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Un agrivoltaico avanzato in Friuli Venezia Giulia – CafeTV24


Aziende agricole che producono energia rinnovabile mantenendo la fertilità dei suoli sottostanti, integrando in modo significativo il reddito dell’impresa, rafforzandone la competitività. È quanto ci si ripromette di studiare a Palazzolo dello Stella, presso l’azienda Weldan, con l’impianto di agrivoltaico avanzato presentato da Ape Fvg, in collaborazione con Ersa (nell’ambito del Sissar), Università di Udine, Akren e Cet Eletronics. Un impianto dimostrativo di circa 600 metri quadrati, dalle caratteristiche uniche in Europa e posizionato su seminativi e vigneto (biologico).

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L’impianto è stato installato in un campo dell’azienda agricola Weldan, di proprietà di Walter Bagnarol, che ha raccontato come si è avvicinato all’agrovoltaico: «Avevamo la necessità di risolvere tre problemi: limitare la peronospora della vite, incrementare e diversificare il reddito agricolo, migliorare il nostro impatto ambientale».

Agrivoltaico avanzato

Si parla di agrivoltaico, altra cosa rispetto al fotovoltaico a terra, poichè si concretizza un utilizzo duale del suolo agricolo, con pannelli solari installati su strutture sopraelevate che consentono la prosecuzione delle attività agricole sottostanti. Uno degli aspetti sottolineati nel corso della presentazione, infatti, è l’importanza di progettare un impianto agrivoltaico “su misura” che si adatti alle diverse situazioni agrarie, che si integri con le pratiche colturali in uso e con le attrezzature disponibili in azienda. Ciò permette di massimizzare i risultati produttivi, sia della componente energetica che di quella agricola, riducendo al minimo gli investimenti. Inoltre, l’installazione è “cemento-free” perché i pali sono solo piantati nel terreno, in modo da garantire il completo ripristino del suolo a fine ciclo dell’impianto.

«Oggi viviamo in un mondo assai complesso, che rende ancor più inquinato e difficile il rapporto fra cittadini e Istituzioni. Nel caso degli impianti fotovoltaici, molto spesso, si tende a equivocare fra quelli che sono delle vere e proprie officine elettriche e quelli che possono, grazie a un percorso assai impegnativo, fregiarsi del termine di agrifotovoltaico avanzato. Ovviamente si tratta di due iniziative totalmente diverse, con dimensioni, produzioni e impegni di ordine ambientale ed economico assai distanti fra loro – ha evidenziato il presidente di Ape Fvg, Loreto Mestroni -. L’obiettivo di Ape Fvg assieme ad Ersa Fvg e ai partner di progetto, grazie al sostegno dell’assessore Stefano Zannier, è quello di contribuire a fare chiarezza e, nel caso specifico, di rappresentare in maniera estremamente efficace e corretta cos’è un impianto agrifotovoltaico avanzato, come funziona e quali sono i vantaggi sia per le diverse colture che per la sostenibilità ambientale».

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Come ha dichiarato Maurizio Commodi di Akren, la società bolognese che si è occupata dello studio e della realizzazione: «Non si può progettare un impianto agrivoltaico senza considerare le colture che si faranno sotto i moduli: ogni tipologia richiede una configurazione diversa, anche strutturalmente. È per questo che la progettazione deve essere condivisa tra chi si occupa di energia e chi di agricoltura».

L’agrivoltaico dimostrativo di Palazzolo, poi, è un vero e proprio laboratorio in cui grazie alla sensoristica installata vengono svolte attività di ricerca e sviluppo, a testimonianza del carattere fortemente innovativo e orientato allo studio delle soluzioni agrivoltaiche. Il sistema consiste in una serie di sensori installati sia sotto i pannelli che in campo aperto, in modo da poter valutare scientificamente l’impatto dell’agrivoltaico sulle colture. I sensori impiegati consentono di rilevare parametri che fino a poco tempo fa erano considerati quasi inaccessibili. Tra questi, ci sono le cosiddette “foglie elettroniche”, poi camere 3D e IA che permettono di osservare in tempo reale come cambiano microclima, crescita e salute della vite sotto i pannelli. «Data l’importanza di capire gli effetti degli impianti agrivoltaici sulle colture, per questo impianto è stato installato un sistema di monitoraggio di ultima generazione, probabilmente il più avanzato mai impiegato per questo genere di indagine, almeno in Europa», afferma Nicola Vicino di Cet Electronics.

