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TOSCANA ECONOMY – L’EPR guida la sostenibilità aziendale


Il futuro non si getta via: con l’EPR, la sostenibilità entra nel cuore delle imprese e diventa parte integrante della progettazione e della produzione

Una bottiglia di vetro. Il cartone di un pacco arrivato per posta. La confezione dello yogurt con cui nostro figlio ha appena fatto merenda.
Sono tutti oggetti comuni, che fanno parte della nostra quotidianità e che oggi, dopo anni di sensibilizzazione e di pratica, sappiamo come riciclare. La raccolta differenziata è diventata un’abitudine diffusa, un gesto automatico che accomuna ormai milioni di famiglie italiane. È il primo, fondamentale passo verso un modo più consapevole di abitare il pianeta.

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Quando abbiamo dubbi su dove gettare un determinato materiale, ci basta consultare il sito o l’app dell’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti nel nostro comune. In pochi clic possiamo prenotare il ritiro di oggetti ingombranti, sfalci di potature, vecchi elettrodomestici o materiali pericolosi. E se ci troviamo davanti a pile esauste o farmaci scaduti, sappiamo di poterli depositare negli appositi contenitori davanti alle farmacie o in alcuni punti vendita specializzati. Un sistema che, almeno in apparenza, funziona.

Eppure, la realtà racconta una storia diversa. Nonostante gli enormi passi avanti compiuti, solo il 20% dei rifiuti raccolti viene effettivamente recuperato e reintegrato nei cicli produttivi. Le cause sono molteplici: strutture di riciclo insufficienti, inefficienze logistiche, contaminazione dei materiali differenziati. Il risultato è che la maggior parte dei rifiuti finisce ancora oggi in discarica o viene incenerita.

Chi ha qualche anno in più ricorderà un celebre spot, in cui una mamma cambiava il pannolino al figlio e, lanciando via i rifiuti, questi finivano direttamente nella culla. Una provocazione che, a distanza di decenni, resta tristemente attuale. Secondo le stime, entro il 2050 produrremo oltre 3,4 miliardi di tonnellate di rifiuti all’anno. Un peso insostenibile per l’ambiente, ma anche per le generazioni future.

Serve, dunque, un cambio di paradigma. Non basta più riciclare: dobbiamo ripensare alla radice il nostro modo di produrre, consumare e smaltire. È in questo contesto che si inserisce la Responsabilità Estesa del Produttore (EPR): un principio cardine dell’economia circolare che assegna ai produttori il compito non solo di immettere un bene sul mercato, ma anche di farsi carico del suo fine vita.

La logica è semplice, ma rivoluzionaria: chi progetta un prodotto deve anche pensare a come sarà recuperato, smontato, riutilizzato. Deve immaginare materiali più facili da separare, imballaggi meno impattanti, processi produttivi compatibili con la sostenibilità. È una responsabilità che le normative europee stanno già rafforzando e che, nei prossimi anni, diventerà sempre più vincolante.

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Ma l’EPR non è solo un obbligo: è anche una grande opportunità. Le aziende che sapranno abbracciare questa visione in anticipo saranno più pronte ad affrontare le sfide del futuro. Potranno distinguersi sul mercato, rispondere alle aspettative di consumatori sempre più attenti e consapevoli, evitare sanzioni e ritardi legati all’adeguamento normativo. In una parola: saranno più competitive.

Oggi, infatti, le persone non si limitano più ad acquistare un prodotto: vogliono conoscere la sua storia, l’impatto ambientale, la filiera da cui proviene. Scelgono marchi che si impegnano davvero nella sostenibilità, premiando la coerenza e la trasparenza. Un packaging riciclabile, un’etichetta chiara, l’uso di materiali certificati possono fare la differenza tra un acquisto e un rifiuto. Le aziende capaci di raccontare in modo credibile e misurabile le proprie scelte ambientali conquistano fiducia e fidelizzazione, trasformando la sostenibilità in un autentico valore competitivo.

Il cambiamento, però, ha bisogno di strumenti concreti. Servono incentivi economici, investimenti tecnologici, e soprattutto visione strategica. Tecnologie come l’intelligenza artificiale e il cloud computing possono supportare le aziende nella gestione del ciclo di vita dei prodotti attraverso il Life Cycle Assessment, nella creazione dei nuovi passaporti digitali dei beni, e nell’adozione di sistemi basati su blockchain, che garantiscono trasparenza e tracciabilità lungo tutta la filiera.

Altro elemento chiave è la ristrutturazione delle supply chain, con l’obiettivo di ridurre l’uso di fonti fossili, ottimizzare i trasporti e promuovere un approccio circolare in ogni fase della produzione. Un’evoluzione che richiede tempo, risorse e competenze, ma che rappresenta anche un’occasione per fare innovazione vera, capace di generare valore economico e ambientale allo stesso tempo.

Fondamentale, in questo contesto, è anche il ruolo della cultura. Promuovere la consapevolezza ambientale tra i cittadini, a partire dalle scuole e dai contesti di formazione, significa coltivare una nuova generazione di consumatori responsabili, in grado di compiere scelte più informate e sostenibili. Le istituzioni, le imprese e i media devono collaborare affinché il tema della sostenibilità diventi parte integrante del nostro vivere civile.

In questo scenario si colloca l’impegno di DIFE, azienda italiana attiva da oltre quarant’anni nel settore dei servizi ambientali. DIFE ha scelto di fare della sostenibilità non solo un principio etico, ma un vero e proprio modello di business. Attraverso soluzioni su misura, tecnologie all’avanguardia e una profonda conoscenza del territorio, l’azienda supporta produttori, enti pubblici e operatori industriali nel dare forma a un’economia più circolare, responsabile e umana.

Con DIFE, la sostenibilità non è uno slogan, ma un obiettivo concreto, fatto di azioni quotidiane, competenze trasversali e partnership strategiche. Perché solo unendo le forze – imprese, istituzioni e cittadini – possiamo davvero ridurre il nostro impatto e costruire un futuro più pulito, giusto e sostenibile. E perché, in fondo, l’ambiente non è un’eredità che abbiamo ricevuto, ma un bene che abbiamo in prestito dalle generazioni che verranno.

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