Il microcredito come strumento essenziale per promuovere l’inclusione sociale ed economica dei più fragili. In Sardegna, l’iniziativa promossa da Anolf (Associazione Nazionale Oltre Le Frontiere) Sardegna e dalla CISL sarda punta a sostenere l’autoimpiego e la creazione di impresa tra cittadini stranieri, giovani e persone vulnerabili, offrendo non solo accesso al credito, ma anche accompagnamento, formazione e supporto continuo.
Nel corso dell’incontro “Microcredito e inclusione. Strumenti finanziari per l’integrazione degli immigrati” organizzato ieri a Cagliari presso il Banco di Sardegna, sono stati presentati i primi risultati del progetto: storie di inclusione, lavoro e rinascita, rese possibili grazie alla microfinanza sociale. Tra queste, quella di Mohamed Gaye, giovane imprenditore agricolo, ospite stamattina a Radio Kalaritana, insieme a Genet Woldu Keflay, presidente dell’Anolf Sardegna.
«Grazie al microcredito – racconta Mohamed – ho potuto acquistare materiali, investire e oggi ho una mia azienda agricola. Questo strumento non è solo un aiuto economico: dà fiducia, dignità, indipendenza». L’impegno di Mohamed non si ferma alla produzione, ma prosegue nelle scuole, coinvolgendo i bambini in progetti sull’agricoltura biologica, per trasmettere conoscenza e consapevolezza del valore della terra. «Per me l’agricoltura è vita, è il futuro – continua Mohamed – Ho scritto un libro, “Dalla terra al sogno” per raccontare la mia esperienza e dare un messaggio ai giovani, sia sardi che stranieri: tornare alla terra è possibile, e la terra dà tanto».
«Il microcredito – spiega Genet Woldu Keflay – si inserisce pienamente negli obiettivi dell’Agenda 2030: garantire un lavoro dignitoso e inclusivo significa creare opportunità reali di autoimpiego, anche per chi solitamente non ha accesso ai canali finanziari standard. Anolf – continua – svolge un ruolo attivo in questo percorso, affiancando le persone straniere nell’informazione, nella formazione e nell’accesso al credito». L’organizzazione «è iscritta all’albo nazionale dei tutori del microcredito e fornisce un accompagnamento costante, soprattutto a persone fragili come donne migranti, vittime di tratta o di violenza, aiutandole a ricostruire un futuro di dignità e autonomia».
Uno strumento fondamentale anche per valorizzare il potenziale dei giovani migranti: «Spesso arrivano con competenze non formalizzate – continua la presidente- ma grazie a percorsi di formazione possiamo trasformare quel sapere in un’attività imprenditoriale vera, permettendo loro di diventare una risorsa per l’intera comunità». A soli due mesi dall’avvio del progetto, cinque richieste di microcredito sono già in corso, di cui due già finanziate. «Stiamo creando nuove opportunità – conclude la Keflay – valorizzando terre abbandonate e sostenendo chi vuole mettersi in gioco, in particolare i giovani. In Sardegna ci sono spazi e risorse da recuperare, e queste esperienze mostrano che un futuro inclusivo e sostenibile è possibile».
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