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«Le imprese familiari cardine del capitalismo». Il dibattito con Bragiotti, Gallienne e Iñiguez de Onzoño


Tra i «Rischi e le scelte fatali», titolo del Festival dell’Economia di Trento, c’è forse un pezzo del sistema economico che continua a mostrarsi solido, un’ancora anche nelle attuali acque agitate: le aziende familiari. Il tema è stato affrontato nel panel «Capitalismo familiare e nuove frontiere europee», al quale hanno preso parte il banchiere d’affari Gerardo Bragiotti, l’Adjunct Faculty Member dell’Università Luiss Guido Carli, Fabio Corsico, Ian Gallienne, presidente del board di Groupe Bruxelles Lambert, e Santiago Iñiguez de Onzoño presidente della IE University.

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«Le imprese familiari in Italia e in Europa», ha spiegato Corsico, «rappresentano il cardine del capitalismo. Ogni impresa nasce familiare, con un fondatore e poi si sviluppa in modo diverso». Si tratta di imprese che nascono grazie a «qualità rare che sono quelle dell’imprenditore». Secondo Corsico «in Europa ci sono cinque miti da sfatare». Il primo è le imprese familiari sono piccole. E non è vero, perché molte hanno dimensioni medie e grandi. Il secondo è che sono meno redditizie. Anche questo è falso, «una delle loro caratteristiche», ha spiegato Corsico, «è che guardano più a lungo periodo che al trimestre». Il terzo mito è che la prima generazione costruisce, la seconda consolida e la terza si mangia tutto. Anche questa si potrebbe dire è una “fake news”, perché ci sono esempi di società familiari in Borsa da oltre un quarantennio. E nemmeno è vero che le imprese familiari sono fatte da «capitalisti senza capitale». La maggior parte crescono e sono patrimonializzate. Così come è tutto da dimostrare il quinto mito che c’è meno meritocrazia. Per Bragiotti «gli ingredienti del capitalismo familiare sono gli stessi di venti anni fa. Per il successo dell’impresa», ha spiegato il banchiere d’affari, «quello che serve è un management capace, dei bravi consulenti e un rappresentante della famiglia con spirito imprenditoriale».

Per Santiago Iñiguez de Onzoño, invece ci sono differenze tra le aziende familiari europee e quelle americane. «Io», ha detto, «tendo a definirle in un modo diverso: il modello americano può essere definito come un modello repubblicano che premia la meritocrazia, quello europeo lo definisco il modello aristocratico». Il modello americano, per il professore della IE University, «è basato principalmente su merito, sul pragmatismo», quello europeo è più legato «all’identità di famiglia», tanto è vero che molti di queste imprese in Europa portano lo stesso nome della famiglia. La differenza è che il modello americano tende più facilmente ad aprire il capitale all’esterno, mentre quello Europeo tende a preservare il controllo della famiglia. Interessante anche la testimonianza di Galliene, a capo di un gruppo nato dall’unione di due famiglie, e che oggi vale 10 miliardi distribuiti in business molto diversificati. A chi gli chiedeva qual è il segreto per tenere tutti uniti, Galliene ha risposto «non fermare i dividendi». È la principale ragione che potrebbe scatenare la guerra in famiglia.

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