Cellino denuncia una truffa. Ma i rischi di trattare con il Gruppo Alfieri erano evidenti, nonostante la presunta sede in via Monte Napoleone. Il portiere del ricchissimo stabile a domanda risponde: «Gruppo Alfieri? Mai sentito»
Cinque minuti e trenta secondi. È il tempo che impiega un modesto esperto di pratiche societarie per inquadrare il Gruppo Alfieri spv srl. Un commercialista liquiderebbe la pratica in tre minuti. A un imprenditore navigato come Massimo Cellino, che ne ha viste di tutti i colori, basterebbe annusare l’aria. E invece il presidente e proprietario del Brescia Calcio è andato a chiudere una delicata transazione con il Gruppo Alfieri. Ora il club rischia di precipitare in serie C. «Abbiamo chiesto 2,4 milioni in crediti d’imposta – ha affermato Cellino – e loro hanno trattenuto circa il 15%. C’era chi ci offriva il 25%, quindi uno sconto maggiore, ma il nostro fiscalista era tranquillo, aveva garanzie dalla Banca d’Italia: ora è disperato».
Dubbi e sospetti
Però non ci voleva James Bond per mettere insieme dubbi, sospetti e trarne le conclusioni.
1) Il nome: Gruppo Alfieri. Fa effetto, dà l’idea di chissà quale dimensione e perimetro dell’attività; ma c’è solo questa ridondante denominazione di una minuscola società che non ha nemmeno un sito web.
2) La storia: nessuna operazione nota, nessuno del settore che ne abbia mai sentito parlare.
3) La storia bis: società nata pochi mesi fa, a ottobre 2024.
4) La proprietà: il 100% è formalmente in mano a Gianluca Alfieri, un ragazzo di 25 anni della provincia di Avellino che vive nel paese di Serino (6.600 abitanti) e non ha alcuna esperienza nel settore di riferimento della società, ovvero le cartolarizzazioni dei crediti.
5) La struttura gestionale: ai minimi termini, nessun dipendente, un solo amministratore cioè lo stesso proprietario.
6) La sede: via Monte Napoleone 8 a Milano (grande e lussuoso palazzo acquistato da Kering per 1,3 miliardi) che fa molto chic e vip e alta finanza, solo che il portiere del ricchissimo stabile a domanda risponde: «Gruppo Alfieri? Mai sentito». Sicuro? Apre una corposa rubrica condominiale: «Non c’è, gliel’avevo detto».
Il vaglia postale
Ma si sono mai visti Alfieri e Cellino? E il presidente o uno dei suoi professionisti sono mai stati negli uffici (fantasma) di via Monte Napoleone? La pratica per accreditare il Gruppo Alfieri come controparte del Brescia Calcio poteva approfondire anche un altro aspetto: il misero capitale sociale (25mila euro) che poi è la garanzia ultima che offre una società. Gianluca Alfieri l’ha sottoscritto con un vaglia postale circolare non trasferibile della filiale Napoli34 di Poste Italiane.
Il ragazzo e il presidente
Immaginare che un ragazzo di 25 anni senza esperienza in operazioni finanziarie sia riuscito a gabbare Cellino è arduo. Eppure sembra che anche altri (il Trapani, per esempio) ci siano cascati. Il club assicura di aver acquistato crediti di imposta dal Gruppo Alfieri, scontati del 15% per pagare i contributi relativi a novembre, dicembre, gennaio e febbraio per oltre 1,4 milioni, che per l’Agenzia delle Entrate sono però inesistenti. I legali di Cellino stanno preparando il ricorso alla Procura federale per evitare penalizzazioni e retrocessione. Affermano di avere le contabili dei pagamenti.
Affari da 100 milioni?
Due aspetti vanno ancora ben compresi e derivano da affermazioni dello stesso Cellino: «Hanno ceduto (Gruppo Alfieri, NdR) crediti d’imposta – ha detto il presidente – per più di 100 milioni a molte aziende»; «Il nostro fiscalista era tranquillo, aveva garanzie dalla Banca d’Italia». Il ragazzo venuto da Avellino e atterrato nella sede (virtuale) di via Monte Napoleone da ottobre 2024 a oggi avrebbe dunque messo in piedi un giro d’affari da 100 milioni? E quali erano le garanzie di Bankitalia visto che il presunto mestiere di Gruppo Alfieri è quello di veicolo per la cartolarizzazione dei crediti ma non esiste il nome Alfieri nell’elenco (pubblico) delle società-veicolo tenuto da Bankitalia? Sono due passaggi fondamentali per definire, eventualmente, il perimetro della presunta truffa.
I tre assegni
Non è escluso che Alfieri sia un prestanome in un sistema più ampio e complesso. C’è un’altra operazione che lascia qualche dubbio sul ruolo del giovane irpino. La capitalizzazione di una nuova società di lavoro interinale a lui intestata al 100%: i documenti indicano che Gianluca Alfieri ha versato 700mila euro con tre assegni Intesa Sanpaolo dello sportello di Roma Tiburtina. Soldi suoi? Chi c’è dietro il ragazzo? Ma soprattutto, come si fa a fidarsi?
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