Africa, opportunità da cogliere: come le PMI italiane possono accedere ai fondi
L’interesse verso i mercati africani è in continua crescita, sostenuto da dinamiche demografiche, transizioni energetiche e nuove politiche di partenariato. Tuttavia, l’effettivo accesso delle piccole e medie imprese italiane ai fondi multilaterali e agli strumenti di cooperazione allo sviluppo resta limitato. In particolare, l’accesso ai fondi di Cassa Depositi e Prestiti – che dal 2014 è ufficialmente la banca di sviluppo italiana – nonché a quelli dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo rappresentano un’opportunità spesso sottoutilizzata pur essendo gestiti “in casa” e con meccanismi pensati per includere il sistema imprenditoriale nazionale.
Il Piano Mattei e l’azione coordinata
Il 2025 sarà l’anno dell’accelerazione internazionale del Piano Mattei, in particolare tramite il programma europeo Global Gateway e il PGII del G7. Lo ha dichiarato già lo scorso gennaio Fabrizio Saggio, coordinatore della Struttura di missione, durante l’assemblea pubblica “L’imprenditorialità in Africa a un anno dal lancio del Piano Mattei”, organizzata da Confindustria e Assafrica.
Il Piano – che coinvolge anche Angola, Ghana, Mauritania, Senegal e Tanzania – punta a valorizzare le eccellenze del Sistema Italia attraverso la creazione di partenariati reciprocamente vantaggiosi con i Paesi africani, con un focus particolare sul settore energetico. Questo ambito rappresenta un pilastro fondamentale della cooperazione, considerando che oltre 600 milioni di africani non hanno ancora accesso all’elettricità. Proprio l’energia, insieme ai settori dell’innovazione e della digitalizzazione, è stata protagonista della Fiera di Roma del 15 maggio 2025, mettendo in luce da un lato il forte interesse del settore privato a contribuire, e dall’altro la persistente opacità nella pianificazione da parte del settore pubblico.
Risorse mobilitate: CDP, SACE e SIMEST in campo
Il Piano Mattei comincia a produrre risultati concreti. Il numero uno di Cassa Depositi e Prestiti, Dario Scannapieco, ha annunciato la mobilitazione di circa 650 milioni di euro per nove progetti, sottolineando la presenza della dotazione finanziaria, ma anche l’assenza di una coordinazione delle risorse italiane ed europee.
La banca di sviluppo italiana, che dal 2014 ha stanziato complessivamente 3,5 miliardi di euro di cui il 50% in Africa, ha già aperto nuovi uffici in Egitto e Marocco, e ne aprirà altri due ad Abidjan e Nairobi, rafforzando il presidio nei Paesi target del Piano Mattei indicando che l’obiettivo è concreto e duraturo.
Importante è anche il contributo di SACE, la cui CEO Alessandra Ricci ha evidenziato che sono state garantite operazioni per 5,5 miliardi di euro, a fronte di progetti per 13 miliardi, contribuendo a salvaguardare 18 mila posti di lavoro in Italia. SACE ha attivato la c.d. Push Strategy per finanziare controparti africane in modo da facilitare l’export italiano. Anche in questo caso la presenza del governo è garantita da quattro uffici nel continente: Johannesburg, Il Cairo, Nairobi e Rabat.
A ciò si aggiunge SIMEST, il cui presidente Pasquale Salzano ha sottolineato il valore strategico del Piano come cornice di riferimento per le imprese italiane. Il Piano consente infatti alle PMI di operare in un contesto geopolitico favorevole, dove l’allargamento degli investimenti oltre il Mediterraneo è percepito anche come fattore di sicurezza.
L’esempio di Leonardo S.p.a. e B.F.
L’intesa nata tra Leonardo e Bonifiche Ferraresi è legata alla possibilità di partenariati nei Paesi già individuati dal Piano Mattei (Egitto, Tunisia, Algeria, Marocco, Costa d’Avorio, Mozambico, Repubblica del Congo, Etiopia e Kenya) ma anche nelle ulteriori nazioni individuate nel 2025 e si candida ad essere l’esempio per l’imprenditoria italiana.
Il Progetto si chiama “smart agriculture” ed è frutto dell’intesa stretta a fine novembre ed entrata ufficialmente nel novero delle opportunità create dal Piano Mattei. L’accordo è stato sottoscritto da Fabrizio Saggio, coordinatore della Struttura di missione per l’attuazione del Piano Mattei insieme a Stefano Pontecorvo, presidente di Leonardo, nonché da Federico Vecchio, per BF. L’obiettivo, sicuramente ambizioso, è diventare competitivi a livello internazionale conquistando fette del marcato africano bisognoso anch’esso di apprendere il know how imprenditoriale italiano.
La partnership ha costruito una proposta credibile, sostenibile e allineata con gli obiettivi di sviluppo della cooperazione italiana, ottenendo così il bene placet della cabina di regia.
