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Birra: consumi in calo, tengono gli investimenti ma servono contromisure contro la demonizzazione dell’alcol – Agenfood


(Agen Food) – Roma, 20 mag. – di Olga Iembo – Il 2024 è stato un anno in cui il settore brassicolo italiano si è trovato a fare i conti con un contesto, ormai consolidato, di aumento generale dei prezzi e dell’inflazione. Si è registrata una flessione nei consumi e nella produzione e una decrescita leggermente più marcata in import ed export, con una conseguente crescita della birra prodotta e venduta in Italia. Le principali sfide all’orizzonte restano la pressione fiscale derivante dalle accise, le normative ambientali europee in rapida evoluzione e un contesto internazionale sempre più restrittivo verso il consumo di alcol. Questi, in sintesi, i principali spunti emersi oggi alla presentazione dell’Annual Report 2024 di Assobirra.

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Tutti temi sui quali si è soffermato anche il vice presidente del Senato, Gian Marco Centinaio, intervenuto all’incontro, il quale ha parlato di “un anno che ha rappresentato una sfida importante per un settore che conta per il Made in Italy, perché i nostri produttori fanno reddito, fanno pil, e permettono al paese di crescere. Ogni volta che notiamo un rallentamento nella crescita dobbiamo confrontarci sui modi per superarlo”. E, quanto allo specifico caso della birra, Centinaio ha analizzato diverse questioni da affrontare. Anzitutto quella della produzione agricola, perché “il 100% del malto prodotto in Italia viene usato, e allora – ha ragionato il senatore – vuol dire che dobbiamo produrne di più. Ma ci sono altre sfide importanti, come il fatto che abbiamo una forte concorrenza dall’estero, dove hanno una fiscalità più bassa, e ciò significa che il lavoro deve andare nella direzione di aiutare le imprese, ridando slancio a livello fiscale”. Quando in Senato arriverà la legge di bilancio – ha aggiunto Centinaio -, insieme alle associazioni di categoria vogliamo capire se si può riproporre il percorso fatto in passato, dove la riduzione delle accise sulla birra aveva permesso un aumento dei consumi e degli investimenti e quindi un maggiore introito da parte dello Stato”. L’altra grande sfida, probabilmente la più importante e “rischiosa”, è quella della difesa delle bevande alcoliche rispetto a una campagna che, secondo il senatore e molti altri protagonisti del comparto, punta a demonizzarle in maniera ingiustificata. “Tutti i governi che si sono succeduti fin qui – ha osservato Centinaio – hanno fatto un buon lavoro, perchè hanno fatto ‘lobby sana’ fra Paesi che producono birra e vino, per difendere il settore. Il Sistema Paese deve continuare a ragionare in termini di ‘cultura del buon bere’, contro quei rischi che arrivano dall’Europa e dall’Onu, in merito alla questione dell’etichettatura e alla parte ‘sanitaria’ collegata alle malattie non trasmissibili. Quella dell’etichettatura (a semaforo, ndr) è un problema serissimo, perché se non fermeremo questa strategia assurda contro questi prodotti rischiamo il crollo assoluto di interi comparti, che subiranno uno stop anche di tutti gli eventi “collegati” alle bevande alcoliche. Dobbiamo lavorare nella direzione di tutelare la nostra economia, anche e soprattutto perché non c’è un solo dato scientifico a livello mondiale che dica che le bevande alcoliche nuociono gravemente alla salute”.

Il 2024 della birra

Dopo un decennio di crescita e la ripresa post-pandemia, il settore birrario italiano ha affrontato un 2024 segnato da nuove sfide che hanno determinato una flessione dei principali indicatori di mercato. Il contesto economico ha inciso lievemente su produzione (-1,27%) e consumi (-1,54%) e, in maniera più marcata, su export (-7,82%) e import (-4,95%). Nonostante ciò, il comparto conferma la propria solidità, investendo ancora circa 100 milioni di euro all’anno in innovazione, sostenibilità e sviluppo. Secondo i dati di AssoBirra, nel 2024 la produzione di birra in Italia ha raggiunto 17,2 milioni di ettolitri, registrando una contrazione abbastanza contenuta rispetto ai 17,4 milioni di ettolitri del 2023 (-1,27%), attestandosi appena sotto i livelli pre-pandemici del 2019 (17,3 milioni di ettolitri).

