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Confindustria, il patto di Bologna


È Bologna ad ospitare l’assemblea annuale di Confindustria, una scelta fortemente simbolica e voluta dal nuovo presidente Emanuele Orsini per riportare al centro dell’attenzione il legame tra imprese, territori e politica industriale. La decisione di lasciare i palazzi romani è stata chiara: l’industria italiana – e in particolare la manifattura – vuole uscire dai salotti istituzionali e tornare dove si produce valore.

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Alla Fiera di Bologna erano presenti la premier Giorgia Meloni, una nutrita rappresentanza del governo e la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, testimoniando l’importanza del confronto tra istituzioni e sistema produttivo in un momento di grande trasformazione.

Le 5 sfide strategiche di Confindustria

Durante l’assemblea, Confindustria ha messo nero su bianco cinque grandi sfide che l’Italia industriale deve affrontare nel breve e medio periodo. Non si tratta solo di richieste, ma di una roadmap strategica per garantire competitività e coesione sociale.

Economia

27 Febbraio 2025

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Prima cosa si vuole andare verso una politica industriale integrata nazionale ed europea con l’Italia – ha detto Orsini – che ha bisogno di “una visione industriale a lungo termine”, non di bonus temporanei o misure frammentate. Servono filiere strategiche, incentivi stabili, e una governance pubblico-privata più efficace.

La transizione ecologica sostenibile e accessibile: le imprese chiedono certezze normative e supporto concreto per gli investimenti green. Orsini ha criticato la direttiva europea sulle case green e le scadenze irrealistiche per le emissioni: «Non si può fare la transizione con le imprese contro».

La competenza e il capitale umano visto come una delle urgenze maggiori per Confindustria, con la carenza di personale tecnico qualificato. Orsini ha parlato di un “mismatch drammatico” tra scuola e lavoro. Confindustria punta su una rivoluzione degli ITS e su forme di apprendistato moderne.

Innovazione e digitalizzazione reale: gli investimenti in AI, digitalizzazione e supercalcolo devono coinvolgere le PMI e non restare confinati ai grandi poli. Il Tecnopolo di Bologna è un’eccellenza, ma “non deve essere una cattedrale nel deserto”, ha ammonito Orsini.

Infrastrutture fisiche e sociali: a partire dal Passante di Bologna, il sistema infrastrutturale italiano ha bisogno di velocizzazione. Ma anche l’infrastruttura sociale – come casa, trasporti e welfare urbano – è fondamentale per trattenere talenti e favorire crescita diffusa.

Richieste al Governo: meno burocrazia, più coraggio

Le richieste avanzate da Orsini al Governo sono state esplicite:

  • Snellire la burocrazia e abbattere gli ostacoli alla realizzazione di impianti produttivi, infrastrutture e progetti PNRR.
  • Definire un piano strategico per l’energia, che protegga la competitività del settore manifatturiero.
  • Aumentare il supporto all’export e tutelare le imprese italiane dai rischi geopolitici (come i dazi o le tensioni sul commercio internazionale).
  • Valorizzare la contrattazione aziendale, con incentivi fiscali per la produttività e la formazione.

Le risposte del Governo: apertura e primi impegni

Il premier Giorgia Meloni ha risposto con toni concilianti ma decisi: «Abbiamo bisogno delle imprese per costruire un’Italia che non sia solo stabile, ma anche competitiva».

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Nel suo discorso, ha sottolineato che il governo sosterrà il completamento del Passante di Bologna come infrastruttura nazionale prioritaria. Come sia in via di approvazione un fondo triennale per la transizione energetica delle PMI, gestito dal Ministero delle Imprese.

Ancora che si lavorerà con il MEF e il Ministero dell’Istruzione su una “Agenda Nazionale ITS”, per raddoppiare gli iscritti entro il 2027 e che verrà aperto un tavolo con le città metropolitane per affrontare i temi della casa e della coesione urbana, a partire da Bologna.

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Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha anche annunciato che l’Italia porterà in sede europea una proposta per un “Patto europeo per la manifattura”, che superi l’attuale visione focalizzata solo sulla sostenibilità ambientale e integri anche il principio della sostenibilità industriale.

Bologna tra eccellenza e modello

Al centro dell’attenzione anche il Tecnopolo di Bologna, fiore all’occhiello della ricerca europea su supercalcolo e AI. Ma anche qui, Confindustria ha posto una questione strategica: come evitare che l’innovazione resti isolata?

Il sindaco Matteo Lepore ha chiesto che casa, trasporti e servizi urbani vengano messi al centro di un grande piano di investimento UE e nazionale: «Se vogliamo attrarre 3.000 ricercatori, dobbiamo essere in grado di farli vivere bene».

Un nuovo patto industriale è possibile?

L’assemblea di Confindustria 2025 ha chiarito che il sistema produttivo non vuole solo “essere ascoltato”, ma guidare una trasformazione strutturale dell’economia italiana. Le sfide individuate sono complesse, ma precise. Il Governo ha risposto con disponibilità, ma ora i riflettori si spostano sulle scelte concrete dei prossimi mesi.

Perché, come ha detto Orsini in chiusura: «O si governa il cambiamento, o lo si subisce. E il tempo, per chi produce, vale più dell’oro».

 


FOTO: Ansa

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