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colloqui in Vaticano a metà giugno. Zelensky chiede maggiore pressione sulla Russia


Si delinea quella che appare come l’ultima possibilità per porre fine alla guerra in corso. Il presidente statunitense Donald Trump, durante una chiamata con i leader europei, ha comunicato l’intenzione di voler procedere rapidamente con i colloqui di basso livello tra Russia e Ucraina in Vaticano, dove avrebbe inviato sul posto il Segretario di Stato Marco Rubio e l’inviato speciale Keith Kellogg.
Ne parla il Wall Street Journal, secondo cui, alcuni degli europei intervenuti alle call di lunedì, hanno insistito sul fatto che l’esito di qualsiasi incontro nella Santa Sede dovesse essere un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni.
La pubblicazione segnala che il tycoon avrebbe imposto di abbandonare i vincoli sui termini della tregua e “gli europei hanno infine accettato di abbandonare l’insistenza sull’aggettivo”, “incondizionato”.
La chiamata di lunedì ha coinvolto Zelensky, il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il primo ministro italiano Giorgia Meloni e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Gli accordi per un incontro a Roma sono finora sono stati smentiti dal Cremlino.
Appelli, quelli del tycoon, che non hanno impedito al Consiglio dell’Unione Europea di approvare un nuovo pacchetto di misure coercitive, il diciassettesimo dall’inizio del conflitto, con l’intento di colpire settori chiave legati all’energia e alla macchina bellica di Mosca. Misure che mirano in particolare alla cosiddetta flotta ombra di petroliere usata per eludere le restrizioni sul prezzo del petrolio, a reti di sostegno all’apparato militare-industriale russo e a individui responsabili di minacce ibride e violazioni dei diritti umani. A queste si aggiungono ulteriori restrizioni all’export e il prolungamento di deroghe strategiche, come quella per il petrolio destinato al Giappone dal progetto Sakhalin-2. Parallelamente, anche il Regno Unito ha introdotto un pacchetto di sanzioni, puntando su imprese e soggetti legati alla guerra e alla propaganda russa. Londra accusa esplicitamente Putin di voler continuare l’aggressione militare e chiede un cessate il fuoco immediato e totale.
Allo stesso tempo, secondo la Bild, le autorità tedesche temono che gli Usa possano concludere un accordo con la Russia sull’Ucraina. Interrompere gli aiuti a Kiev e riprendere gli scambi e annullare le sanzioni, per Berlino sarebbe il “peggior caso”, scrive la pubblicazione.
Mentre l’America ammette diplomaticamente come fatto compiuto la sconfitta strategica subita dalla NATO in Ucraina, il vecchio continente persegue la linea dura di Zelensky, ancora indisposto a rinunce sulla neutralità e sull’integrità territoriale.
Lo stesso leader ucraino ieri ha annunciato su X di aver appena concluso una conversazione con il Segretario Generale della NATO Mark Rutte, e che i due avevano concordato come “essenziale che tutte le decisioni siano coordinate: solo allora le sanzioni saranno efficaci. Senza pressioni su Mosca, non si può raggiungere una pace giusta. Tutti lo capiscono”.
Dal lato russo i termini per un cessate il fuoco prevedono la cessazione delle forniture militari occidentali, mentre la buona riuscita delle trattative di pace sarà condizionata alla rinuncia dell’ingresso alla NATO, il riconoscimento dei 4 Oblast (Donestk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia), la demilitarizzazione dell’Ucraina. “Ora, quando ci viene detto: ‘Facciamo una tregua e poi vedremo’, no, ragazzi. Siamo già stati coinvolti in queste storie, non la vogliamo più”, ha chiarito recentemente il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, menzionando il fallimento degli accordi di Minsk del 2014 che, secondo l’ex cancelliere tedesco Angella Merkel, furono un tentativo “di dare tempo all’Ucraina “di ricostruire il suo esercito”.
Posizioni di Mosca a distanze siderali con l’approccio portato avanti da Kiev, accompagnata dai vertici europei.

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Volodymyr Zelensky e Mark Rutte

La guerra che non può più essere vinta

Una linea intransigente, tuttavia, che non potrà far altro che trascinare l’intero Paese in un baratro più profondo.
Il conflitto, infatti, non è in una situazione di stallo, ma i russi continuano a vincere sul campo di battaglia. Secondo il New York Times, negli ultimi 16 mesi le forze russe si sono impossessate di 1.827 miglia quadrate dell’Ucraina.
“Nelle guerre di logoramento, i progressi incrementali possono preannunciare una svolta, se la parte perdente esaurisce truppe e munizioni e le sue linee difensive crollano definitivamente. Questo potrebbe essere ciò su cui la Russia conta: l’Ucraina, la cui popolazione in tempo di guerra è meno di un quarto di quella russa, ha perso molti soldati che mantenevano la linea”, scrive la pubblicazione.
Lo stesso capo dei servizi segreti ucraini, Kyrylo Budanov, ammise che la prosecuzione della guerra potrà portare a “processi molto pericolosi per l’esistenza stessa del Paese” entro questa estate.
L’unica cosa che abbia senso a questo punto, sia a livello militare che diplomatico, è riconoscere la sgradevole verità: non esiste una via per il successo ucraino. Zelensky può solo sperare in un’escalation dell’Occidente collettivo contro Mosca per tentare di salvare la partita.
“Il nostro interesse ucraino non è prolungare la guerra, ma essere pronti a qualsiasi sviluppo della situazione. È evidente al mondo intero che è la Russia la colpevole del protrarsi del conflitto. L’Ucraina è pronta a compiere i passi più rapidi per un vero cessate il fuoco e per la creazione di una nuova architettura della sicurezza. Da parte nostra, stiamo lavorando su tutto ciò. È necessaria una disponibilità speculare da parte della Russia. Attualmente non c’è, e senza la pressione del mondo questo non cambierà”, ha affermato il leader ucraino in un videomessaggio.
Anche secondo l’ex comandante in capo delle forze armate ucraine e attuale ambasciatore dell’Ucraina a Londra, Valeriy Zaluzhny, Kievnon dovrebbe sperare nel ripristino dei confini del 1991, poiché la Federazione Russa ha le risorse per continuare la guerra”.
L’unica speranza, secondo Zaluzhny è “la distruzione del suo potenziale militare-economico”, mentre nelle condizioni attuali, “possiamo solo parlare di una guerra ad alta tecnologia per la sopravvivenza, in cui un minimo di risorse umane, un minimo di mezzi economici vengono impiegati per ottenere il massimo beneficio. L’Ucraina non è in grado di sostenere un’altra guerra nelle condizioni demografiche ed economiche e non può nemmeno pensarci”.

