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Connact, quei 10 mila miliardi nei conti correnti degli europei: “Per investire nel rischio, accettare l’idea della perdita”


Bruxelles – L’Unione dei risparmi e degli investimenti, la cui proposta è prevista entro la fine del 2025, dovrà dare risposta ad un dilemma che attanaglia i policy makers di Bruxelles: “Come convincere i risparmiatori europei a investire nelle aziende europee?”. Incentivi, garanzie europee, una supervisione unica per tutti i Paesi membri: idee che la Commissione ha messo sul tavolo, ma che rischiano di rimanere svuotate se a cambiare non sarà la cultura del ‘rischio zero’ divenuta dominante dopo le crisi del 2008 e del 2012.

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Non si tratta di spiccioli, ma di 10 mila miliardi di euro fermi nei conti correnti dei cittadini, un capitale che potrebbe dare l’impulso che l’Ue cerca disperatamente per rilanciare la competitività del vecchio continente. Di come metterli in circolo, ne hanno discusso rappresentanti delle istituzioni europee e operatori del settore in occasione dell’evento Connact Finance & Insurance dal titolo “Il piano Ue per investire i risparmi degli europei nelle aziende europee”.

La palla è ancora nelle mani della Commissione, che ha aperto una consultazione pubblica – fino al 10 giugno -, in modo da ricevere input validi per redigere la proposta legislativa. In particolare, il file è sul tavolo della commissaria Ue per i Servizi finanziari, Maria Luís Albuquerque. Lauro Panella, membro del gabinetto della commissaria portoghese, parte da un presupposto che è alla base del mondo della finanza, e cioè che “se vogliamo accettare l’idea che questo continente investa nel rischio, dobbiamo accettare l’idea della perdita“. Una perdita “che non può scaricarsi sul bilancio pubblico”.

Lauro Panella, membro del gabinetto della commissaria europea MariaLuís Albuquerque

La cultura finanziaria europea è diversa da quella oltreoceano: “Dobbiamo cercare una strada europea, non solo prendere ad esempio gli Usa“, sostiene Panella. Dove il rischio è concepito in modo molto diverso e permea la quotidianità dei cittadini . Basti pensare – ricorda Panella – che “viviamo nell’unico continente nel pianeta con pensioni pubbliche, sanità pubblica, scuole pubbliche”.

Come sottolinea Giovanni Crosetto, eurodeputato di Fratelli d’Italia, “serve una svolta culturale” legata alle paure del rischio, da imprimere attraverso “un’educazione finanziaria partendo dalle scuole“. Vanno messi alle spalle, dal punto di vista normativo, gli ultimi 15 anni improntati al rischio zero per banche, intermediari e investitori.

Giovanni Crosetto, eurodeputato FdI

Ma anche quando decidono di investire nelle imprese, i cittadini europei investono solo il 15 per cento del loro totale in Europa, mentre l’85 per cento all’estero. Soprattutto negli Stati Uniti, dove invece il 75 per cento degli americani investe a casa propria. Perché le imprese americane sono “più produttive”, spiega Panella. Perché “l’investitore va dove si guadagna di più” e “investire lì dà più remunerazione”, aggiunge Gaetano Pedullà, eurodeputato del Movimento 5 Stelle.

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Per il pentastellato, il presupposto di partenza è però un altro: “In Italia e in Europa non si risparmia più perché abbiamo condizioni generali di lavoro e economiche che non lo consentono”, sostiene. E dunque, per aumentare la quota di investimenti nelle aziende europee prima di tutto “dobbiamo allargare la base dei risparmiatori“. La questione degli investimenti è necessariamente legata a quella del bilancio pluriennale dell’Unione. In cantiere c’è quello per il periodo dal 2028 al 2035: Giuseppe Lupo, eurodeputato del Partito democratico, avverte che “a partire dal 2028 dobbiamo cominciare a rimborsare gli interessi del Next Generation EU“. Un salasso che sottrarrà “tra i 25 e i 30 miliardi l’anno” al bilancio, se non saranno previste ingenti nuove entrate proprie.

Gaetano Pedullà, eurodeputato M5S

L’altro grande tema è quello dell’armonizzazione delle norme tra i 27 e la possibilità di rendere l’Esma, l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, un vero ente di vigilanza sull’impronta della Sec americana. “Siamo disposti a perdere sovranità nazionale?”, incalza Pedullà. La questione è politica, ammette Crosetto, secondo cui “bisogna toccare questa tema in modo corretto e delicato”.

Lo sanno bene al Berlaymont (la sede della Commissione europea): “Riuscire a costruire una supervisione comune e una borsa europea comune non sarà semplice”, conferma Panella, sottolineando che l’esecutivo Ue ha “solo il potere di proposta”. Poi la palla passerà ai co-legislatori, Consiglio dell’Unione europea ed Eurocamera, e lì i nodi verranno al pettine. Nell’immediato però, la Commissione ha in serbo una carta da giocarsi per allineare i Paesi membri: le raccomandazioni per il semestre europeo, in agenda il prossimo 4 giugno. In cui – anticipa ancora Panella – sicuramente Bruxelles proverà a orientare le riforme delle capitali verso gli obiettivi della futura Unione dei Risparmi e degli Investimenti.



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