Il Consigliere del Gruppo Filiera Tessile spiega che il distretto da anni sta lavorando collettivamente sulla sostenibilità, con performance che le aziende non avrebbero ottenuto da sole. Il distretto è molto attivo nel monitorare la normativa Ue e vorrebbe più supporto da Bruxelles sulla sensibilizzazione del consumatore
La storia del distretto tessile comasco è iniziata 25 anni fa, quando un gruppo di aziende «si sono coalizzate per camminare tutti assieme verso la qualità» sotto il Marchio For Textile, che negli anni ha creato un’identità Esg collettiva «con concretezza e supporto fattivo a tante pmi che singolarmente non avrebbero avuto le risorse per progredire». A raccontarla è Corrado Ferrario (nella foto), Consigliere del Gruppo Filiera Tessile di Confindustria Como e protagonista in questa prima intervista della nuova serie che ETicaNews dedica all’esplorazione dell’identità Esg dei principali distretti industriali italiani. L’imprenditore spiega che il distretto tessile comasco è attento ai temi della sostenibilità fin dagli anni Settanta, ma che «nel periodo 2020/2021, durante la pandemia da Covid-19, ha accelerato le proprie iniziative legate a questi temi». Per Ferrario, «il ruolo della sostenibilità è percepito e in molti casi valorizzato anche se esistono alcuni attori, sia nella supply chain a monte sia a valle, che non hanno ancora impostato un percorso “organico e strutturale” su questi temi». Il Consigliere attribuisce il merito al Marchio For Textile che, nel tempo, ha «contribuito a rendere le imprese proattive e non semplicemente reattive alle richieste del mercato e alle istanze normative e istituzionali, permettendo loro di capitalizzare l’impegno verso la sostenibilità». Anche se non nasconde che «in questo momento, il mercato del tessile-abbigliamento sta affrontando grandi difficoltà, sia a livello brand sia nella supply chain» e sostiene che c’è il rischio che i valori dell’eccellenza e della sostenibilità «rimangano solo “di facciata”» se i consumatori non saranno sensibilizzati ad apprezzarli.
Esiste un’entità che raggruppa le aziende dello stesso settore nel territorio e rappresenta un’identità collettiva? Come si è evoluta questa rappresentanza rispetto agli Anni 90?
Il distretto tessile comasco è sempre stato attento a preservare il territorio, l’ambiente ed il Lago, risorsa da sempre ritenuta fondamentale per l’ecosistema comasco. Già negli anni Settanta, ai primissimi albori della sensibilità dell’opinione pubblica verso l’ambiente, le aziende si sono adoperate per creare consorzi finalizzati alla depurazione delle acque, in modo da rendere lo sviluppo della nobilitazione tessile comasca compatibile con il rispetto dell’ecosistema, e hanno sostenuto investimenti cospicui, che ancora oggi sono all’origine del sistema pubblico di gestione delle acque del territorio lariano. Inoltre, agli inizi del primo decennio di questo secolo, tessiture, tintorie , stamperie e converter, ossia tutti gli anelli della catena tessile hanno promosso il Marchio Seri.Co (oggi Marchio For Textile), che ha raggruppato decine di imprese, oggi sono circa 50, agli inizi per la necessità di riconoscersi in un marchio di qualità che le portasse a ragionare in termini di altissimi standard qualitativi; nel tempo poi le finalità del Marchio si sono estese alla sostenibilità, al Chemical Management e alle verifiche sull’utilizzo delle risorse.
I temi della sostenibilità ambientale, sociale e di governance (Esg) hanno un ruolo strategico nelle attività delle aziende del vostro settore? Se sì, questo ruolo strategico è prevalentemente connesso a una riduzione di rischi o costi, oppure si percepisce anche un valore competitivo sul mercato?
