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Orsini (Confindustria): “Subito un Piano Industriale Straordinario per rilanciare l’economia”


Un Piano Industriale Straordinario per rilanciare l’economia europea e nazionale basato su due pilastri: supporto agli investimenti e rimozione degli eccessivi oneri burocratici a carico delle imprese. È la proposta lanciata dal Presidente di Confindustria Emanuele Orsini nel corso del suo intervento all’assemblea annuale di Confindustria tenutasi oggi a Bologna.

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Alla presenza della Premier Giorgia Meloni e della Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, Orsini ha ribadito la necessità, urgente, di un cambio di rotta delle politiche industriali europee.

“Le scelte degli ultimi anni stanno presentando un conto pesantissimo. Hanno indebolito la nostra competitività industriale, hanno messo a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro e, di conseguenza, l’intero sistema di welfare e di coesione sociale: cuore del modello europeo dal secondo dopoguerra. Bisogna intervenire subito per cambiare questa rotta”, commenta Orsini.

Dall’industria dell’automotive, al packaging, al pharma: le aziende europee pagano lo scotto delle normative per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità dell’UE e il confronto con gli altri Paesi – la Cina prima di tutti – dove le aziende non sono soggette a vincoli così stringenti.

In merito dal Green Deal, spiega il Presidente, “’errore è stato anteporre l’ideologia al realismo e alla neutralità tecnologica: ci siamo dati i tempi e gli obiettivi ambientali più sfidanti del mondo, ma senza alcuna stima degli effetti e dei costi sull’industria e sui lavoratori e le loro famiglie”.

La proposta di un Piano Industriale Straordinario

Per correggere questa situazione e non sprecare gli investimenti fatti finora, Confindustria propone un Piano Industriale Straordinario basato su due leve:

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  • gli investimenti per sostenere la capacità innovativa dell’industria, da realizzare con il contributo delle risorse pubbliche e private. Per attivarli serve un “New Generation EU per l’industria” e un mercato dei capitali realmente unico e integrato
  • le regole per rimettere al centro la competitività, l’abbattimento degli oneri burocratici e l’unione tra le tre dimensioni della sostenibilità (economica, sociale e ambientale).

Entrando nel dettaglio delle richieste, Orsini ha sottolineato l’urgenza di interventi mirati sia a livello europeo che nazionale.

Il fronte europeo

All’Europa Confindustria chiede una revisione profonda di normative considerate penalizzanti, come quelle sul packaging e il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM), oltre a una sospensione del sistema di scambio di quote di emissione (ETS) per alleggerire i costi sulle imprese.

“Il Patto di Stabilità e Crescita deve consentire un grande piano di sostegno agli investimenti dell’industria, in ogni Paese europeo. Altrimenti, non è un patto per la stabilità e la crescita. È un patto per il declino dell’Europa”, dice.

Forte è la richiesta di Orsini di rivedere la data del 2035 per lo stop ai motori endotermici, salvaguardando gli investimenti fatti e la competitività dell’industria automobilistica europea.

La revisione delle regole del Patto di Stabilità e Crescita, secondo Confindustria, dovrebbe riguardare anche gli investimenti produttivi industriali e non solo la spesa per la difesa. Orsini invoca inoltre un’accelerazione sulla conclusione di accordi di libero scambio, a partire da quello con il Mercosur (ma anche con l’Africa), e la creazione di un vero mercato unico dei capitali.

Il fronte italiano

Sul fronte italiano, il Piano Industriale Straordinario proposto da Orsini prevede misure incisive per stimolare la crescita, con un obiettivo di almeno il 2% del PIL nel prossimo triennio.

Tra le proposte fiscali spicca la necessità, evidenziata da Orsini, di potenziare l’IRES Premiale, rendendola più accessibile, o di reintrodurre un’ACE per l’industria, al fine di patrimonializzare le imprese e ridurne il carico fiscale.

Confindustria chiede un forte sostegno agli investimenti, quantificato in 8 miliardi di euro l’anno, con un orizzonte temporale che Orsini ha indicato “per i prossimi 3 anni. Ancora meglio se avessimo un orizzonte temporale di 5 anni”, potenziando strumenti come Industria 4.0 o “6.0 – chiamiamola come vogliamo – purché sia potenziata” e i contratti di sviluppo, ma con procedure più snelle e tempi certi. Una parte consistente di queste risorse, secondo Orsini, potrebbe derivare da una rimodulazione dei fondi PNRR non utilizzabili entro il 2026.

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Tema prioritario è quello dei sovraccosti energetici. Orsini ha ribadito con forza la richiesta di disaccoppiare il prezzo dell’energia rinnovabile da quello del gas e di ridurre gli oneri generali di sistema nelle bollette, estendendo i benefici a tutte le PMI industriali. Si sollecita anche un’accelerazione sul ritorno al nucleare attraverso piccoli reattori modulari e la rimozione degli ostacoli burocratici che frenano lo sviluppo delle rinnovabili.

Per quanto riguarda il lavoro, le richieste si concentrano sul potenziamento della sicurezza, attraverso prevenzione e formazione, utilizzando anche gli avanzi di bilancio dell’Inail. Si chiede un impegno comune contro i contratti pirata e le false cooperative, e per una maggiore rappresentatività delle organizzazioni che firmano i contratti collettivi. Infine, si propone di incentivare la contrattazione di secondo livello per legare gli aumenti salariali alla produttività.

