovani. Il secondo propone diciassette posizioni focalizzate sull’agricoltura sostenibile e di precisione, anche attraverso l’uso di strumenti digitali come l’app Cia Workspace.

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“È un’esperienza pensata per chi vuole mettersi in gioco, acquisire competenze relazionali e cimentarsi in attività nuove legate al territorio e alla progettazione”, conclude Gaia Terzani.

 

Una palestra per il futuro

Il Servizio Civile Agricolo offre percorsi formativi strutturati: 38 ore online organizzate dal Dipartimento e dal Masaf, a cui si aggiungono almeno 12 ore di formazione specifica da parte degli enti proponenti. Le attività in presenza saranno supervisionate da tutor locali, con un approccio basato sull’imparare facendo.

 

Oltre all’impatto sui giovani, la sperimentazione mira anche a rafforzare le capacità progettuali degli enti attraverso attività di capacity building, webinar formativi e confronti finali di monitoraggio.

 

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La sfida ora è rendere questo strumento stabile e diffuso. Nonostante il primo ciclo coinvolga un numero limitato di partecipanti, il Servizio Civile Agricolo rappresenta una palestra civica e professionale, con un forte potenziale di rigenerazione per le aree rurali italiane. Certo, sarà fondamentale comunicarlo in modo efficace, facendo emergere l’ampiezza delle attività possibili e il valore delle competenze acquisite, ben oltre la classica immagine del “lavoro nei campi”.

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