I temi della sostenibilità nell’ultimo decennio hanno coinvolto tutte le aziende del nostro settore e, segnatamente, tutte le componenti della filiera. Le imprese hanno percepito l’importanza di rendicontare con costanza e attenzione le proprie performance Esg sia per la necessità del monitoraggio dei costi e della loro possibile riduzione, sia per acquisire un vantaggio competitivo viste le innumerevoli richieste di clienti e brand relative proprio agli aspetti Esg della loro supply chain. È importante segnalare che anche il sistema bancario negli ultimi anni ha introdotto, nella valutazione del rating delle aziende, molteplici aspetti che riguardano proprio la parte sociale, ambientale e di governance, facilitando l’erogazione finanziaria a società diligenti su questi temi. Ed è proprio il Marchio For Textile, che nel tempo si è evoluto verso un approccio integrato, ad aver contribuito a rendere le imprese proattive e non semplicemente reattive alle richieste del mercato e alle istanze normative e istituzionali, permettendo loro di capitalizzare l’impegno verso la sostenibilità. La corretta gestione di tutte le dimensioni Esg, infatti, fornisce un vantaggio competitivo (in termini di riduzione dei costi, efficienza organizzativa e operativa, sviluppo dell’innovazione, aumento della qualità di prodotti e servizi, miglior accesso a forme di finanziamento, assicurazione e credito, minori costi del denaro, ecc.), un vantaggio distintivo (in termini di differenziazione dell’offerta e apertura a nuove opportunità di mercato, ecc.) e un vantaggio attrattivo (in termini di continuo miglioramento dell’ambiente di lavoro, con ripercussioni positive sulla riduzione del turnover, sulla produttività dei dipendenti, sulla capacità di attrarre talenti, nonché sul consolidamento delle relazioni con clienti, fornitori, istituzioni e comunità, ecc.).
Il ruolo strategico della sostenibilità è percepito/valorizzato dalle aziende del distretto/cluster/territorio?
Il ruolo della sostenibilità è certamente percepito e in molti casi valorizzato anche se esistono ancora alcuni attori, sia nella supply chain a monte sia a valle, che non hanno ancora impostato un percorso “organico e strutturale” su questi temi. Ad oggi, per queste aziende, diventa urgente provvedere e in tempi brevi, in quanto la Commissione europea continua il suo percorso nel promuovere la transizione sostenibile dell’industria tessile, introducendo l’obbligo per i produttori di coprire i costi di gestione e smaltimento dei rifiuti tessili (responsabilità estesa del produttore, Epr), di introdurre il Digital Product Passport (Dpp), di realizzare i prodotti con un forte concetto di ecodesign, oltre a contrastare le esportazioni illegali di rifiuti tessili verso Paesi non attrezzati per la loro gestione. In generale, per coinvolgere un numero ancora maggiore di imprese in questo percorso, è importante che l’intero contesto territoriale promuova l’approccio alla sostenibilità. In tale ambito, da ormai una decina d’anni, Confindustria Como è impegnata a supportare le aziende del territorio nella trasformazione dei modelli di business, integrando la sostenibilità d’impresa nella propria strategia e traducendola nell’operatività quotidiana attraverso strumenti mirati e progetti condivisi, consapevole del fatto che questo sia l’approccio più efficace per garantire la continuità delle aziende e accrescerne la competitività, nella convinzione che il benessere delle imprese e quello del territorio siano interdipendenti.
C’è un momento in cui è scattata questa consapevolezza sul valore della sostenibilità?
Per quanto riguarda il distretto tessile di Como, il valore della sostenibilità è presente, come già citato nel caso dei Consorzi di depurazione delle acque, da molti, molti anni, ma c’è stato un momento, nel periodo 2020/2021, durante la pandemia da Covid-19, nel quale il mondo del tessile abbigliamento, a livello globale, ha accelerato le proprie iniziative legate a questi temi. In quel periodo, ad esempio, si è moltiplicata la partecipazione delle aziende ad alcune certificazioni di prodotto (biologico o riciclato) come Gots, Grs e Fsc, in una misura tale da mettere a volte in difficoltà gli stessi enti di certificazione che non riuscivano a seguire tutte le richieste.
Quante aziende del vostro distretto/cluster/territorio ritiene siano oggi consapevoli del valore strategico degli Esg? Questa percentuale è in crescita? Perché?
Ritengo che almeno il 50% delle aziende del distretto abbiano acquisito una consapevolezza totale del valore dei temi Esg, aggiungo poi una percentuale del 30% che ha iniziato ad approcciarsi più lentamente al tema e un 20% che ad oggi non sente ancora la necessità di approfondimento di questi temi.
Monitorate l’attenzione verso la sostenibilità a livello di distretto/cluster/territorio? C’è una forma di coinvolgimento o di formazione su questi temi? Ci sono azioni “di distretto”, cioè collettive, sul fronte Esg?
