Microcredito

per le aziende

 

L’ombra del debito pubblico globale: impatti sui mercati finanziari


Si chiude una settimana che ha visto l’uscita de principali PMI di maggio dell’Europa e degli Stati Uniti. I primi sono stati meno peggio del previsto, anche se sono risultati in flessione rispetto ad aprile e se continuano a ballare intorno alla soglia dei 50 punti che indica recessione: Servizi 49.7 punti (48.9 atteso e 50.1 in aprile) e Composito 50.2 punti (49.5 atteso e 50.4 in aprile). Meglio del previsto e tutti sopra i 50 punti sono invece risultati i PMI degli Stati Uniti: Servizi 53.7 punti (52.3 atteso e 50.8 di aprile) e Composito 53 punti (52.1 atteso e 50.6 di aprile). Settimana che ha anche visto la revisione al rialzo al +1.5%, del PIL YoY del 1Q25 dell’Europa (1.2% la variazione flash) e la conferma del tasso di disoccupazione degli Stati Uniti di maggio al 4.2%.
L’indice della big caps italiane, il FTSE MIB, ha chiuso la settimana con un +1,28% mentre le società star e le micro caps hanno fatto registrare performance minori: +0,45% per FTSE ITALIA STAR e +0,10% per il FTSE ITALIA GROWTH.

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Miglior titolo della settimana STM (+12,24%) che beneficia sia del contesto globale favorevole al settore tech, sia dei rumors di stampa secondo i quali i governi di Italia e Francia starebbero valutando l’ipotesi di divisione del gruppo in due parti. Operazione alquanto complicata, ma fattibile seppur con tempi lunghi.
Medaglia d’argento per Saipem (+5,61%), nonostante The Goldman Sachs Group abbia limato al 4,907 (dal 5,072%) la partecipazione aggregata nel capitale della società.
Terzo miglior titolo, Recordati (+4,28%), anche grazie al report di JP Morgan che ha alzato il prezzo obiettivo, passando da 65 a 67 euro e confermato la raccomandazione overweight.
Peggior titolo della settimana Mediobanca (-4,81%), che sconta l’incertezza dei principali azionisti e del mercato relativa sia all’OPS lanciata da Mediobanca su Banca Generali, sia quella che la vede oggetto di OPS lanciata da MPS.

Secondo peggior titolo Brunello Cucinelli (-4,34%) che, dopo la crescita del prezzo di circa il 30% dagli inizi di aprile a metà maggio, sembrerebbe che stia costruendo un supporto dal quale poter mettere a segno una nuova performance.

Terzo peggior titolo della settimana Stellantis che lascia sul campo il 3,71%, nonostante la nomina di Filosa come nuovo CEO (dopo l’addio di Tavares), la probabile revisione della guidance del gruppo e la presentazione di nuovi modelli. Alcuni rumors indicano come possibile anche una ristrutturazione dell’intera organizzazione, con particolare attenzione a Alfa Romeo e Maserati.

Perché vogliamo parliamo di debito pubblico con riferimento alle società quotate. Perché sono due ambiti interconnessi. Le condizioni macroeconomiche legate al debito pubblico influenzano in vario modo le performance delle aziende quotate in borsa. Un esempio: maggiore è il debito rispetto al PIL, maggiore è il suo costo. Questo influenza ovviamente i costi di finanziamento delle imprese, la fiducia degli investitori e le dinamiche settoriali. In Italia, dove il debito pubblico è tra i più alti in Europa, le società quotate, specialmente banche e utilities, sono quindi particolarmente sensibili alle sue variazioni. Tuttavia, una gestione del debito ben calibrata e un contesto economico favorevole possono trasformare il debito pubblico in un volano per la crescita, con ricadute positive sul mercato azionario.


Il contesto: un debito in crescita inarrestabile

La pandemia di Covid-19 ha segnato un punto di svolta per il debito pubblico. Governi di tutto il mondo hanno implementato massicci pacchetti di stimolo economico per sostenere famiglie e imprese, spingendo il rapporto debito/PIL a livelli record in molte economie sviluppate: oltre il 120% negli Stati Uniti, il 250% in Giappone e ampiamente oltre il 100% in paesi come l’Italia. A questo si aggiungono nuove pressioni, come i costi della transizione verde, la necessità di finanziare sistemi di welfare in società che invecchiano e la necessità di finanziare la difesa.

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Nel 2025, con i tassi d’interesse in aumento a seguito delle politiche restrittive degli scorsi anni delle banche centrali per contenere l’inflazione, il costo del servizio del debito pubblico è diventato una sfida crescente. Questo scenario sta influenzando profondamente i mercati finanziari, creando opportunità ma anche rischi significativi da non sottovalutare.

