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Sanità: opposizioni «Necessaria ristrutturazione radicale del sistema»


Un sit-in di protesta per denunciare le condizioni della sanità pubblica nel territorio abruzzese e in particolare nella provincia dell’Aquila. Questa l’iniziativa organizzata dalla coalizione di centrosinistra in Consiglio regionale “Patto per l’Abruzzo” assieme alle forze di opposizione del Comune dell’Aquila.

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I rappresentanti politici si sono dati appuntamento dinanzi all’ospedale San Salvatore dell’Aquila per lanciare un messaggio chiaro ed inequivocabile: dimissioni, questa la parola scritta a caratteri cubitali sullo striscione disteso a favore di telecamera.

Dimissioni che vengono richieste ai rappresentanti della destra al governo della regione Abruzzo, a fronte di quello che viene definito dagli esponenti dell’opposizione come un vero e proprio «sistema sanitario al collasso», con liste d’attesa infinite e più in generale con prestazioni ridotte e servizi negati.

Un duro affondo al governo regionale proviene dal consigliere regionale del Partito Democratico Pierpaolo Pietrucci, il quale parla di «una destra che ha prodotto un debito mai visto nella storia: 213 miliardi per il 2024, 120 milioni di euro è la proiezione per il 2025, che saranno costretti a ripianare attraverso il taglio dei servizi e attraverso le tasse. Ci hanno sfasciato la sanità pubblica – chiosa Pietrucci – e, nonostante hanno prodotto il più alto debito tra le regioni italiane, si presentano con il Marsilio bis tagliando i servizi, aumentando le tasse e licenziando il personale».

Per il consigliere è perciò necessario tenere viva l’attenzione sulla sanità abruzzese ed è proprio in tal senso che annuncia vive e vibranti proteste da qui in avanti, in tutte le sedi, davanti agli ospedali, davanti a presidi sanitari, in tutte le piazze dell’Abruzzo.

Ma nel corso dell’iniziativa non si è parlato solamente di proteste, oltre alla pars destruens i rappresentanti delle opposizioni proseguono anche con la pars costruens.

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La proposta del centro sinistra è infatti quella di condurre una ristrutturazione radicale del sistema che eviti di avere le tasse al massimo e i servizi al minimo. «Questo significa – come spiega il leader della coalizione Patto per l’Abruzzo, Luciano D’Amicorevisione della rete ospedaliera con una specializzazione dei singoli presidi per evitare e invertire quella tendenza all’aumento della mobilità passiva auspicando che possa, se non addirittura generare mobilità attiva, quantomeno evitare l’emorragia dei 100 milioni di anni che la regione Abruzzo paga ai sistemi sanitari di altre regioni. Ma anche una rivoluzione nella medicina del territorio: Le case della salute annunciate non ci sono e temiamo che se mai dovessero esserci sarebbe difficile consentire a medici e personale paramedico di poter erogare i servizi necessari. E poi la prevenzione, e voglio ricordare un solo dato sulla prevenzione, abbiamo un’insufficienza piena assegnata dal ministero come livello essenziale di assistenza, un punteggio di 49 su 100. E’ un’insufficienza gravissima perché se non si fa prevenzione oggi i costi del sistema esploderanno domani oltre alla compromissione della salute degli abruzzesi».

A portare l’attenzione sulla condizione specifica della Asl 1 sono invece i rappresentanti delle opposizioni nel Consiglio comunale aquilano, i quali fanno notare che fra le aziende sanitarie quella aquilana «vive la situazione peggiore e per raschiare il fondo del barile, come noto, negli ultimi giorni ha bloccato l’appalto del servizio di supporto amministrativo e tecnico dell’azienda rischiando di mandare a casa 150 lavoratori precari che ora sono in mobilitazione e per cui l’unica soluzione possibile è quella dell’internalizzazione» .

«Denunciamo infatti da tempo la ripartizione iniqua del fondo sanitario che vede Teramo avere 86milioni, Pescara 83, Chieti 63 e L’Aquila, cenerentola d’Abruzzo, con soli 43 milioni – dichiarano con forza i rappresentanti delle opposizioni – Il tutto a fronte di una provincia che ha un’estensione di 5mila metri quadri con 58 abitanti per km2, 73 punti di erogazione sanitaria e che per questo riceve solo una piccolissima percentuale in più, assolutamente non sufficiente a coprire i costi monumentali della gestione.  L’Aquila inoltre, tra qualche anno, sarà l’unico Capoluogo a non avere un ospedale riqualificato, con il San Salvatore non adeguato per affrontare le sfide attuali, in cui ora si vuole peggiorare la situazione portando dentro la casa di comunità invece di collocarla sul territorio dove ce n’è bisogno».

Avanzando le pesanti critiche all’amministrazione gli esponenti delle opposizioni puntano poi il dito direttamente contro il sindaco Pierluigi Biondi, ritenuto colpevole di «non dire una parola per non disturbare il manovratore Marsilio del suo stesso partito».



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