Il Gruppo Filiera Tessile di Confindustria Como è attivissimo nel monitorare gli sviluppi della “Strategia dell’Unione Europea per un Tessile Circolare e Sostenibile”, che è stata annunciata dalla Commissione europea il 30 marzo 2022 e che avrà un sostanziale impatto sul mercato del TA, non solo europeo. Vengono regolarmente organizzate iniziative di divulgazione degli avanzamenti europei e di sensibilizzazione delle aziende, per fare in modo che siano pronte quando la strategia sarà implementata, da qui a pochi anni. Nel contempo, Confindustria Como e anche Centro Tessile Serico Sostenibile, che è uno dei laboratori accreditati anche nel sistema associativo nazionale, sono vivaci nel promuovere approfondimenti, attività e corsi di formazione sui temi Esg rivolti ai dipendenti delle aziende, che godono di ampia partecipazione.
Ci sono investimenti collettivi, a livello di distretto/consorzio/ cluster/territorio, in ricerca sulla sostenibilità?
Oltre a quanto ha fatto Confindustria Como 50 anni fa, con i consorzi di depurazione delle acque, oggi segnalo soprattutto che ci sono soggetti attivi che fanno continuamente progetti. Ne cito due, che sono molto attuali. Il primo riguarda l’attivazione da parte di Centro Tessile Serico Sostenibile, con il supporto di Confindustria Como, di uno studio articolato per definire linee guida in materia di Esg: faremo una mappatura di quanto è richiesto per le certificazioni più gettonate dal mercato, di quanto chiedono i brand e di quanto il distretto è in grado di offrire, focalizzando le criticità e affrontandole per cercare le soluzioni. Il secondo è il progetto europeo “Life Cascade”, di cui è capofila Centro Tessile Serico Sostenibile, per affrontare il tema dei microinquinanti, con particolare attenzione ai Pfas e alle microplastiche.
Quali sono i maggiori rischi e sfide legati agli Esg a livello di distretto/cluster/territorio?
In questo momento, nel quale il mercato del tessile-abbigliamento ha affrontato e sta affrontando grandi difficoltà, sia a livello brand sia nella supply chain, la sfida è quella di lavorare sull’eccellenza di questi valori, ma cercando di fare in modo che rappresentino veramente un valore aggiunto importante verso i mercati di vendita e il cliente finale, che sempre di più desidera prodotti di qualità che racchiudano elementi di eticità e sostenibilità. Il rischio è che questi valori rimangano solo “di facciata” e non vengano veramente apprezzati per la concretezza del lavoro svolto dalle aziende, soprattutto della supply chain, su questi temi. Se l’Unione europea desidera un settore tessile veramente sempre più circolare e sostenibile, sarà necessario che dedichi risorse anche alla sensibilizzazione dei consumatori e alla crescita della percezione di questi valori, viceversa tutti i provvedimenti che la Commissione europea sta per emanare non saranno efficaci.
Crede che la sostenibilità possa essere un driver collettivo a livello di distretto/cluster/territorio?
Assolutamente sì, il distretto si sta muovendo molto bene nella direzione della sostenibilità e in un futuro in cui, speriamo, i consumatori saranno più attenti ai suoi valori, sono convinto che ne potremo beneficiare, andando a premiare tutti gli sforzi e gli investimenti che da tempo facciamo e andando a differenziarci verso le produzioni di Paesi che disdegnano la sostenibilità sociale e che non curano quella ambientale.
C’è interesse/volontà a sviluppare un’identità Esg collettiva per affrontare le sfide e sfruttare le opportunità legale alla sostenibilità? C’è un impegno delle istituzioni territoriali verso questa strategia Esg di distretto?
Un’identità Esg c’è già: è il “percorso For Textile”. 25 anni fa i vari anelli della catena tessile comasca si sono coalizzati per camminare tutti assieme verso la qualità, adottando parametri oggettivi che caratterizzano in maniera assolutamente inedita e originale cosa significa concretamente la qualità per i nostri tessuti serici. Con la stessa lungimiranza questo gruppo di aziende, circa 10 anni fa, ha messo a tema Esg in maniera efficace, entrando nel merito, con concretezza e supporto fattivo a tante pmi che singolarmente non avrebbero avuto le risorse per progredire così come invece hanno fatto, tutte assieme. Se tante aziende del distretto sono oggi performanti e ben indirizzate verso la sostenibilità, lo si deve a For Textile. Provare per credere.
Alessia Albertin
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