I consumi nel 2024 si sono attestati a 21,5 milioni di ettolitri, in lieve calo del 1,54% rispetto al 2023, una lieve contrazione che va di pari passo con il calo del consumo pro capite (36,4 litri vs 37,1 litri nel 2023). Nonostante la flessione rispetto al picco storico del 2022 (22,5 milioni), i consumi 2024 restano solidamente sopra la soglia pre-Covid del 2019 (21,2 milioni) e segnano una crescita di oltre il 20% rispetto a dieci anni fa (17,6 milioni), segno di una domanda oggi più strutturalmente solida.

L’import di birra ha registrato una flessione del 4,95% rispetto all’anno precedente, pari a 400 mila ettolitri. La Germania rimane il principale Paese di origine dell’import, con il 44,7% del totale delle importazioni, seguita da Belgio (seppur con una quota in calo, scesa all’ 11,6%), Polonia (11,4%) e Paesi Bassi (8,8%). Tra i Paesi non comunitari, che rappresentano oggi il 2,7% del totale dell’import, il maggior esportatore verso l’Italia è il Regno Unito, con circa 103.004 ettolitri su un totale complessivo di 208.541 ettolitri provenienti da Paesi terzi.

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Anche l’export mostra un aggregato inferiore a quello del 2023 (3,3 milioni di hl nel 2024, con un -7,82% rispetto ai 3,6 dell’anno precedente). Nella distribuzione dell’export si rileva un leggero calo della quota verso il Regno Unito (41,5% nel 2024 rispetto al 43,9% del 2023), con una contrazione in volume di circa 205.000 ettolitri. In crescita invece le esportazioni verso Albania (+27%), Paesi Bassi (+6,6%), e soprattutto Stati Uniti, con un incremento del 12,7%.

Tra i canali distributivi prosegue la ripresa del fuori casa, che nel 2024 registra un ulteriore aumento rispetto all’anno precedente in termini di incidenza sul totale dei consumi (38,5% vs 37,6% nel 2023), bilanciando in parte la flessione di consumo domestico del canale GDO, ancora in calo (61,5% nel 2024 vs 62,4% nel 2023).

ACCISE, UN OSTACOLO ALLA RIPRESA – Nel 2024 le accise sulla birra hanno superato i 714 milioni di euro, in crescita di oltre 20 milioni rispetto all’anno precedente, principalmente a causa dell’aumento dell’aliquota, considerando il calo nei consumi. Quest’ultimo è stato principalmente causato da un potere di acquisto ridotto dalle dinamiche inflattive, che a loro volta sono impattate anche dalle accise. Per AssoBirra questa è una spirale negativa che va interrotta, consentendo al comparto di riprendere la crescita e generare valore. L’accisa, infatti, incide fino al 40% del prezzo finale nel formato più popolare e venduto in Italia, la 66 cl, e rappresenta un freno alla competitività delle imprese, limita gli investimenti e favorisce l’importazione da Paesi che hanno una fiscalità più vantaggiosa. Alla luce del contesto economico attuale, AssoBirra ribadisce l’importanza di interventi sul piano fiscale: decisioni stabili, coerenti e favorevoli alla crescita per stimolare gli investimenti delle imprese. Nel 2023 e 2024 i consumi e la produzione sono stati in contrazione, il comparto ha bisogno di crescere per continuare a dare valore al Paese. La birra in Italia, infatti, genera oltre 10,6 miliardi di euro di valore condiviso (lo 0,51% del PIL), occupando più di 100 mila operatori in oltre 1.000 aziende (1.009 realtà del settore tra birrifici, microbirrifici e malterie).

IL DIBATTITO ALCOL – Sul fronte internazionale, AssoBirra è impegnata nel monitoraggio del dossier alcol, in particolare riguardo alla nuova strategia globale dell’OMS che propone un orientamento più restrittivo che potrebbe penalizzare ingiustamente il comparto brassicolo. Nel concreto, l’Associazione lavora per preservare un approccio equilibrato e basato su evidenze scientifiche e ribadisce l’importanza di difendere e promuovere il modello italiano di consumo, fondato su moderazione e responsabilità, all’interno del quale la birra si inserisce come bevanda da pasto per eccellenza, evitando approcci ideologici e generalizzati che ignorino le specificità culturali e i dati reali. In questo contesto, si inserisce la richiesta di AssoBirra di riconoscere ufficialmente la birra come bevanda da pasto. L’Associazione sottolinea l’importanza di una revisione normativa che rifletta l’evoluzione culturale e sociale del prodotto: la birra, consumata prevalentemente durante i pasti (oltre il 60% dei casi, secondo dati CENSIS), si distingue per il basso tenore alcolico e l’alta versatilità a tavola. Adeguare la normativa a questa identità sarebbe pertanto fondamentale per superare le incoerenze che oggi penalizzano il settore e per promuovere modelli di consumo più consapevoli e moderati.

