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l’Ue si prepari a un nuovo ordine mondiale


All’interno della quarta tappa del Festival dello Sviluppo Sostenibile, il Salone internazionale del Libro di Torino ha ospitato il 15 maggio l’incontro “Crisi delle democrazie e declino del multilateralismo: quale governance per uno sviluppo sostenibile?”, moderato dal giornalista Alessandro De Angelis de La Stampa. Un evento che ha visto confrontarsi esperti di politica internazionale e professionisti della cooperazione, sulla tenuta delle istituzioni democratiche e sulla fine dell’ordine multilaterale nato nel secondo dopoguerra.

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Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS, ha aperto la riflessione denunciando il ridimensionamento della sostenibilità nelle agende politiche globali: La parola sostenibilità è stata cancellata da Trump con un ordine esecutivo, ha ricordato, sottolineando come anche in Europa diverse forze politiche reazionarie stiano minacciando passi indietro sul Green Deal e come invece, oggi, il mondo finanziario riconosca ormai la sostenibilità come un fattore di stabilità.

Antonio Villafranca, vice direttore dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), ha parlato di una strategia consapevole dietro le derive autoritarie in atto negli Usa: “Trump ha emesso 140 ordini esecutivi nei primi 100 giorni: questo vuol dire che erano pronti da tempo, frutto di un progetto ben preciso, volto a costruire una democrazia illiberale. Ha messo in guardia dall’emulazione del modello ungherese e ha lamentato l’incapacità dei democratici statunitensi di offrire risposte concrete alle profonde diseguaglianze economiche e sociali che dividono il Paese.

Riccardo Alcaro, ricercatore dell’Istituto per gli affari internazionali (Iai), ha posto l’accento sul cambiamento ideologico in atto: Trump non ha creato il populismo, ma ha catalizzato tensioni latenti trasformandole in una piattaforma strutturata. Secondo Alcaro, l’Europa deve urgentemente ridefinire la propria autonomia strategica, abbandonando la dipendenza dagli Stati Uniti in materia di sicurezza e politica estera.

Dal campo della cooperazione, Valeria Emmi (Gcap Italia e Cesvi) ha raccontato le conseguenze umanitarie delle politiche isolazioniste statunitensi: “A causa di ordini esecutivi, 3mila famiglie in Pakistan sono rimaste senza accesso al cibo; lo stesso è accaduto in Siria, Haiti e Afghanistan”. Ha denunciato la crisi della solidarietà internazionale e l’erosione sistemica della cooperazione globale, richiamando il valore della pace e della tutela dei più vulnerabili come fondamenti irrinunciabili della democrazia.

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Nel secondo giro di interventi, si è riflettuto su come il populismo agisca “dall’interno” delle democrazie. Villafranca ha precisato che “la democrazia è frutto di una cultura specifica, non è esportabile per forza”, mentre Alcaro ha ricordato, sempre facendo riferimento agli Usa di Trump, che “nessuna democrazia può reggere, se solo uno dei partiti principali resta veramente democratico”.

Emmi ha concluso con un richiamo alla responsabilità e alla pace: “Rafforzare la tutela delle persone più vulnerabili significa creare democrazia. È necessario suscitare protagonismo e partecipazione, ma anche garantire la pace”.



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