«Il sistema vitivoltaico in corso di test è il primo passaggio per andare verso l’elettrificazione di alcune attività di coltivazione, come il carico di robot tagliaerba e per trattamenti UVC – ha osservato l’agronomo Osvaldo Tramontin -. Ci aspettiamo che il sistema agrivoltaico allenti la pressione della peronospora sulla vite, limitando la bagnatura; la prova con le cappottine potrebbe dare ulteriori elementi in questo senso».

Paolo Sivilotti, professore dell’Università degli Studi di Udine e Selena Tomada, di Ersa Fvg, hanno sottolineato che: «Nello specifico contesto della viticoltura risulta fondamentale valutare il potenziale effetto della copertura agri-voltaica sulla coltura sottostante per comprendere i potenziali benefici sinergici del sistema sul lungo termine. Sarà necessario studiare la fisiologia della pianta a 360 gradi, dall’impatto della copertura sulle fasi fenologiche alle performance quali-quantitative della varietà, tassello fondamentale per la sostenibilità economica del sistema. Sarà inoltre interessante comprendere se la copertura agri-voltaica potrà essere impiegata come soluzione di adattamento agli stress ambientali estremi, quali gelate tardive e ondate di calore estive».

Per conto di Ape Fvg, Samuele Giacometti, esperto in Gestione dell’Energia, ha illustrato i servizi offerti nell’ambito del Sistema Sissar 2025 legati alle agroenergie: «L’impianto agrivoltaico di Palazzolo dimostra il valore del Sistema Sissar, che offre alle aziende agricole regionali strumenti e consulenze gratuite per innovare. La nostra Agenzia, nella veste di soggetto erogatore di questi servizi nel campo delle agroenergie, pone l’attenzione sul fatto che prima di produrre energia serve conoscere e ottimizzare i consumi attraverso diagnosi energetiche. Solo così si possono fare scelte sostenibili e individuare strategie di decarbonizzazione a lungo termine».

«Siamo di fronte al primo vero impianto agrivoltaico che si caratterizza per la piena integrazione con l’ambiente e le risorse agricole, valorizzandole. È una visione completamente diversa da quella della mera produzione di energia elettrica con impianti fotovoltaici a terra, rispetto ai quali ci sono aspetti paesaggistici e ambientali difficili da accettare». È quanto ha dichiarato l’assessore regionale alle Risorse agroalimentari, forestali e ittiche Stefano Zannier, presente al taglio del nastro – «I vantaggi di questa tecnologia sono molteplici perché aiuta a migliorare la produzione agricola, con impianti che sono nella piena disponibilità delle imprese agricole e comportano un’integrazione al reddito indispensabile alla sostenibilità economica dell’azienda. Non siamo di fronte a operazioni di acquisto di terreni da parte di fondi finanziari per l’installazione di impianti destinati esclusivamente alla produzione di energia elettrica. Per questo la Regione sostiene queste tecnologie, consapevole che stiamo contribuendo a costruire l’evoluzione della visione agricola del futuro” ha commentato Zannier.

«L’amministrazione comunale è da anni impegnata sul nostro territorio a trovare soluzioni che vadano incontro all’esigenza di impianti sostenibili e rispettosi dell’ambiente – ha dichiarato Franco D’Altilia, Sindaco di Palazzolo dello Stella -. Insieme all’assessore Roberto Ventre valutiamo positivamente questa iniziativa di impianto agrivoltaico, che rappresenta una soluzione innovativa e sostenibile per l’utilizzo del territorio agricolo».

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