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Spreco alimentare, la risoluzione parlamentare di Ultima generazione e M5S: “Obblighi per le aziende e consumatori informati”


di Ultima Generazione

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Sì è tenuta il 29 maggio scorso, nella sala stampa della Camera, la conferenza congiunta tra Ultima Generazione e il deputato del Movimento 5 Stelle, Alessandro Caramiello, per presentare la risoluzione a sua firma contro lo spreco alimentare. La risoluzione rappresenta un passo cruciale per concretizzare le proposte della campagna “Il Giusto prezzo”. Relatori, oltre a Caramiello, saranno Michele Giuli di Ultima Generazione, Federica Ferrario di Terra! e Federico Valentini di Recup Roma.

Le richieste al centro del dialogo

In particolare, l’incontro con il Movimento 5 Stelle ha prodotto una Risoluzione che impegna il Governo ad adottare iniziative normative volte:

  • a introdurre obblighi vincolanti per le aziende, come il divieto di distruzione delle eccedenze alimentari ancora commestibili;
  • a introdurre target misurabili, quale la riduzione del 50% dello spreco alimentare entro il 2030, per migliorare il controllo e l’efficacia della normativa;
  • a promuovere campagne di sensibilizzazione su larga scala per educare consumatori e imprese su pratiche sostenibili;
  • a fornire supporto alle infrastrutture locali, tramite la creazione di programmi di finanziamento per le organizzazioni che gestiscono la redistribuzione alimentare, migliorando la logistica e le capacità di stoccaggio;
  • a introdurre obblighi vincolanti per produttori, distributori e ristoratori, con sanzioni significative per chi non rispetta le norme sullo spreco alimentare, in particolare sulla distruzione di cibo ancora commestibile;
  • a elaborare misure per contrastare l’obsolescenza programmata dei prodotti;
  • ad attuare un miglioramento della catena produttiva, tramite promozione di una gestione più efficiente delle risorse fin dalla fase di progettazione dei prodotti;
  • a obbligare i produttori a una maggiore trasparenza, fornendo ai clienti una scheda su qualità e caratteristiche ambientali di prodotti e imballaggi;

Una sfida oltre gli schieramenti

«Non ci interessa il colore politico di chi ci ascolta, ma l’urgenza di agire», sottolinea Giulio, attivista del movimento. «La crisi climatica e quella sociale sono due facce della stessa medaglia: servono scelte coraggiose, e la politica smetta di nascondersi dietro ai “limiti del mercato”».

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Quali i prossimi passi? Considerato che l’Italia è il terzo Paese europeo per tonnellate di cibo sprecato ogni anno, riteniamo fondamentale agire su tutte le cause che portano alle eccedenze produttive che si generano principalmente nei seguenti casi: quando la produzione è superiore alla domanda; a causa degli standard estetici: molti prodotti infatti, pur essendo perfettamente commestibili, vengono scartati perché non soddisfano determinati criteri imposti dalla Grande Distribuzione Organizzata che richiede solo determinate pezzature e standard estetici ai prodotti alimentari. È necessario cambiare approccio e ricominciare a commercializzare anche il cibo che non rientra nei canoni di marketing cui siamo abituati.

Questa Risoluzione è un primo passo che apprezziamo ma intanto continueremo a presidiare il territorio con azioni nonviolente finché non vedremo fatti concreti.

Cosa chiediamo?

PROTEGGERE I RACCOLTI: L’agricoltura italiana sta affrontando una crisi senza precedenti. Siccità, ondate di calore, grandinate e alluvioni devastano i campi, compromettendo raccolti e coltivazioni. Dobbiamo proteggere i raccolti e, per farlo, è necessario promuovere una transizione verso un nuovo sistema agricolo che sia resiliente e sostenibile economicamente ed ecologicamente.

AGGIUSTARE I PREZZI: Il costo degli alimenti nei supermercati sta diventando insostenibile, mentre ai produttori arriva solo una minima parte del prezzo finale. Chiediamo alle Istituzioni di intervenire immediatamente per garantire un giusto prezzo al cibo, equo per chi compra e per chi produce.

FAR PAGARE I RESPONSABILI: Chi rompe paga. Vogliamo che a finanziare questa transizione verso un sistema agricolo più sostenibile non siano le nostre tasse ma siano, piuttosto, gli extraprofitti dei reali responsabili della crisi attuale – la finanza, la GDO, i top manager delle multinazionali del cibo e l’industria del fossile.



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