Il sistema dietro la maxi truffa e corruzione a Potenza, i sospetti dei pm sull’imprenditore potentino Antonio Colangelo e il Cgiam, e i riscontri nelle chat
POTENZA – Si sarebbe nascosto dietro anonimi riferimenti a vecchie leggi il meccanismo che secondo i pm di Potenza avrebbe permesso di deviare finanziamenti pubblici per il monitoraggio dei rischi naturali a favore del Centro di geomorfologia integrata per l’area del Mediterraneo (Cgiam). E in finale delle aziende dell’imprenditore potentino Antonio Colangelo.
A confermare la tesi degli inquirenti potentini, che hanno ipotizzato l’esistenza di una vera e propria associazione a delinquere finalizzata alla truffa su quei finanziamenti pubblici capeggiata dall’imprenditore, ci sono le chat estratte dai telefonini sequestrati a nella primavera 2022. Oltre alla testimonianza dell’ex capo della Protezione civile Franco Gabrielli, che nel 2014, in una nota di protesta indirizzata al premier Matteo Renzi per quei soldi sottratti alla disponibilità del suo dipartimento per il monitoraggio antisismico delle scuole, aveva parlato di «provvedimenti volti a soddisfare interessi corporativi o, ancora peggio, “ad personam”.
Quindi aveva liquidato la tecnica utilizzata dal vicepresidente del Cgiam e dai suoi amici in Parlamento, sempre nella segnalazione a Renzi, come una «raffinata operazione di tecnica normativa». Salvo precisare il senso dell’espressione utilizzata di fronte ai pm di Potenza, a febbraio del 2023, parlando di una vera e propria «paraculata».
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POTENZA, IL SISTEMA COLANGELO: LE PAROLE DELL’EX CAPO DELLA POLIZIA
L’ex capo della polizia l’aveva spiegata così: «a un certo punto evidentemente trovando resistenza nella definizione di un’interlocuzione ordinaria con il Dipartimento (…) si agganciano i finanziamenti 2014/2015 e 16 ai finanziamenti 2006, 2005/2006 e 2007… però nell’assoluta inconsistenza di un’attività che potesse in qualche modo comportare un beneficio rispetto a quelle che erano le finalità del dipartimento».
E in almeno una delle chat estratte dal telefono di Colangelo, datata 2017, si legge proprio di un vecchio finanziamento da agganciare.
A scriversi sono l’imprenditore e un parlamentare siciliano del Pd, Sergio Boccadutri, che a un certo punto avrebbe sottoposto al primo delle proposte di legge.
In una di queste si parla dell’assegnazione di risorse «da ripartire per l’accelerazione delle attività di ricostruzione a seguito di eventi sismici per le attività di sorveglianza sismica e vulcanica sul territorio nazionale svolte dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). Al che Colangelo gli risponde: «Potresti aggiungere: In relazione all’art. 1 comma 342 della legge n. 266/2005”».
E cosa dice questo comma 342 della finanziaria 2006? Che sono stanziati dei soldi per la «predisposizione di metodologie scientifiche innovative per la mitigazione dei rischi delle diverse aree del territorio» non solo all’Ingv ma anche al Cgiam. Sorvolando sul fatto che il primo sia un istituto pubblico di ricerca controllato dal Ministero dell’Università, e il secondo soltanto un’associazione di enti pubblici e imprese.
IL RUOLO DEL CGIAM SECONDO LA PROCURA
Il pm titolare dell’inchiesta sugli affari di Colangelo, Vincenzo Montemurro, sentendo Gabrielli come persona informata sui fatti, ha definito il Cgiam un «para centro privato», chiedendo lumi su come sia stato possibile che gli venissero affidati incarichi tanto importanti malgrado la «non particolare competenza» rispetto ad altre strutture di ricerca ben più titolate.
«E questo rientra dal… dottore… nella… chiamiamola… così credo nella potestà… normativa sulla quale credo…» Questa è stata la risposta imbarazzata di un servitore dello Stato come l’ex prefetto di Roma. A fronte di un’apparente distorsione istituzionale che dalla Basilicata è arrivata fino a Roma.
Negli atti dell’inchiesta dei pm di Potenza sono state già depositate le relazioni su una serie di accertamenti bancari e societari effettuati.
Da questi risulta che «tra il gennaio 2015 ed il novembre 2021» il Cgiam «ha ricevuto finanziamenti da enti pubblici per complessivi circa 13,7 milioni di euro e nello stesso periodo ha effettuato trasferimenti a favore di società e persone fisiche riferibili a Colangelo almeno per complessivi circa 9,6 milioni di euro».
Il consulente dei pm ha anche annotato che «il venir meno degli apporti dell’associazione riconosciuta Cgiam verso il conglomerato Colangelo potrebbe avere carattere esiziale per la sua solvibilità e quindi per la sua sopravvivenza».
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