Forte anche l’appello a una drastica semplificazione burocratica e a una revisione della legge 231 sulla responsabilità d’impresa, per incentivarne la funzione originaria di stimolo all’innovazione organizzativa.

Meloni: “Avanti su energia, PNRR e ‘Make in Italy’”

La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha raccolto gli spunti offerti da Orsini, confermando l’impegno del Governo a sostenere il tessuto produttivo.

Ha dipinto un quadro della strategia economica governativa fondata su “serietà, efficacia e una visione di sviluppo di lungo termine”, illustrando come questo approccio abbia già portato a risultati tangibili come la riduzione dello spread e una rinnovata attrattività dell’Italia agli occhi degli investitori esteri, con esempi concreti come gli investimenti di Microsoft e Silicon Box.

Sul tema del costo dell’energia Meloni ha ammesso la gravità della situazione. Ha ricordato lo stanziamento di 60 miliardi di euro volto a mitigare gli oneri per famiglie e imprese, ma ha subito precisato l’apertura del Governo verso interventi più strutturali. Tra questi ha menzionato esplicitamente la ripresa del percorso verso l’energia nucleare, puntando su tecnologie innovative e sicure come soluzione di lungo periodo.

Meloni ha voluto poi condividere le critiche mosse da Orsini all’approccio talvolta ideologico che ha caratterizzato una parte della transizione verde a livello europeo. In questo senso ha ribadito con forza l’impegno italiano a far valere il principio della neutralità tecnologica, specialmente per un settore chiave come l’automotive. Ha auspicato una revisione complessiva del Green Deal che sappia coniugare gli obiettivi ambientali con la sostenibilità economica e sociale, un equilibrio ritenuto fondamentale. La Premier ha poi raccontato del lavoro in corso per rendere più sostenibili gli obiettivi del Green Deal anche in altri comparti produttivi e ha sottolineato la necessità di eliminare quei “dazi interni” che ancora frenano il pieno potenziale del mercato unico europeo.

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Guardando al futuro del sistema Italia, che la Presidente del Consiglio definisce “patria del bello, del ben fatto, della creatività”, Meloni ha confermato la piena volontà di collaborare alla stesura di un piano industriale nazionale, con un occhio di riguardo al rafforzamento del “Make in Italy”, la capacità del tessuto produttivo di creare prodotti unici. Ha annunciato in questo contesto l’arrivo, entro l’estate, di un “Libro Bianco del Made in Italy 2030“.

Ha poi ricordato che il Governo ha individuato circa 15 miliardi di euro all’interno del PNRR, risorse che si intende rimodulare per dare nuovo slancio all’occupazione e incrementare la produttività. Concludendo il suo intervento su questi temi, ha raccolto l’appello alla semplificazione burocratica, assumendosi l’impegno personale di imprimere un’accelerazione ai processi.

Metsola: “Europa al fianco dell’industria”

Con un intervento volto a rassicurare il mondo produttivo, la Presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, ha voluto inviare un messaggio chiaro: l’Europa si pone “al fianco” dell’industria e il Parlamento Europeo intende agire come un “alleato” strategico.

Il discorso di Metsola ha messo in luce una profonda consapevolezza delle sfide che le imprese si trovano ad affrontare, a partire da un’eccessiva burocrazia che, ha ammesso, ha finito per minare la fiducia degli operatori economici. Per Metsola la via maestra per ritrovare slancio risiede nella semplificazione, vista come il motore per sbloccare la competitività e, di conseguenza, la crescita.

La Presidente del Parlamento Europeo ha quindi detto che l’Europa deve saper avvicinarsi di più ai suoi cittadini e al suo tessuto imprenditoriale, fungendo da catalizzatore per lo sviluppo economico, anche attraverso un’efficace implementazione del PNRR.

Ha poi convenuto sulla necessità di “correggere la rotta”, specialmente quando si tratta di politiche ambientali. Queste ultime, ha sostenuto, devono essere perseguite con “convinzione e realismo”, evitando di imporre oneri sproporzionati che finirebbero per penalizzare imprese e agricoltori. Ha ricordato, a questo proposito, l’attenzione del Parlamento su dossier sensibili come la normativa sul packaging e le direttive sulla rendicontazione di sostenibilità, segnali di un impegno a trovare soluzioni equilibrate.

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Guardando agli scenari geopolitici Metsola ha toccato il tema delle relazioni commerciali, esprimendo una cauta fiducia nella possibilità di raggiungere un accordo con gli Stati Uniti e definendo i dazi come “l’ultima cosa desiderata”. Ha però anche sottolineato l’importanza per l’Europa di diversificare le proprie partnership, rafforzando i legami con altre aree geografiche.

Il suo intervento ha poi disegnato un orizzonte di sfide prioritarie per il continente: colmare il divario tecnologico con i principali competitor internazionali, affrontare con decisione il problema del costo dell’energia, portare a compimento il mercato unico e, non da ultimo, facilitare l’accesso al credito, specialmente per le piccole e medie imprese. Concludendo, ha riaffermato con vigore il sostegno del Parlamento Europeo, con la visione di un’Europa capace di essere soluzione e di vedere l’Italia giocare un ruolo da protagonista, “al cuore del suo cammino”.



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