Questo dimostra che, con il giusto supporto istituzionale e una solida strategia, anche una media impresa italiana può vincere la sfida africana diventando una multinazionale solida, supportata e innovativa.
Verso una roadmap operativa
Per superare le barriere e cogliere le opportunità, il Governo è già all’opera per rendere l’accesso ai fondi e alle collaborazioni più accessibile. La roadmap si articola in cinque punti, in via di perfezionamento:
- formazione per le PMI: corsi su come leggere e rispondere ai bandi CDP, AICS e multilaterali, scrivere progetti, costruire partenariati (progetti formazione ICE per le imprese).
- accesso semplificato ai bandi: creazione di portali unificati, modelli standard e supporto tecnico. Come già introdotti dall’istituto per il commercio estero in cooperazione con il MAECI (ice.traspare.com oppure extender.esteri. it/sito/appalti-internazionali-anticipazioni-grandi-progetti);
- presidi locali rafforzati: aumento degli uffici ICE, AICS, SACE e CDP in modo da diventare sportelli attivi sul territorio africano;
- finanza agevolata integrata: coordinamento tra fondi AICS, SIMEST e SACE per costruire pacchetti completi come l’esperienza export.gov.it già dal 2020;
- monitoraggio e valutazione: raccolta dati sui progetti per migliorare l’efficacia delle politiche di cooperazione.
AICS E PIANO MATTEI
L’Agenzia Italiana per la cooperazione e lo sviluppo, con le sue 20 sedi, delle quali dieci in Africa, nonchè 1.400 progetti nel continente, è un attore chiave nella strategia del PM. Dei 5,5 miliardi di euro intestati al PM, 3 miliardi arriveranno dal Fondo italiano per il clima e 2,5 dai fondi per la Cooperazione allo sviluppo. Si tratta di risorse convertite al Piano Mattei proprio da quelli in dotazione all’AICS che prevedono governance e procedure consolidate.
AICS opera già in quasi tutti i settori richiamati dal Piano Mattei: istruzione, ricerca e innovazione, salute, digitale, e in particolare in progetti in tema di formazione professionale, agricoltura e sviluppo rurale.
La partecipazione alle procedure di gara nei bandi AICS è spesso complessa: richiedono competenze nella redazione di proposte, nella gestione amministrativa e nella rendicontazione finanziaria. Un altro ostacolo è linguistico e culturale: i bandi AICS sono redatti in italiano, ma per operare efficacemente in Africa è necessario padroneggiare il contesto locale, le lingue di lavoro (francese, inglese, portoghese) e instaurare relazioni solide con partner africani e istituzioni pubbliche.
Infine, manca spesso la consapevolezza delle imprese italiane sulle opportunità esistenti. I fondi per la cooperazione oggi indirizzati al Piano Mattei, pur essendo pensati per sviluppare partnership inclusive, non sempre raggiungono in modo efficace le PMI, che non li percepiscono come strumenti compatibili con la loro missione commerciale.
Cosa offre AICS alle imprese
I bandi AICS sono pubblicati sul sito ufficiale dell’Agenzia e diffusi attraverso la rete delle ambasciate e degli uffici ICE. La loro struttura include linee guida tecniche, requisiti di partecipazione e modalità di presentazione delle proposte progettuali. Sulla spinta del progetto Mattei, AICS ha aperto i suoi strumenti anche al mondo privato profit, riconoscendo il ruolo centrale delle imprese nella generazione di occupazione e crescita negli stati target. Si pensi, ad esempio, al bando da 180 milioni per la concessione di contributi a iniziative promosse da Enti Territoriali e Società Civile chiuso il 10 Giugno scorso e dichiaratamente etichettato come primo atto del Piano Mattei. Il bando stesso, infatti, ne recepisce le priorità tematiche quali la formazione professionale e l’energia nonché l’obiettivo geografico: l’Africa ha l’85% dei fondi.
L’Agenzia, avendo di fatto subito un vincolo di destinazione da parte del Governo, dovrebbe – sino a nuovo ordine- trattare i fondi destinati al piano Mattei come fatto sin ora e cosi tramite bandi per il settore privato, rivolti a imprese italiane che propongano iniziative imprenditoriali con impatto sociale e ambientale; contributi a fondo perduto per progetti che rispondano agli obiettivi dell’Agenda 2030; finanziamenti combinati con SIMEST e CDP, per abbattere il rischio; partenariati pubblico-privati, che uniscano imprese, enti locali e organizzazioni non governative.
Conclusione
L’Africa rappresenta una sfida, ma anche una straordinaria opportunità per il tessuto imprenditoriale italiano. Serve, però, un cambio di passo e i fondi del Piano Mattei, se adeguatamente utilizzati, possono divenire un volano per creare valore condiviso, posizionare le nostre imprese nei mercati emergenti e dare concretezza e più sicurezza all’Italia.
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