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Stampa 3D, come sta cambiando l’industria dell’illuminazione


Da tecnologia di nicchia e strumento prediletto dei makers, la stampa 3D ha conquistato spazi, emergendo come volano per un cambio di passo significativo in termini di produzione industriale. Un esempio toccato con mano presso l’High Tech Campus di Eindhoven, polo definito il ‘quadrato più smart dei Paesi Bassi’, poiché ospita più di 140 tra aziende e start-up olandesi attive nello sviluppo di tecnologie di prossima generazione. Tra le decine di edifici simili tra loro per dimensioni, forme e colori c’è l’High Tech 26, una delle sedi di Signify, la società nata nel 2016 come erede di Philips Lighting. Che concentra la sua attenzione sulle innovazioni legate alla luce e alla produzione di lampade, seguendo un approccio basato sulla stampa tridimensionale che permette di ottenere soluzioni personalizzate, risparmiando su sprechi di materiale, tempi di realizzazione, emissioni di carbonio e costi da sostenere per l’azienda e per i clienti.

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Lampade realizzate con la stampa 3D – Foto di Alessio Caprodossi

foto Alessio Caprodossi

L’idea di Signify è sintetizzata nella gamma MyCreation e passa dalla scelta di materiali riciclabili e poi riutilizzabili alla fine del loro ciclo di vita. Questo è il processo per trasformare una bottiglia di polietilene tereftalato (Pet) in una lampada, il cui design, texture, finiture e colori possono essere definiti dalle necessità del cliente. “Ognuno di loro, aziende o privati, ha esigenze diverse ma la flessibilità della stampa 3D permette di aggirare gli ostacoli e accontentare la richiesta”, spiega a Wired Bart Maeyens, responsabile della divisione 3D di Signify. A ciò si aggiunge la facilità di produzione, perché bastano pochi e veloci passaggi per arrivare al prodotto finito, senza dover ricorrere a particolari congegni o dover pazientare a lungo per ricevere l’oggetto ordinato.

Un sistema decentralizzato e scalabile

Per una produzione su misura e in grado di ridurre i tempi, la compagnia olandese ha pianificato la distribuzione su scala globale delle attuali 900 stampanti 3D. Oltre ai tre centri di ricerca e sviluppo (uno a Eindhoven e due negli Stati Uniti), ci sono cinque stabilimenti divisi tra Europa (Belgio e Ungheria), due negli Stati Uniti e uno in Australia. Per completare la presenza negli altri continenti, in Sud America e nel Sud-Est asiatico al momento ci sono serie di hub di più piccole dimensioni e destinate ad ampliare il rispettivo raggio d’azione. Una scelta mirata per costruire un sistema decentralizzato che rafforza la produzione locale, risultando scalabile ed efficace nel reagire alle richieste del mercato. In sostanza, quindi, gli stabilimenti lavorano seguendo le stesse procedure e con gli identici materiali, velocizzando la produzione e la consegna dei prodotti.

stampa 3D

Le stampanti 3D attive nell’High Tech 26 di Signify a Eindhoven

foto Alessio Caprodossi

Per realizzare le soluzioni su richiesta di MyCreation, Signify utilizza al momento il policarbonato riciclato, scelto come specificato da Maeyens “perché è resistente, dura a lungo ed è il materiale più sostenibile”. Ottenuto da rifiuti industriali e dalla plastica derivata dal petrolio, questo materiale è difficilmente infiammabile e ha un ciclo di vita di 15-20 anni. Nel processo di Signify, il policarbonato viene triturato, trasformato in un filo e poi fuso nelle stampanti 3D, così da generare lampade resistenti a raggi UV, durevoli e, a loro volta, riciclabili. Se il policarbonato riciclato è il presente, una delle priorità per l’azienda è individuare altri materiali simili ma più flessibili. Per questo da alcuni mesi si stanno sperimentando soluzioni di illuminazione realizzate con nylon, ABS e plastiche di origine biologica.

Una produzione più rapida ed ecologica

Abbiamo detto come uno dei vantaggi più evidenti della stampa 3D distribuita in ambito locale è la riduzione dei tempi di produzione, poiché un nuovo modello da produrre in serie può richiedere meno di due settimane per essere completato, mentre la singola lampada può diventare realtà entro 60-90 minuti, mediante un processo completamente digitale il cui margine di errore è inferiore al 2%. Altrettanto rilevante, nell’ottica finale del prodotto da realizzare, è la personalizzazione delle sue caratteristiche. Nella piccola stanza in cui Maeyens ci ha accolti una delle pareti era ricoperta da 180 lampade differenti nel design, finiture e colori. Un numero che tuttavia può trarre in inganno, perché la combinazione dei fattori che chiunque può selezionare tramite il configuratore online (conoscendo all’istante costo e tempi di consegna) permette di andare potenzialmente ben oltre la quantità di lampade in mostra.

stampa 3D

La parete ricoperta di lampade diverse per design, texture, finiture e colore – foto di Alessio Caprodossi

foto Alessio Caprodossi

I vari aspetti del processo di produzione e del materiale utilizzato fanno intuire come le soluzioni della gamma MyCreation diano un contributo anche in chiave sostenibilità ecologica. Non solo perché ogni prodotto ha la rispettiva impronta di carbonio tracciabile e perché il design modulare permette di smontare gli apparecchi al termine del loro ciclo di vita. A ridurre le emissioni di anidride carbonica concorre anche la produzione locale che determina un minor impatto per il trasporto dei prodotti, mentre la realizzazione di soluzioni su misura elimina la necessità di scorte e lo spreco di materiale destinato a rimanere inutilizzato.

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