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IA e lavoro, la vera sfida è colmare il divario delle competenze


CREMONA –  In Lombardia, cuore pulsante dell’economia italiana, il mercato del lavoro sta cambiando pelle. E lo fa rapidamente. Se il tasso di occupazione regionale ha toccato il 69,4% nel 2024 — ben oltre la media nazionale del 62,2% — è chiaro che la domanda di lavoro non è il problema.

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La vera sfida, semmai, è la qualità dell’offerta e la sua capacità di stare al passo con una trasformazione tecnologica sempre più rapida e spiazzante. Secondo l’elaborazione di Hays Italia sui dati Unioncamere-Anpal (sistema informativo Excelsior), da maggio a luglio 2025 le imprese lombarde prevedono 270.910 nuove assunzioni. Milano guida la corsa con 122.440 ingressi, seguita da Brescia (33.920) e Bergamo (26.120); Cremona si attesta, invece, a quota 7.170.

Ma oltre ai numeri, contano le competenze. E qui sta la sfida. L’intelligenza artificiale — in particolare quella generativa — è già una protagonista del mondo del lavoro. Se nel 2023 solo il 20% dei professionisti dichiarava di utilizzare strumenti basati su IA, nel 2024 la percentuale è salita al 43%.

Il timore che l’automazione potesse ‘rubare’ posti di lavoro è stato progressivamente sostituito dalla consapevolezza che, in realtà, si tratta di un’enorme opportunità di trasformazione. Ma con una trappola: distinguere tra veri esperti e ‘improvvisati del prompt’. Le aziende, infatti, tendono a concentrarsi su impieghi tattici dell’IA — automazione di task ripetitivi, supporto alla produttività — trascurando lo sviluppo di strategie più ampie che integrino la tecnologia nei modelli di business. Il risultato? Una corsa all’adozione che spesso manca della necessaria visione di lungo periodo e che alimenta la confusione tra competenze reali e nominali.

A questo si aggiunge il nodo, ancora più profondo, del disallineamento tra domanda e offerta di competenze. La rapidità dell’innovazione tecnologica sta allargando lo skill gap in quasi tutti i settori strategici: Tech, Finanza, Ingegneria, Manifattura e Life Sciences.

Secondo Hays, il mismatch è ormai strutturale: il 50% della forza lavoro globale ha oltre otto anni di esperienza, mentre nei nuovi hub digitali (dalla Polonia all’India fino alla Malesia) prevalgono talenti under 30 con meno di tre anni di esperienza. È una geografia delle competenze che mette in crisi i modelli di recruiting (cioè il processo di reclutamento delle risorse) tradizionali.

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Per colmare questa discontinuità, le aziende dovranno abbandonare la logica del ‘ready to work’ (capacità di ricerca autonoma di un impiego) e investire in strategie di ‘hire-train-deploy’: cioè assumere candidati promettenti, formarli rapidamente e impiegarli in nuovi ruoli critici. È una rivoluzione per il settore della risorse umane, che impone velocità, flessibilità e capacità predittiva.

Considerando che Cremona rappresenta circa il 2,6% delle nuove assunzioni previste in Lombardia per il trimestre maggio-luglio 2025, e applicando questa proporzione alla stima nazionale di nuovi posti legati all’IA, si potrebbe ipotizzare la creazione di diverse centinaia di posizioni nella provincia nel prossimo periodo. Sebbene non siano disponibili dati specifici per la provincia di Cremona, le tendenze regionali e nazionali indicano una crescita significativa delle opportunità lavorative legate all’IA.

Le imprese locali, specialmente nei settori manifatturiero e agroalimentare, potrebbero beneficiare dell’adozione di tecnologie IA, generando nuove posizioni e richiedendo competenze specializzate.

L’analisi di Hays Italia conferma, inoltre, una tendenza sempre più marcata: le aziende che vogliono restare competitive devono investire nei propri talenti. E lo stanno facendo. L’85% delle imprese italiane prevede di aumentare gli investimenti in risorse umane e formazione nel 2025. Le priorità? Il 41% dei fondi sarà destinato a programmi formativi, il 40% a iniziative per la retention e il 31% alla riorganizzazione dei team.

Ma non basta aggiornare i saperi: serve anche prendersi cura delle persone. L’equilibrio tra vita privata e lavoro, il benessere mentale e le politiche di diversity & inclusion non sono più voci accessorie nei bilanci sociali, bensì parametri di valutazione economica a tutti gli effetti. In un contesto in cui il capitale umano rappresenta la risorsa più scarsa e preziosa, la capacità di attrarre e trattenere talenti dipenderà sempre più da quanto un’azienda saprà essere human-centric.

Il 2025, dunque, non sarà solo un altro anno di crescita o contrazione economica. Sarà un banco di prova per la visione strategica delle imprese italiane. La tecnologia — IA in testa — sarà un acceleratore, ma anche un moltiplicatore delle criticità esistenti. E la Lombardia, che più di altre regioni guida il cambiamento, dovrà fare da laboratorio di nuove soluzioni. Investire in formazione continua, distinguere il vero know-how dal rumore di fondo, mettere al centro il benessere delle persone: sono questi i pilastri su cui costruire il lavoro del futuro. Perché, come sempre accade nei momenti di svolta, non vince chi corre di più, ma chi sa dove sta andando.

LE UNIVERSITÀ ITALIANE PUNTANO SULLA IA

In Italia, l’interesse per l’intelligenza artificiale ha portato numerose università a introdurre corsi di laurea specifici in questo ambito. Secondo una rilevazione dell’Associazione italiana per l’intelligenza artificiale (AIxIA), sono stati censiti 45 corsi di laurea in IA distribuiti in 53 atenei italiani, comprendendo lauree triennali, magistrali e a ciclo unico.

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Ecco alcune delle principali università del Nord Italia che offrono corsi dedicati all’IA. Università degli Studi di Milano-Bicocca, Milano Statale e Pavia collaborano per offrire un corso di laurea triennale in ‘Science in Artificial Intelligence’, interamente in inglese e con sede amministrativa a Pavia.

L’Università Bocconi di Milano propone un corso di laurea magistrale in ‘Artificial Intelligence’, focalizzato su machine learning, deep learning e natural language processing.

L’Università Iulm di Milano offre il corso di laurea magistrale in ‘Intelligenza Artificiale, Impresa e Società’, con un approccio interdisciplinare che integra IA e marketing.

L’Università di Bologna dispone di un corso di laurea magistrale internazionale in ‘Artificial Intelligence’, erogato in lingua inglese.

L’Università di Modena e Reggio Emilia (Unimore) ha attivato il corso di laurea magistrale in ‘Artificial Intelligence Engineering’, focalizzato sull’ingegneria dell’IA.

L’Università di Trento offre la laurea magistrale in ‘Artificial Intelligence Systems’, con quattro curricula distinti.

E l’Università di Torino propone corsi triennali e magistrali in IA, oltre a un Master in Etica e Intelligenza Artificiale.

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Oltre ai corsi di laurea, molte università italiane stanno introducendo master e programmi post-laurea focalizzati sull’IA. Insomma: l’Italia sta rapidamente ampliando la sua offerta formativa in intelligenza artificiale, con corsi disponibili in numerosi atenei distribuiti su tutto il territorio nazionale.





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