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Burocrazia, sulle piccole imprese umbre pesa per 730 milioni l’anno


E’ in stimato in 43 miliardi di euro il costo annuale della burocrazia amministrativa sulle circa 4,6 milioni di piccole imprese italiane dall’osservatorio permanente istituito in materia dalla CNA nazionale, che ha pubblicato di recente la sesta edizione del suo report periodico. Un costo che potrebbe essere abbattuto del 20% introducendo semplificazioni trasversali e verticali e cancellando inutili duplicazioni, liberando al contempo risorse per circa 7 miliardi di euro. Ricalcolato sull’Umbria, il peso economico della burocrazia sulle piccole imprese si attesta sui 730 milioni di euro.

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Partendo proprio dal report 100 semplificazioni per liberare le energie delle piccole imprese la CNA dell’Umbria si appresta a lavorare su alcune proposte da presentare alla pubblica amministrazione locale per reperire risorse che le imprese potrebbero più utilmente destinare allo sviluppo.

“Per le imprese umbre, soprattutto per quelle più piccole, la necessità di arrivare a una semplificazione riguarda essenzialmente gli sportelli unici per le attività produttive, le piattaforme per la gestione degli appalti pubblici e quelle per i bandi e gli incentivi regionali, infine le norme sulle energie rinnovabili – ha dichiarato Michele Carloni, presidente regionale della CNA -. Nei primi tre casi chiedendo, essenzialmente, di arrivare all’adozione di un solo SUAP e di piattaforme uniche regionali per la gestione rispettivamente degli appalti e delle misure a sostegno delle imprese, mentre sulle energie rinnovabili abbiamo già avanzato alcune osservazioni al disegno di legge sulle aree idonee a ospitare impianti per la produzione di energia green preadottato dalla giunta Proietti. Perché non ha senso continuare a bruciare inutilmente risorse economiche e tempo che potrebbero essere utilizzati per creare nuove opportunità di lavoro e di creazione di ricchezza”.

Infatti, il costo annuale stimato dall’Osservatorio della CNA nazionale è di circa 9.500 euro per ogni singola piccola impresa, ottenuto calcolando le circa 313 ore trascorse da ciascuna di loro ad occuparsi di adempimenti burocratici che, per un costo medio di circa 29 euro l’ora, producono un importo che non ha pari in altri Paesi sviluppati.

“Siamo convinti – ha aggiunto il direttore regionale della CNA, Roberto Giannangeli – che attraverso l’eliminazione di molti provvedimenti obsoleti e di inutili duplicazioni e con l’introduzione di innovazioni favorite dalla digitalizzazione, questi costi potrebbero essere ridotti di molto, con risparmio notevole di soldi e di tempo. Basti pensare, tanto per fare un esempio, che per ottenere la Scia necessaria all’avvio dell’attività, un forno artigiano oggi deve rivolgersi al Comune, per le pratiche edilizie al Suap o all’ufficio tecnico comunale, per gli aspetti sanitari all’Asl, per quelli ambientali all’Arpa o all’ufficio comunale per la gestione dei rifiuti e degli scarichi, per le emissioni atmosferiche alla Provincia, per la certificazione della prevenzione degli incendi ai vigili del fuoco. Si comprende bene che se venissero adottate soluzioni digitali e avviate relazioni sinergiche tra i Comuni e gli altri enti autorizzativi, i tempi per l’apertura del forno in questione si ridurrebbero moltissimo. In alcuni casi, ad esempio per le falegnamerie, va inviata addirittura una dichiarazione di industria insalubre al Comune in base a una legge del 1934 priva di valore autorizzativo visto che gli enti preposti a rilasciare il nulla osta sono altri, ai quali, infatti, l’impresa deve presentare moltissima documentazione”.

“Insomma – ha proseguito Carloni – le imprese hanno bisogno di riforme per sfrondare tutto ciò che non serve e concentrare tutte le risorse verso l’innovazione e lo sviluppo del sistema produttivo, con beneficio di tutta la comunità. In Umbria questo significa procedere a una semplificazione amministrativa e a una riprogrammazione attenta dei fondi strutturali. I punti di partenza potrebbero essere la creazione delle piattaforme uniche già citate, ma anche l’armonizzazione dei regolamenti comunali inerenti materie varie e la creazione di un registro unico delle imprese accreditate a fornire beni e servizi alla P.A. Un processo al quale applicare il criterio della proporzionalità, perché dalle micro e piccole imprese non si possono pretendere gli stessi oneri e adempimenti richiesti ad aziende di medie e grandi dimensioni, strutturate per muoversi su mercati molto più ampi. Senza dimenticare che, sullo sfondo, servono anche una sanità pubblica riorganizzata secondo criteri di maggior efficientamento delle risorse disponibili e un piano sulle infrastrutture che porti innanzitutto al completamento delle opere avviate– ha concluso il presidente regionale della CNA”.

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