Quali sono quindi le implicazioni per le obbligazioni e per le azioni? Le prime vedono rendimenti in crescita ma con crescenti rischi. L’aumento del debito pubblico ha infatti spinto i governi a emettere quantità record di titoli di Stato, alimentando la domanda di obbligazioni. Con i tassi d’interesse in rialzo, i rendimenti dei bond governativi, come i Treasury USA o i BTP italiani, sono aumentati, rendendo questi strumenti più attraenti per gli investitori. Tuttavia, un debito pubblico elevato solleva timori sulla solvibilità di alcuni paesi, specialmente quelli con bilanci fragili. Un eventuale downgrade del rating di credito potrebbe innescare vendite di bond (facendo scendere i prezzi), aumentando la volatilità e i costi di finanziamento.

L’impatto del debito pubblico si riflette anche sui mercati azionari. I settori che beneficiano della spesa pubblica, come infrastrutture, difesa e sanità, possono trarre vantaggio da investimenti governativi, con un impatto positivo sui titoli di aziende attive in questi ambiti. Tuttavia, l’aumento dei tassi d’interesse, necessario per gestire il debito e l’inflazione, penalizza le aziende ad alto indebitamento, come quelle tecnologiche o immobiliari, comprimendo le loro valutazioni. Gli investitori stanno quindi spostando l’attenzione verso settori difensivi, come beni di consumo di base, che offrono maggiore stabilità in periodi di incertezza.

Ma anche le valute non sono esenti da effetti. Nei paesi con debito pubblico elevato e deficit fiscali crescenti, le valute possono infatti subire pressioni al ribasso. Ad esempio, un euro più debole rispetto al dollaro USA, percepito come valuta rifugio, può influenzare il commercio internazionale, favorendo le esportazioni ma aumentando i costi delle importazioni. Questo crea opportunità per gli investitori nei mercati forex, ma richiede strategie di copertura per mitigare i rischi valutari.
L’elevato debito pubblico non è però solo una questione finanziaria, ma anche un rischio per la stabilità economica globale. Se i mercati perdono fiducia nella capacità di un governo di gestire il proprio debito, si possono innescare crisi del debito sovrano, con effetti a catena sui sistemi bancari e sui mercati globali.

Inoltre, l’aumento della spesa per interessi riduce lo spazio fiscale per gli investimenti in crescita, istruzione o infrastrutture, rallentando il potenziale economico a lungo termine.
Un altro rischio è l’effetto crowding-out: l’emissione massiccia di titoli di Stato può infatti assorbire capitali che altrimenti sarebbero destinati al settore privato, aumentando i costi di finanziamento per le imprese e limitando l’innovazione e la crescita (l’Italia è un buon esempio di quanto stiamo sostenendo). Questo fenomeno è particolarmente rilevante in economie come quella europea, dove le piccole e medie imprese dipendono fortemente dal credito bancario.


Opportunità per gli investitori

Se aumentano i rischi, di solito aumentano anche le opportunità per gli investitori. Nonostante i rischi, l’aumento del debito pubblico crea quindi anche opportunità. Gli investitori possono puntare su obbligazioni di alta qualità o settori resilienti alla volatilità, come quelli legati ai consumi essenziali. Inoltre, la pressione per ridurre il debito potrebbe spingere i governi a privatizzare asset pubblici o a promuovere partenariati pubblico-privato, creando opportunità in settori come infrastrutture o energia rinnovabile.


Conclusione

L’escalation del debito pubblico globale rappresenta una sfida complessa, ma anche un catalizzatore di cambiamento per i mercati finanziari. Gli investitori devono navigare un panorama di rendimenti obbligazionari in aumento, volatilità azionaria e rischi valutari, bilanciando cautela e opportunità. Per i policymaker, la sfida è trovare un equilibrio tra sostenibilità fiscale e crescita economica. In un mondo in cui il debito continua a crescere, la capacità di gestire queste dinamiche sarà cruciale per la stabilità futura.


Antonio Tognoli

Ho iniziato a lavorare come analista finanziario nel 1983, occupandomi di economia e politica economica e nel frattempo mi sono laureato in scienze bancarie, finanziarie e assicurative. Oggi mi occupo di analisi macroeconomica all’interno di Corporate Family Office – CFO SIM. Giornalista pubblicista, docente ai corsi post laurea de “24Ore Business School” e dell’Associazione Italiana per l’Analisi Finanziaria – AIAF e co-autore del libro Analisi Finanziaria e Valutazione Aziendale, a cura di Franco Pedriali.

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