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‘Da Stellantis nessun piano industriale’


Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, è intervenuto oggi a Modena davanti alla sede storica della Maserati. Al centro del suo intervento la crisi dell’industria automobilistica italiana, con particolare riferimento al gruppo Stellantis. Secondo Landini, la riapertura della sede modenese non basta: mancano strategie industriali concrete, modelli nuovi e vendibili, e investimenti adeguati. Anche i modelli da produrre a Modena, spostati da Mirafiori non cambieranno il problema. se ne producevano poche e la e qui i numeri non consentono di rilanciare il lavoro’.Landini è partito dal tema della crisi produttiva e occupazionale. ‘Le auto non si vendono perché i nuovi modelli tardano ad arrivare e quelli attuali non performano. C’è incertezza sul futuro dei lavoratori, anche a Torino, dove la situazione è analoga’ – ha detto il leader della Cgil. Di qui il passaggio alla mancanza di investimenti e strategie. Landini ha denunciato l’assenza di un piano industriale chiaro da parte del gruppo Stellantis e del governo. ‘Non si sa ancora chi sarà il nuovo amministratore delegato, e questo rende difficile ogni trattativa’.
Sono poi state sottolineate le contraddizioni nella transizione elettrica. ‘Si parla di modelli elettrici, ma non si costruiscono in Italia le infrastrutture necessarie, parallelamente si continuano a incentivare le uscite dal lavoro, disperdendo competenze e professionalità preziose’. Il confronto con la Cina è costante nel discorso di Landini. ”Sono diventati il primo produttore al mondo di automobili e le auto elettriche costano molto meno. Le loro università suonano più di 4 milioni di ingegneri all’anno ma soprattutto non pensano soltanto alle auto elettriche ma tutto ciò che comporta il passaggio all’elettrico in termini infrastrutturali, cosa che l’Italia non fa’ Video: L’intervento di Landini 
Da qui la richiesta politica: ‘È urgente un tavolo unico di confronto tra governo, sindacati e azienda per discutere le scelte industriali, finora assente – è l’appello lanciato al Governo -. La campagna referendaria segna un cambio di paradigma: non ridurre i costi ma investire sulla qualità del lavoro e sulla dignità occupazionale’.
Tematiche collegate direttamente al referendum: ‘ll voto al referendum serve per dare un segnale chiaro e per smantellare quelle leggi che negli ultimi 25 anni hanno tolto diritti e garanzie ai lavoratori, aumentando la precarietà e i profitti delle grandi industrie. Dal Job Act di Renzi alla Meloni. Molti nelle tappe che sto facendo in tutta Italia mi chiedono le ragioni per cui votare o addirittura mi chiedono se significa votare per me. io rispondo loro che è un voto per loro non è un voto per Landini non è un voto per la CGIL Ma è un voto che serve a dire basta ad una logica che negli ultimi 25 anni ha smantellato i diritti che ha fatto in modo che oggi un giovane, ma non solo, con un lavoro precario, un contratto a termine non è nelle condizioni di di chiedere un mutuo, e costruirsi un futuro, e di pensare al futuro, come un tempo anche quando ho iniziato a lavorare io si poteva fare’.



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