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Valeriy Zaluzhny


Le sanzioni che si ritorcerebbero contro l’Occidente

Ma la strada della massima pressione economica non è più contemplata dall’attuale amministrazione USA. Secondo l’analisi pubblicata da Responsible Statecraft e firmata dal senatore Rand Paul, il disegno di legge “Sanctioning Russia Act of 2025” proposto da Lindsey Graham, che prevede tariffe del 500% sui paesi che commerciano con la Russia, finirebbe per colpire duramente non solo Mosca ma, soprattutto, gli stessi Stati Uniti e i loro alleati.
Il motivo è duplice: da un lato, le misure coercitive assalterebbero economicamente partner strategici che continuano ad avere relazioni commerciali con Mosca, dall’altro creerebbero una reazione a catena sul mercato globale delle risorse energetiche e materie prime, con pesanti ricadute interne.
Gli Stati Uniti, ad esempio, nel 2024 hanno importato dalla Russia uranio arricchito e plutonio per un valore di 624 milioni di dollari, materiali fondamentali per il settore energetico e industriale americano. Inoltre, il greggio russo arriva comunque negli USA tramite paesi terzi, rendendo di fatto gli Stati Uniti stessi potenziali destinatari delle sanzioni previste dalla legge, che imporrebbe tariffe del 500% — incrementabili ogni 90 giorni — su qualunque paese che commerci con Mosca.
Anche alleati come Israele, Taiwan e Giappone finirebbero penalizzati: Tel Aviv ha importato 10,6 milioni di dollari in plastica dalla Russia nel 2024; Taiwan è stato il principale acquirente russo di nafta, e il Giappone ha ricevuto gas naturale liquefatto e plastica per milioni di dollari. Applicare dazi a queste nazioni rischierebbe, secondo Paul, di compromettere la sicurezza e la cooperazione in regioni chiave, indebolendo la rete di alleanze statunitensi in un momento di forti tensioni geopolitiche.
In Europa, l’impatto sarebbe altrettanto devastante. Nel 2024 le importazioni di GNL russo da parte dell’Unione Europea sono aumentate del 19,3%, con oltre 837.000 tonnellate arrivate nei primi 15 giorni del 2025. Anche l’Ucraina stessa ha continuato a importare prodotti energetici russi fino a inizio anno, facilitando il transito del gas verso l’Europa. Punire questi paesi con dazi del 500% significherebbe isolare economicamente gli stessi alleati su cui Washington conta per la stabilità del continente.

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Putin: stiamo creando una zona cuscinetto nel Donbass

Durante una riunione con il governo, Vladimir Putin ha affrontato la situazione nelle regioni di confine, soffermandosi sulle operazioni militari in corso e sulle misure di sostegno da adottare per i residenti colpiti. “Le forze armate russe stanno lavorando alla creazione di una zona cuscinetto lungo il confine, impegnandosi nella soppressione dei punti di fuoco ucraini”, ha dichiarato il leader russo che ha accusato l’esercito ucraino e i mercenari stranieri di adottare metodi terroristici, prendendo di mira obiettivi civili, compresi i mezzi di trasporto non militari come le ambulanze.
Il presidente russo ha infine osservato che, nonostante la completa liberazione militare della regione di Kursk, continuano attacchi da parte ucraina, con bombardamenti e droni che colpiscono il territorio. In risposta, nella regione è stato attivato un regime operativo antiterrorismo per garantire maggiore sicurezza.
In risposta all’annuncio del leader del Cremlino, il portavoce del Ministero degli Esteri ucraino, Heorhiy Tykhyi, ha dichiarato che tali affermazioni non rappresentano nulla di nuovo, ma sono estremamente significative nel contesto attuale. “Proprio ora, in un momento in cui gli Stati Uniti, i partner europei e l’Ucraina chiedono un processo di pace e un cessate il fuoco completo e duraturo, queste dichiarazioni del dittatore russo sono rivelatrici”, ha affermato Tykhyi, sostenendo che “Putin è l’unica causa di questa guerra, e l’unica ragione per cui è ancora in corso”.
Un muro contro muro che, se perdurerà, non potrà far altro che portare alla capitolazione completa dell’Ucraina.

Foto © Imagoeconomica

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