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L’Ue rivede le categorie d’impresa, SMEunited teme ripercussioni sulle PMI


Bruxelles – Alla vigilia dell’approvazione del nuovo pacchetto legislativo “Small midcap omnibus”, l’Unione europea dell’artigianato e delle piccole imprese (SMEunited) rivolge un chiaro segnale d’allarme alle istituzioni comunitarie. Il messaggio, lanciato stamattina (20 maggio) alla Commissione Ue, è inequivocabile: la creazione di una nuova categoria di impresa, le cosiddette “small midcaps” (aziende con fino a 750 dipendenti), non deve avere effetti collaterali sulle piccole e medie imprese (Pmi), e ancor meno sulle microimprese, che costituiscono la colonna portante del tessuto imprenditoriale europeo.

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Il cuore della preoccupazione riguarda l’accesso ai fondi Ue: l’associazione teme che l’introduzione delle small midcaps possa diluire o assorbire risorse finora riservate alle Pmi. Un simile scenario, avverte, minerebbe la fiducia degli imprenditori nel sistema europeo di sostegno e bloccherebbe lo sviluppo di milioni di aziende che oggi dipendono in modo cruciale da quei programmi. Per l’attuale periodo finanziario, così come per il prossimo Quadro finanziario pluriennale, la protezione delle risorse destinate alle Pmi deve rimanere una priorità esplicita, rivendica l’associazione.

Con oltre 25 milioni di imprese presenti in Europa, di cui più di 24 milioni sono microimprese con meno di 10 dipendenti, il tema non è marginale. A queste si aggiungono circa 1,3 milioni di piccole imprese e poco più di 210 mila medie, contro appena 43.000 grandi aziende, delle quali solo una parte sarà interessata dal nuovo status. In questo scenario, l’associazione invita la Commissione a mantenere il principio “think small first” come bussola per ogni futura iniziativa legislativa. Per l’associazione, la sfida è perciò chiara: sostenere la crescita graduale delle imprese senza imporre una barriera normativa che penalizzi quelle che superano la soglia da Pmi. La proposta di creare una categoria intermedia può essere accettabile, a patto che serva da strumento per accompagnare lo sviluppo aziendale con regole proporzionate, evitando che il passaggio da piccola a grande impresa implichi un salto normativo insostenibile.

L’introduzione delle small midcaps dovrebbe quindi fondarsi su un numero limitato di disposizioni oggi riservate alle Pmi, applicate in modo selettivo per alleggerire l’impatto regolatorio. La priorità, secondo l’associazione, deve restare quella di adottare politiche centrate sulle microimprese, spesso oppresse da vincoli amministrativi troppo rigidi e da una burocrazia che fatica a distinguere tra giganti industriali e botteghe con pochi dipendenti.

Occorre invece fissare obiettivi chiari e lasciare agli imprenditori la flessibilità di adattarvisi secondo le proprie capacità, evitando imposizioni legislative eccessivamente prescrittive. In definitiva, la creazione della nuova categoria non deve tradursi in un sacrificio per le imprese più fragili, ma rappresentare un passo nella costruzione di un percorso realistico di crescita per tutte le aziende europee. La Commissione è chiamata a fare una scelta strategica: garantire che ogni gradino della scala imprenditoriale sia costruito con attenzione, senza trasformare le soglie in muri.



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