FOGGIA – Con le imprese sarà un confronto più protocollare. Ma prima di incontrare gli imprenditori foggiani, stamane nella sala azzurra della Camera di commercio, Emma Marcegaglia vedrà separatamente per una manciata di minuti il sindaco Ciliberti e il presidente della Provincia, Pepe. E’ previsto anche Vendola, pur se fino a ieri sera il presidente della Regione non aveva ancora confermato la sua presenza. Non ci saranno invece i sindacati di Cgil, Cisl e Uil. Riunione interna, dunque nessuno strappo diplomatico. In ogni caso le segreterie territoriali «mandano a dire» al presidente di Confindustria di «tenere maggiormente a cuore le sorti dell’occupazione al Sud» oggi che la crisi economica morde ai polpacci il già esile sistema locale. Il dibattito nazionale viene quantomai avvertito anche in periferia. I sindacati, pur tra diverse sfumature, sono divisi pure qui. Anche se Foggia da questo punto di vista viene considerato un laboratorio di «progettualità e intese» da Cgil, Cisl e Uil che si ritrovano insieme nel pacchetto di proposte di Area vasta. Emma Marcegaglia, concordano, avrà orecchie per ascoltare. Perchè viene considerata anche un’imprenditrice del Sud per i suoi investimenti a Pugnochiuso e prim’ancora nel contratto d’area (primo protocollo) con la Energy group. Qui però le posizioni dei sindacati divergono ancora: c’è la «solita» Cgil (carinerie con Epifani a parte) che critica aspramente il via libera dato da Confindustria all’accordo quadro del governo per combattere la crisi. Mentre per Cisl e Uil la direzione è quella giusta. «Aiutare la grande industria e in particolar modo la Fiat – dice Emilio Di Conza, Cisl – significa offrire un sostegno importante a due terzi degli stabilimenti che sono dislocati al Sud». Certo, le sfumature e i distinguo caratterizzano il dibattito. Il segretario della Uil, Sante Ruggiero, è «insospettito » dalle parole della vicepresidente Guidi sulle 42 ore settimanali per raddrizzare le sorti dell’economia: «Non vogliamo tornare alle 35 ore, ma la soluzione andrebbe trovata tra i due opposti». E sulla Marcegaglia non è tenero: «Dai suoi investimenti in Capitanata non abbiamo avuto ricadute».
E’ un confronto a tappe, ma non c’è molto tempo da perdere. La Cgil che si avvia verso l’ennesimo sciopero generale contro il governo (4 aprile) scodella le cifre preoccupanti in Capitanata: 3mila fra cassintegrati e mobilità, altri 2mila posti di lavoro a rischio tra i contratti a termine del pubblico impiego. «Situazioni di crisi che meriterebbero una risposta diversa dal governo, ma anche da Confindustria», riflette il segretario della Cgil, Nicola Affatato. E qui la posizione del Mezzogiorno diventa strategica per modulare interventi di politica economica «che invece – aggiunge ancora Affatato – continuano a essere dirottati alle regioni del Nord, come nel caso dei fondi Fas (aree sottosviluppate: ndr)».
La visita di Emma Marcegaglia a Foggia si situa nel solco di una tradizione confindustriale ormai consolidata in Capitanata, questa volta però c’è qualcosa di diverso: c’era ben altra tensione ai tempi di D’Amat o (2000) e di Montezemolo (2006). Ripartire dalla rivalutazione del lavoro e non dal suo progressivo smantellamento, è questa per i sindcati la strada maestra per rimettersi a camminare. La pensano così anche le imprese foggiane: si ricordano in tal senso i recenti appelli degli edili agli enti locali per l’apertura di nuovi cantieri. Far girare l’economia diventa il motivo conduttore di questa visita in un momento cruciale per il sistema Paese.
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