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Bio-On, la storia della start-up da 1,3 miliardi in Borsa fallita dopo un video su Youtube e il sogno spezzato dalla bioplastica


di Olivio Romanini

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Bologna, ascesa e caduta della start-up che voleva salvare il mondo dalla plastica, e del suo fondatore Astorri. La storia raccontata ne «L’Unicorno», il libro inchiesta dei giornalisti del «Corriere» Marco Madonia e Gianluca Rotondi. Lunedì 9 giugno alle 19.30 la presentazione al parco del Cavaticcio

Una grande storia che ne contiene molte altre, l’incredibile parabola di una start-up che voleva ripulire il mondo dalla plastica, che arriva a capitalizzare in Borsa più di un miliardo di euro e che, dopo il crac e il fallimento lascerà da pagare, in mezzo a tanti altri debiti, anche mille euro dal gommista. 

La storia de «L’unicorno»

Un racconto dettagliato, appassionato di un’ascesa e di una caduta. Nelle 308 pagine de L’unicorno edito da Baldini+Castoldi, Marco Madonia e Gianluca Rotondi, giornalisti del «Corriere di Bologna», raccontano l’incredibile avventura umana e finanziaria di Marco Astorri, fondatore di Bio-On, e del suo grande accusatore Gabriele Grego, due facce da romanzo, un intreccio che forse potrà ispirare un film o una serie televisiva. De L’Unicorno, a un anno dall’uscita del libro, se ne parlerà il 9 giugno alle 19.30 a «Lido Ruggine», la rassegna estiva al Giardino Klemen al Cavaticcio. Insieme ai due autori ci sarà Valerio Baroncini, vicedirettore de «Il Resto del Carlino».

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Il libro basa le sue solide fondamenta su un centinaio di interviste e colloqui e sulla lettura di migliaia di pagine di atti giudiziari dalle relazioni di Consob a quelle dei curatori fallimentari, dalle memorie difensive alle indagini della polizia giudiziaria. Madonia e Rotondi, due firme che i nostri lettori conoscono bene, avevano già una grande conoscenza dell’intricata vicenda avendo documentato in decine di articoli per questo giornale tutta la storia dell’Unicorno (l’animale mitologico è sinonimo di impresa da oltre un miliardo di valore, definizione coniata nel 2013 dalla venture capitalist Alieen Lee).

«La Google della plastica»

Impossibile condensare in poche righe la storia che è insieme un saggio, un romanzo e un’inchiesta giornalistica. E allora accontentiamoci di illuminare qualche pezzo della storia. Partiamo da Marco Astorri, da San Giorgio di Piano, Aldini Valeriani, poi Sirani, la scuola per grafici, la corriera per andare a scuola, la raccolta di barbabietole d’estate per tirare su due soldi, la lettura vorace delle enciclopedie in casa. Uno che dice di non avere tempo di andare in vacanza e che vuole combinare qualcosa di grande. 

Il biglietto per il Paradiso è un viaggio alle Hawaii dal professor Yu e l’acquisto di un brevetto da 400mila dollari per produrre bioplastica dagli scarti dello zucchero, «la farina di Dio». 

La grande avventura è partita: l’idea di vendere le licenze per realizzare fabbriche dove produrre quella polverina, il culto della riservatezza, la sfida della produzione della lampada di Starck «che prima era una barbabietola», l’interesse dei media, la quotazione in Borsa. In quei giorni quando Bio-On diventa «la Google della plastica» un consulente gli dice: «Se questa cosa funziona tra tre anni giri con l’elicottero, altrimenti finisci in galera».

Il momento della fabbrica

Astorri e i suoi compagni di avventura hanno il sole in fronte, lui si compra l’Aston Martin di James Bond da 622mila euro, e poi pensa che sia arrivato il momento della fabbrica, da 3.700 metri quadrati, «la fabbrica che cambierà il mondo» perché produrrà plastica pulita. 

Arrivano i soldi dalle banche ma ne servono sempre di più e cominciano i problemi. Nel romanzo è il momento dei cattivi, almeno per lui. Si comincia a parlare di bolla, «di una società che vale cento volte il suo fatturato». Entrano in scena gli shortisti, sentono l’odore del sangue e scommettono sulla fine di Bio-On. Ci provano in tanti, ci riesce Gabriele Grego del fondo Quintessential. 

È un ex militare dell’esercito israeliano, non è un tipo che si spaventa. Gli basta un video su YouTube, dice che Bio-On potrebbe essere la nuova Parmalat, la definisce «un castello di carte» e un insieme di scatole vuote. La mattina del 24 luglio 2019 il titolo brucia 760 milioni in Borsa. È l’inizio della fine. 

Il processo per bancarotta

Molla anche Cesare, l’amico che rappresenta molti compagni di viaggio e che gli autori scelgono come voce narrante del libro: vende le azioni fin che è in tempo. L’ascesa e la caduta. Arrivano i finanzieri e arrestano tutti, Astorri finisce ai domiciliari, il cda è indagato, sequestrano 150 milioni di euro, bloccano i conti correnti.

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Il 23 ottobre 2019 finisce la storia di Bio-On. Resta il processo per bancarotta, restano i due grandi sfidanti. Grego che alla fine non ha ricavato nemmeno un milione dal suo blitz ma che dice che «lo avrei fatto anche gratis perché erano dei sociopatici aziendali». 

E poi resta lui, Astorri che si chiede se per caso sia diventato il «Madoff della bassa» ma è pronto a combattere perché «la vera gemma grezza sono io» e «quando mi daranno ragione, potrò anche morire». Se c’è qualcosa di eroico nelle nostre vite lo si trova sempre nella traiettoria con cui cadiamo, mai nelle ascese. E L’unicorno come tutte le opere riuscite racconta il punto di caduta di un uomo che voleva solo essere speciale.

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6 giugno 2025 ( modifica il 6 giugno 2025 | 17:31)

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