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La Cinecittà del futuro tra grandi produzioni, infrastrutture e capitale umano


Un’espansione che rafforza il ruolo di Cinecittà come polo centrale dell’audiovisivo italiano e come uno dei distretti produttivi più completi e avanzati d’Europa.

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“Non stiamo solo costruendo nuovi studi: stiamo ridefinendo cosa significa produrre cinema in Europa. Cinecittà deve diventare una macchina che lavora a pieno regime, ogni giorno, con l’eccellenza come standard minimo. Non ci interessa solo partecipare: vogliamo guidare il gioco”, dichiara Cacciamani.

Il piano si articola su sei direttrici fondamentali: ottimizzazione, qualità, sostegno, persone, diversificazione e sostenibilità.

Sei pilastri che rappresentano altrettanti ambiti strategici, ognuno dei quali concorre a delineare un modello di sviluppo in grado di tenere insieme innovazione, attrattività internazionale e radicamento nel tessuto produttivo e culturale italiano.

Sul piano economico-finanziario, i risultati attesi confermano la portata della trasformazione: ricavi commerciali e delle attività istituzionali a 51,9 milioni di euro (contro i 26,7 del 2024), EBITDA positivo a 6,3 milioni (rispetto al dato negativo di -3,3 milioni dello scorso anno), EBITDA margin al 7,5%, utile netto a 4,3 milioni (a fronte di una perdita di 11,6 milioni nel 2024) e patrimonio netto salito a 25,2 milioni di euro (dai precedenti 4,3).

Nel prossimo quinquennio, si prevede un totale di 207 milioni di euro di ricavi, 13,6 milioni di EBITDA cumulato, 7,9 milioni di utile netto e la stabilizzazione del patrimonio a 25,2 milioni. Numeri che testimoniano una strategia fondata sulla solidità e sulla sostenibilità della crescita.

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Ma non è solo questione di bilanci. Il cuore pulsante del piano resta il capitale umano, le professionalità che quotidianamente danno forma e sostanza alle produzioni. “Non possiamo costruire il futuro del cinema se non valorizziamo chi, ogni giorno, gli dà forma con idee, mani e competenze. Il capitale umano di chi lavora a Cinecittà non è una risorsa: è la nostra identità”, prosegue l’AD.

In questa direzione vanno gli investimenti su formazione, inserimento di nuove figure professionali, programmi di stage e scouting di talenti, anche attraverso il supporto di un corretto uso dell’Intelligenza Artificiale. Parallelamente, viene rafforzato il welfare aziendale, a testimonianza di una visione che mette le persone al centro di un progetto industriale a forte impatto sociale.

Sul fronte delle infrastrutture tecnologiche, sarà potenziato il Virtual Stage del Teatro 18 e ampliato il polo di post-produzione audio-video. Il laboratorio italiano di sviluppo e stampa cinematografica resterà attivo, garantendo un fiore all’occhiello raro in Europa. Il complesso dei servizi offerti dagli Studi conferma l’unicità di una fabbrica creativa che riunisce la filiera completa “dal copione al film finito”. Il potenziamento dei servizi mira a consolidare la qualità come standard operativo, a beneficio sia delle produzioni italiane che di quelle internazionali.

Anche la sostenibilità ambientale e sociale gioca un ruolo centrale: attraverso il progetto ReGeneration, Cinecittà punta alla carbon neutrality e promuove pratiche green nelle produzioni, integrando al contempo iniziative che valorizzano il cinema come strumento terapeutico e di inclusione.

Lo storico sostegno che Cinecittà apporta al sistema audiovisivo italiano, viene potenziato attraverso la valorizzazione dell’Archivio Luce, digitalizzato con oltre 70.000 filmati e 5 milioni di fotografie. Altre iniziative riguardano il rafforzamento del MIAC, la produzione di documentari e cortometraggi, la presenza ai festival internazionali e il supporto alla Direzione Generale Cinema e Audiovisivo (DGCA).

Dopo un 2024 segnato da difficoltà globali, come gli scioperi di Hollywood e gli incendi, il 2025 segna il grande ritorno delle produzioni. Cinecittà ha già accolto White Mars ed è pronta ad ospitare The Resurrection of the Christ di Mel Gibson (che si è innamorato del nuovo grande Teatro 22), The Dog Stars di Ridley Scott, Roma elastica con Marion Cotillard, il nuovo progetto di Ficarra e Picone, oltre a titoli ancora coperti da riservatezza targati Disney, Universal, Fox Nation.

Senza dimenticare le grandi produzioni che hanno scelto Cinecittà per la cura della post audio e video, come Better Man su Robbie Williams, Those About to Die di Roland Emmerich, Queer di Luca Guadagnino. Proseguono inoltre gli accordi stretti con Fremantle ed Endemol Shine.

Cacciamani auspica naturalmente un maggior ingresso di produzioni domestiche, anche con logiche di offerta a pacchetto che comprendano servizi di post produzione.