Alfredo Pratolongo, presidente di AssoBirra, dichiara: “Il 2024 ha evidenziato ancora una volta quanto il nostro comparto sia resiliente, capace di generare valore e innovazione anche in un contesto sfidante. L’Italia è oggi uno dei Paesi europei con la reputazione più alta in ambito birrario, risultato raggiunto grazie alla varietà dell’offerta, alla qualità dei prodotti e alla capacità di adattamento ai gusti e alle culture locali. La birra si conferma una bevanda da pasto apprezzata per naturalità, moderazione e convivialità, sempre più rappresentata anche dalle versioni a basso o nullo contenuto alcolico, in linea con stili di vita equilibrati e all’insegna della moderazione. Tuttavia, se vogliamo continuare a crescere, servono condizioni più favorevoli e interventi mirati: un alleggerimento strutturale della fiscalità sulla birra, una legge sulla birra più attuale, un supporto concreto alla produzione nazionale di materie prime”. Nonostante la congiuntura, il comparto birrario italiano ha mantenuto un livello medio annuo di investimenti pari a circa 100 milioni di euro, confermando la propria fiducia nel mercato. Si investe soprattutto in innovazione, sostenibilità ambientale e miglioramento della qualità. “La birra è diventata un simbolo di socialità positiva in Italia, e AssoBirra intende rafforzarne ulteriormente il ruolo nel sistema agroalimentare del Paese”, conclude Pratolongo.

VERSO LA TRANSIZIONE ECOLOGICA – Per AssoBirra, la crescita del comparto passa necessariamente anche attraverso la transizione ecologica e l’impegno per la sostenibilità, sempre più riconosciuti non solo come obblighi normativi, ma come driver strategici di competitività e sviluppo per le imprese. In questa direzione, AssoBirra ha definito linee guida per accompagnare il comparto verso un futuro più resiliente e il settore è già attivo con investimenti in tecnologie e pratiche sostenibili: energie rinnovabili, packaging riciclabili, fusti resi, riduzione dei consumi idrici e filiere locali.

Federico Sannella, vice presidente di AssoBirra con delega a Transizione Ecologica e Sostenibilità, commenta: “La transizione ecologica riguarda l’intera filiera produttiva, a partire dal mondo agricolo. Ma a fare davvero la differenza è la capacità di investimento: solo con un adeguato supporto economico è possibile adottare le tecnologie più avanzate e incentivare modelli produttivi sostenibili. In un contesto segnato da margini sempre più ridotti, il cammino verso la neutralità climatica impone un’azione collettiva, che non può più gravare unicamente sulle imprese. È proprio in questa direzione che si concentra il lavoro tecnico di AssoBirra: individuare le soluzioni più efficaci per rendere il comparto più efficiente, sia nella sua dimensione complessiva, sia nell’operatività quotidiana delle singole aziende, sempre più attente a contenere consumi, emissioni e sprechi”.

Per AssoBirra, la sostenibilità non è soltanto ambientale ed economica, ma anche sociale. Il settore è attivamente impegnato nella promozione di comportamenti responsabili legati al consumo di bevande alcoliche, attraverso investimenti in prodotti a bassa o nulla gradazione alcolica e iniziative concrete sui temi di diversità, equità e inclusione. In questo contesto, le birre analcoliche e a basso contenuto alcolico rappresentano un segmento dinamico, capace di rispondere alle nuove esigenze dei consumatori orientati verso stili di vita più salutari e consapevoli. In linea con il modello di consumo italiano storicamente improntato alla moderazione, nel 2024 le birre low e no alcol hanno rappresentato il 2,11% del totale dei consumi, in aumento del 13,4% rispetto all’1,86% del 2023, segnando un trend positivo costante a partire dal 2020.

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