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I Cavalieri del Lavoro: ora una svolta, gli Stati Uniti d’Europa


di
Marco Sabella

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Patuelli (Abi): in Europa costo del denaro dimezzato rispetto agli Usa. Più trasparenza per sbloccare il Mes

«È necessario costruire un’Europa visibile, solida e viva». Con il richiamo «alto» ad una citazione di Luigi Einaudi si è aperto ieri il convegno della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro, presieduta da Maurizio Sella, che si è svolto alla Fondazione Cini di Venezia sul tema «L’Europa che vogliamo». «L’Europa, anche se ancora incompiuta, è un miracolo della storia: 27 nazioni sovrane che scelgono ogni giorno di condividere valori, regole e responsabilità. Occorre adesso fare un secondo miracolo: fare in modo che il 2026 sia il primo anno degli Stati Uniti d’Europa», ha sottolineato nel suo intervento Maurizio Sella. A dibattere dei temi cruciali legati alla necessità dare una «governace» più efficace alle Istituzioni europee, figure di spicco dell’imprenditoria e del mondo accademico italiano, tra cui molti Cavalieri del Lavoro, come il presidente dell’Abi Antonio Patuelli, il presidente esecutivo del Rina Ugo Salerno, il presidente dell’Università di Trento Franco Bernabé, l’ex presidente di Confindustria Antonio D’Amato.

Più  attenzione alle imprese

La sfida politica ed economica che sta affrontando l’Europa in questi mesi sotto il profilo della sicurezza militare e della minaccia al libero scambio e alla crescita economica rappresentata dai dazi Usa richiede una risposta comune rapida, articolata e decisa. I punti focali individuati nel corso del convegno sono la necessità del superamento dell’unanimità nelle decisioni, la creazione di un debito comune e la semplificazione di norme e procedure. «L’Europa in questi anni è sempre stata molto attenta ai diritti dei consumatori ma troppo poco alle necessità delle imprese e alla creazione di campioni europei che possano competere alla pari con Cina, Stati Uniti ed economie emergenti», ha sottolineato Ugo Salerno. 




















































Stabilità e crescita: Eurobond e Mes

L’economista Veronica De Romanis, docente alla Luiss e alla Stanford University, ha insistito sulla necessità di andare verso l’emissione di eurobond, la cui raccolta deve essere gestita centralmente per politiche di investimento e di difesa comune da parte della Commissione. «Fondamentale l’approvazione del Mes». Un tema raccolto dal presidente Antonio Patuelli che ha sottolineato la necessità di dare una maggiore trasparenza ai meccanismi di funzionamento del Mes, il meccanismo europeo di stabilità. Patuelli ha valorizzato i risultati fin qui raggiunti dalla moneta unica. «In un anno la Bce ha attuato otto manovre di riduzione dei tassi e oggi il costo del denaro in Europa è di fatto la metà di quello di Usa e Regno Unito». Gli strumenti per progredire su progetti comuni già adesso ci sono ha voluto ricordare Franco Bernabé. «Integrazione differenziata e cooperazione rafforzata consentono di fare cose che le regole dell’unanimità non permettono. Anche valorizzare i 33mila miliardi dello stock di risparmio europeo rappresenta una sfida».

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