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Attivi dal 1937, gli Studi di Cinecittà offrono oggi un ecosistema operativo e creativo tra i più completi al mondo. La loro missione resta invariata: accogliere e supportare produzioni audiovisive e di qualità, ma con uno sguardo sempre più proiettato verso l’innovazione.

“Sono arrivata in una caldissima giornata di luglio – racconta Cacciamani – ma mi sono subito resa conto che era uno dei momenti più bui dell’azienda. Non è stato semplice partire, non c’era nessun accordo commerciale confermato e nessuno all’orizzonte. La preoccupazione era palpabile tra le circa 344 persone che lavorano a Cinecittà.

Intorno a noi, grazie al PNRR, crescevano maestosi teatri, ma erano tutti vuoti. E anche i conti, purtroppo, erano molto in rosso. Non c’è stato tempo per sentimentalismi o esitazioni: l’unica domanda che mi sono posta è stata: “Perché progetti che potevano essere a Cinecittà, non ci sono?”. Ho cercato di capire questo. È forse da quella riflessione che sono nati i sei pilastri del piano industriale: ottimizzazione, qualità, sostegno, le persone, diversificazione e sostenibilità ambientale e sociale. La concorrenza è aggressiva, e anche estremamente veloce. Anzi, sono pronta a scommettere che mentre noi siamo qui a parlare, qualcuno altrove sta firmando un progetto che poteva arrivare da noi

Competiamo con Paesi che applicano politiche del lavoro molto spinte, dove il costo dei materiali è bassissimo e che, anche in contesti economicamente svantaggiati, le major investono massicciamente per costruire studi e teatri altamente competitivi. Eppure, da quest’analisi è emerso un punto chiave: Cinecittà è prima per numero di servizi offerti, e si distingue per la qualità del suo capitale umano. Su queste basi ho avviato da subito una mia attività personale aggressiva, veloce, disruptive e diversificata.

Ma non possiamo ignorare che tanti talenti negli ultimi anni sono usciti dall’Italia per andare a girare altrove. Roma è Roma, certo, ma il nostro valore è in tutto il Paese. C’è poi un altro aspetto spesso sottovalutato: la professionalità dei produttori esecutivi italiani. I budget delle major – parliamo di milioni – vengono affidati a società italiane, che devono garantire trasparenza, legalità, affidabilità. Questo è un altro pilastro fondamentale su cui Cinecittà può e deve contare. È proprio grazie a questa visione che siamo riusciti a riportare qui progetti che altrimenti sarebbero finiti in Paesi come Malta, Ungheria, Spagna o anche oltre oceano. È passato quasi un anno.

Oggi posso dire con certezza che il clima è cambiato: i teatri non sono più vuoti. E forse, quelle 344 persone non sono più preoccupate come lo erano prima. I numeri che trovate nel comunicato stampa parlano chiaro. Sì, sono ambiziosi, ma sono assolutamente sostenibili.

La cosa su cui invece non ho dovuto lavorare – e questa credo sia una bella notizia – è sulla conferma dell’iconicità del brand. Perché ovunque si vada, quando si dice “Cinecittà”, anche se magari lo pronunciano male, non c’è bisogno di aggiungere nulla. Cinecittà è Cinecittà. E su questo, diciamolo, siamo un punto fermo: gli altri devono ancora lavorarci, noi ci siamo già. L’obiettivo, oggi, è confermare una crescita sana, concreta, duratura.

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E non dimentichiamo che i soci azionisti di Cinecittà, MEF e MiC, hanno sostenuto con forza il nostro percorso. Come ha detto il Ministro Giuli, quando ne parlò a novembre: Cinecittà si deve sostenere “whatever it takes”. E questo, per un manager, è una responsabilità importante. Credo che un manager debba avere un solo obiettivo e tanti doveri. Il mio obiettivo è sapere quali valori voglio rappresentare in questo mandato, e sperare che possano essere consolidati anche negli anni successivi. Penso che il vero capitale di Cinecittà non sia solo quello sociale, ma il capitale umano: quelle 344 persone che ogni giorno aprono i cancelli per proteggere un’industria che parla al mondo”.

Attenzione anche ai cortometraggi, usando una parte dei fondi prima destinati ai documentari, per corti di under 30 di 15 minuti che poi andranno su Raiplay. Poi cinema e terapia, con la fondazione Medicinema, diffondendo il media tra bambini costretti a vivere in ospedale.

Quanto al tax credit, Cacciamani sottolinea quanto funzioni quello internazionale, presentato all’American Film Market, con la speranza che quello italiano vada in risoluzione al più presto.

Con l’anniversario dei 90 anni dalla fondazione che si avvicina (2027), Cinecittà conferma la sua vocazione a essere “fabbrica della creatività italiana”, luogo in cui tecnica e immaginazione si incontrano, dove le storie che emozionano il mondo continuano a prendere vita. Un piano che è insieme rilancio industriale, rinnovamento culturale e scommessa sul futuro.



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