«L’inasprimento delle barriere doganali potrebbe sottrarre quasi un punto percentuale alla crescita mondiale nell’arco di un biennio». E negli Stati Uniti «l’effetto stimato è circa il doppio». Lo ha detto il Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta nelle Considerazioni finali, in occasione della presentazione a Palazzo Koch della Relazione annuale relativa al 2024. Parte dalle dispute commerciali e dai conflitti in atto che stanno incrinando la fiducia a livello internazionale il discorso del governatore, che ricorda come nelle scorse settimane il Fondo monetario internazionale abbia abbassato le previsioni di crescita mondiale per il prossimo biennio a meno del 3 per cento, al di sotto della media dei decenni scorsi. Panetta ricorda che i dazi «potrebbero comportare una minore domanda di lavoro e un aumento delle pressioni inflazionistiche, in una fase già caratterizzata da aspettative di inflazione in rialzo. Stanno inoltre incidendo negativamente sulla fiducia di famiglie e imprese, con possibili ripercussioni su consumi e investimenti». (Sole 24 Ore)
L’annuncio di dazi elevati, ricorda il governatore, «sembra essere utilizzato come leva negoziale per ridefinire i rapporti economici e politici internazionali». Ma la strategia, avverte Panetta, «può comportare effetti difficili da prevedere e da gestire». I dazi attualmente in vigore negli Stati Uniti, sebbene inferiori a quelli annunciati all’inizio di aprile, restano i più elevati del secondo dopoguerra e sono causa del sensibile aumento dei dazi medi a livello mondiale.
Per eliminare alla radice la frammentazione del mercato dei capitali lungo linee nazionali per Panetta «è cruciale introdurre un titolo pubblico europeo, con un duplice obiettivo: finanziare la componente pubblica degli investimenti e fornire un riferimento comune, solido e credibile all’intero sistema finanziario. Secondo nostre stime, un mercato dei capitali integrato, con al centro un titolo comune europeo, ridurrebbe i costi di finanziamento per le imprese, attivando investimenti aggiuntivi per 150 miliardi di euro all’anno e innalzando, a regime, il prodotto dell’1,5 per cento. L’effetto sul Pil potrebbe risultare fino a tre volte maggiore se i nuovi investimenti fossero destinati a progetti ad alto contenuto tecnologico».
Negli ultimi trent’anni, ha ricordato il governatore, la produttività del lavoro nell’Unione europea è cresciuta del 40 per cento, oltre 25 punti percentuali in meno degli Stati Uniti. Dal 2019 il divario si è ampliato: in Europa la produttività è aumentata del 2 per cento, contro il 10 negli Stati Uniti, dove è stata sospinta soprattutto dai settori a tecnologia avanzata. «Questo ritardo riflette principalmente la difficoltà di innovare», sottolinea Panetta, ricordando che, in rapporto al Pil, le imprese europee investono in ricerca e sviluppo la metà di quelle statunitensi. E gran parte degli investimenti proviene da realtà attive da decenni, mentre è debole l’apporto delle aziende giovani e innovative che spesso scelgono di trasferire le attività all’estero. Sul fronte dell’intelligenza artificiale i brevetti europei sono meno di un quinto di quelli statunitensi.
Panetta ha ricordato che l’Italia ha finora ricevuto 122 miliardi di euro per il Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, e ne ha utilizzati oltre la metà. «Il pagamento delle prossime rate – ha detto il governatore – dipenderà dal raggiungimento di obiettivi relativi alla realizzazione di opere pubbliche; a tale riguardo, i dati attualmente disponibili suggeriscono l’esistenza di ritardi». L’utilizzo dei fondi del Pnrr ha sostenuto l’economia negli ultimi anni, ricorda Panetta. «Gli interventi previsti per il biennio 2025-26 potrebbero innalzare il prodotto dello 0,5 per cento. In una fase di debolezza ciclica – ha sottolineato Panetta – è essenziale procedere con determinazione nella loro attuazione».
«I dati di bilancio e le valutazioni di mercato» delle banche italiane «confermano la forza del sistema» che «nel suo complesso» ha una «patrimonializzazione solida, superiore alla media europea», ha ribadito il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, nelle sue considerazioni finali. le fusioni servano a creare valore per le banche. Le operazioni di fusioni avviate negli ultimi mesi «devono servire a rafforzare» le banche «ed è necessario che siano ben concepite e volte unicamente alla creazione di valore». Per Panetta «creare valore significa innanzitutto offrire a imprese e famglie finanziamenti adeguati per quantità e costi», «strumenti di impiego del risparmio efficaci, trasparenti e a condizioni eque», servizi «qualificati e innovativi».
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