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Confindustria: “Le imprese sono più ottimiste”. Ad aprile il fatturato è cresciuto in tutti i settori




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L’economia italiana manda segnali di recupero, ma in un contesto europeo ancora fragile e incerto. I dati aggiornati del Centro studi di Confindustria (in foto il presidente Emanuele Orsini) indicano una netta ripresa dell’attività ad aprile, grazie al rimbalzo dell’indice Rtt (Real Time Turnover) che segna un +5,1% su base mensile a prezzi costanti, dopo la stasi di marzo. L’indicatore, costruito sulla base del fatturato destagionalizzato e deflazionato di circa 200mila imprese, mostra incrementi in tutti i settori, con rialzi più marcati nei servizi (+5,9%) e nell’industria (+5,5%). Grazie a questi numeri, la variazione acquisita del fatturato per il secondo trimestre 2025 torna positiva, dopo un primo trimestre debole. Le grandi imprese trainano la crescita, ma anche le piccole e medie segnalano miglioramenti significativi. Nell’industria, l’indagine rapida del CsC relativa a maggio registra un lieve miglioramento delle aspettative tra le grandi aziende: il 28,7% prevede un aumento della produzione, in crescita rispetto al mese precedente, mentre la quota di pessimisti cala al 3,6%. A sostenere la fiducia sono la domanda e gli ordini, anche se restano preoccupazioni sui costi di produzione, in peggioramento rispetto ad aprile, e sulla disponibilità di manodopera.

Sul fronte europeo, l’Italia appare in una posizione relativamente più favorevole rispetto ad altri Paesi. L’indice Pmi dei servizi di maggio è salito a 53,2, massimo da quasi un anno e in miglioramento rispetto al 52,9 di aprile. È il sesto mese consecutivo di crescita per il terziario italiano, grazie a una domanda interna stabile e al continuo afflusso di nuovi ordini, anche se la domanda estera resta debole. Il clima di fiducia migliora: il 32% delle imprese del settore prevede un aumento dell’attività nei prossimi 12 mesi. L’Italia, insieme alla Spagna, si distingue quindi per una relativa tenuta nel terziario, a fronte di una manifattura europea ancora in difficoltà. Lo stesso CsC parla di imprese «meno pessimiste» e di «aspettative in lieve miglioramento», in un contesto in cui la crescita resta debole. Il verdetto dei Pmi nell’Eurozona indica una lieve risalita a 50,4 da 50,2, un valore che suggerisce un’attività economica appena sopra la soglia della stagnazione. Il quadro macro si riflette anche sui mercati finanziari. Lo spread tra Btp e Bund è sceso a 96 punti base, ai minimi dall’inizio del 2021, dopo un collocamento sindacato di titoli italiani a cinque anni e di Btp Green che ha registrato una domanda record per oltre 210 miliardi di euro. Il restringimento dello spread è influenzato anche dal via libera della Germania al maxi-pacchetto di tagli fiscali per le grandi imprese, che ha spinto il Dax tedesco a nuovi massimi storici (+0,77%), mentre il Ftse Mib ha chiuso piatto.

In questo contesto, la politica monetaria della Bce si prepara a un possibile cambio di passo. Il capo economista Philip Lane ha osservato che il rafforzamento dell’euro, la discesa dei prezzi energetici e un possibile aumento dell’import dalla Cina in risposta ai dazi Usa potrebbero contribuire a un’ulteriore frenata dell’inflazione.

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Con l’indice dei prezzi al consumo sceso all’1,9% a maggio, il target della Bce appare sempre più a portata. Saranno però decisive le nuove proiezioni su inflazione e crescita, attese oggi con l’intervento di Christine Lagarde.



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