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La strategia europea su startup e scaleup: un passo avanti, un’opportunità mancata


La nuova strategia su startup e scaleup “Choose Europe to Start and Scale” presentata dalla Commissione europea rappresenta un passo importante verso un’Europa più competitiva e innovativa. Il documento riconosce con chiarezza la centralità dell’ecosistema imprenditoriale high-tech per lo sviluppo economico e competitivo dell’Europa e identifica correttamente una serie di limiti, tra cui il doppio gap di risorse finanziarie, sia nella fase di validazione del mercato sia nella crescita verso dimensioni significative.

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La risposta della Commissione è articolata in cinque aree strategiche – dall’ambiente favorevole all’innovazione all’attrazione di talenti, dai finanziamenti alle infrastrutture – che offrono un quadro coerente di interventi. Spiccano lo sforzo per ridurre la burocrazia, l’impegno a uniformare tipologie di impresa e definizioni, e l’istituzione dello Scaleup Europe Fund.

Sono misure che l’ecosistema imprenditoriale europeo aspettava e che possono fare la differenza.

Il rischio della dispersione

Il limite principale di questa strategia non sta nella qualità delle singole proposte, ma nella loro ampiezza. Senza un focus chiaro e distintivo, il rischio è che un piano così articolato si trasformi in un elenco di buone intenzioni, con il pericolo che le azioni più urgenti e trasformative si perdano o vengano attuate senza incisività. 

E qui emerge l’opportunità mancata più significativa.

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È condivisibile l’ambizione di fare dell’Europa l’ambiente migliore al mondo per lanciare e far crescere grandi aziende. Ma non si specifica che tipo di grandi aziende vogliamo far crescere. Estrattive e deresponsabilizzate, o etiche, prosociali, attente all’ambiente e alla società?

In 21 pagine di documento strategico, non c’è una sola menzione dell’imprenditorialità sostenibile e responsabile. Una lacuna sorprendente, soprattutto considerando che l’Europa potrebbe essere – e in parte già è – leader mondiale proprio in questo ambito.

L’occasione strategica

Non è una questione ideologica o etica, ma strategica. I segnali sono chiari: dal crollo delle vendite Tesla in Europa, alle campagne di boicottaggio dei prodotti americani in Canada, alla riduzione del turismo verso gli Stati Uniti, i consumatori e le imprese scelgono sempre più in base all’impatto sociale e ambientale. L’attenzione per questi temi distingue già oggi l’Europa nel panorama globale, eppure la strategia non ne fa un elemento differenziante.

Focalizzare la crescita dell’ecosistema imprenditoriale sull’impatto sociale e ambientale non sarebbe solo una scelta coerente con i valori europei, ma un’azione di differenziazione strategica. L’Europa potrebbe porsi sempre più come lo spazio in cui l’imprenditorialità coniuga crescita e responsabilità.

Il Green Deal, il Digital Services Act, la normativa ESG: l’Europa sta già impegnandosi per un modello economico più sostenibile. Manca però il coraggio di fare di questa visione il cuore della politica industriale per le startup e non solo.

La strategia della Commissione è un buon punto di partenza. Ma per essere davvero trasformativa, dovrebbe osare di più. Dovrebbe focalizzarsi su un numero minore di azioni e fare dell’Europa non solo un luogo migliore dove fare startup, ma il luogo dove fare le startup migliori, per l’economia, la società e l’ambiente.

 

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