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Musica, il fondo italiano che investe nelle canzoni che amiamo


La musica non è solo medicina per lo spirito ma può essere un balsamo anche per il portafogli, soprattutto in tempi di forte incertezza economica e che richiedono di diversificare. Questa perlomeno è la convinzione che muove Eugenio Allora Abbondi, finanziere 46enne biellese, che nel 2021 ha fondato Eico music fund, primo fondo Aif europeo specializzato nell’investimento nel diritto d’autore musicale. Gli Aif sono fondi focalizzati su investimenti alternativi. Lo strumento, con base a Malta ma operativo principalmente da Milano, ha annunciato un round di finanziamento da 500 milioni di euro e dopo l’estate intende lanciare una sottoscrizione di bond per altri 500 milioni. Un’iniziativa che punta a trasformare i diritti musicali in un’asset class a sé stante: un’idea che, secondo i gestori, può essere “particolarmente interessante in un periodo di incertezza economica globale“.

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Come si arriva a creare un fondo che ha come asset i diritti delle canzoni?Tutto è nato per caso“, dice a Wired Allora Abbondi. “Un amico mi parlò della possibilità di investire in una newco che transava diritti musicali. L’operazione specifica non mi interessò, ma nacque la curiosità di capire meglio il settore dei diritti musicali“. Da quell’incontro iniziale è partito un lavoro di analisi che ha portato alla creazione del fondo, oggi proprietario di un catalogo di oltre 35mila brani, tra cui opere di Renato Zero, Zucchero, Riccardo Cocciante, Pino Daniele, ma anche hit internazionali di artisti come Rihanna, Katy Perry e David Guetta.

I fondi prima di fare gli investimenti devono raccogliere il capitale necessario: l’operazione finanziaria disegnata da Allora Abbondi prevede un round da 500 milioni di equity e l’emissione di bond ventennali per altri 500 milioni, per investire complessivamente un miliardo nei prossimi 12 mesi. Il fondo si rivolge principalmente a investitori istituzionali (grandi banche, fondo pensione e altri soggetti del mercato finanziario) e, secondo quanto dichiarato dal fondatore, ha generato rendimenti medi del 7% annuo, con un picco del 12% nel 2023. Sono rendimenti in linea con quelli di altri “fondi musicali” internazionali che fanno investimenti analoghi, come Hipgnosis e Primary Wave. “La musica si ascolta a prescindere dal ciclo economico“, spiega Allora Abbondi, “per questo rappresenta un investimento stabile e meno sensibile alle crisi“.

La forza di un investimento decorrelato

La caratteristica principale di questo tipo di investimento è la sua natura “decorrelata” rispetto ai beni tradizionali. I diritti musicali generano royalty ogni volta che le canzoni vengono utilizzate, indipendentemente dall’andamento della Borsa o dalle tensioni geopolitiche. La crisi, insomma, non tocca il piacere della musica. La gestione attiva di questi diritti costituisce un elemento fondamentale della strategia: non basta acquisirli, occorre valorizzarli in modo efficace. Un esempio concreto è il lavoro svolto su un brano di Cocciante del 1975, inserito nella colonna sonora del film “Partenope” di Sorrentino, che ha dato nuova vita a un brano storico.

I diritti che Eicos acquista sono i diritti editoriali di una canzone: cioè nel caso del brano di Cocciante, parole e musica a prescindere dalla singola registrazione. La registrazione di una canzone ne costituisce il diritto discografico che può essere molteplice a seconda del numero di diverse registrazioni esistenti. In pratica: chi detiene i diritti editoriali guadagna da qualsiasi esecuzione o riproduzione della canzone, mentre chi ha i diritti discografici di una particolare incisione (un “master”) monetizza solo quella edizione. Eicos si è concentrata sull’acquisizione dei diritti editoriali delle canzoni.



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